La “riforma della Curia romana” si conferma una delle voci più importanti dell’agenda di pontificato di Papa Bergoglio. Per ora rimane tutto sulla carta, ma il piano sembra essere pronto grazie all’incessante lavoro ‘dietro le quinte’ (neanche troppo) del cosiddetto C9, il Consiglio inizialmente di otto porporati – divenuti nove con l’aggiunta del Segretario di Stato Parolin – che proseguono nel loro studio delle strategie di revisione della Pastor Bonus.
Di proposte ne sono emerse parecchie durante le sei riunioni dei nove consiglieri del Papa (la prima ebbe luogo dal 1° al 3 ottobre 2013, l’ultima il 15-17 settembre scorso), raccolte per ora in un enorme faldone suddiviso per tematiche.
Una bozza di queste proposte è stata presentata oggi ai Capi dicastero, ovvero prefetti e presidenti di Congregazioni o Pontifici Consigli della Curia romana, riuniti in Vaticano alla presenza del Santo Padre. All’incontro, che padre Federico Lombardi ha detto di essere durato per tre ore – dalle 9.30 alle 12.30 – erano tutti presenti tranne il cardinale Vegliò, presidente del dicastero per i Migranti, impegnato in una ‘missione’ all’estero, e il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto dell’Educazione cattolica, assente per motivi personali.
Durante l’incontro – che ha cadenza periodica, all’incirca semestrale – il vescovo di Albano, nonché segretario del C9, mons. Marcello Semeraro, ha tenuto una breve presentazione degli argomenti del Consiglio. Nelle successive due ore i presenti hanno espresso il proprio parere in merito alla ‘bozza’ presentata. Le diverse “opinioni” e impressioni, ha spiegato padre Lombardi, verranno poi tenute in considerazione nelle prossime riunioni del Consiglio di porporati, in programma per il 9, 10 e 11 dicembre prossimi.
Sui contenuti del discorso di Semeraro e sulle reazioni dei Capi dicastero, il portavoce vaticano non ha dato notizia; tuttavia, qualche voce è già trapelata da giorni grazie ad alcuni insiders, a conoscenza anche di quanti granelli di polvere ci siano nelle stanze del Sacro Palazzo.
La notizia che circola ormai da mesi è sempre la stessa: un rimpasto generale che vedrà la soppressione di alcune Congregazioni e/o Pontifici Consigli, e l’accorpamento di altri in uffici dalle diverse sfaccettature. Come ad esempio il Pontificio Consiglio per la Cultura che assorbirà la Congregazione per l’educazione cattolica del 75enne Grocholewski, quindi prossimo al pensionamento. O la nuova super Congregazione in cui si fonderanno i dicasteri di Giustizia e Pace, per i Migranti, Operatori Sanitari, Accademia per la Vita e “Cor Unum” (intanto il cardinale Sarah è già stato spostato ieri al Culto Divino).
Sembra anche che il Pontificio Consiglio per la Famiglia sia destinato a sparire per ridursi ad un ufficio, guidato probabilmente da una coppia di sposi, congiunto al dicastero per i Laici. A proposito di quest’ultimo, si prevede un rafforzamento della sezione donna con un ente meglio strutturato capitanato da una donna, che seguirà le più importanti tematiche relative all’universo femminile: femminicidio, maternità, tutela della donna e della vita, e via dicendo.
Se a Roma tutte queste rimangono voci, paradossalmente dalla Spagna un sito ha messo nero su bianco il piano di riforma Bergoglio, pubblicando oggi un lungo articolo che riporta addirittura stralci del documento letto stamane da Semeraro.
Secondo il testo riportato, nell’era post riforma, tutto il governo del Vaticano ruoterà intorno ad un unico “Consiglio di Ministri” composto solo ed esclusivamente da dodici membri, già ribattezzati i ‘dodici apostoli di Francesco’. Il fine è di dare una impronta “collegiale” dal respiro internazionale, che eviti un eccessivo accentramento in alcune ‘sedi cardinalizie’ e sradichi ogni velleità di ‘carrierismo’ intraecclesiastico.
I “principi ispiratori” della riforma della Curia – si legge poi nel documento ripreso dal sito – indicano che tale organismo dovrà essere uno “strumento per l’unità di tutta la Chiesa”, rispettando tuttavia “la potestà dei vescovi diocesani e la giusta autonomia delle Chiese particolari”.
Il testo rimarca poi la necessità di una “razionalizzazione degli organismi curiali”, in modo che i dicasteri sopravvissuti non si attribuiscano le competenze gli uni degli altri”, e di una “semplificazione significativa della Curia”. A partire dalla Segreteria di Stato che fungerà da “organo di coordinazione dei dicasteri”, il cui capo – il Segretario di Stato, “primo collaboratore del Santo Padre” – dovrà stabilire “periodiche e frequenti riunioni con i Capi dicastero, il Concistoro ordinario e il Consiglio della Segreteria permanente del Sinodo”.
“Il lavoro della Curia dovrà essere sinodale” – afferma inoltre il documento – animato da una “spiritualità di servizio e di comunione” che dovrà permeare i diversi collaboratori scelti in base “a criteri ecclesiali”. Tra questi sacerdoti, religiosi e, soprattutto, laici “dalla comprovata vita cristiana”. Dei laici, sottolinea il testo pubblicato sul sito spagnolo, viene chiesta una presenza più massiccia, specialmente nei dicasteri dove la loro competenza ed esperienza si rende necessaria.