“Il matrimonio non è una realtà che gioca un ruolo solo nella Chiesa cattolica, ma è importante per tutta l’umanità”. Lo afferma il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, in un’intervista rilasciata a ZENIT, in occasione del Colloquio internazionale sulla complementarietà tra uomo e donna, svoltosi in Vaticano, il 17-19 novembre, con il patrocinio dell’ex Sant’Uffizio, in collaborazione con i Pontifici Consigli per la Famiglia, per il Dialogo Interreligioso e per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
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Eminenza, potrebbe parlarci del Colloquio sulla complementarità tra uomo e donna e dei suoi obiettivi e di come il Santo Padre ha sostenuto questo congresso e indirizzato questa tematica?
Il Santo Padre ha parlato molte volte dell’assoluta importanza del matrimonio e della famiglia, per i bambini, per il bene futuro dell’umanità e, quindi, ha voluto indire due Sinodi. Per ora solo con i vescovi della Chiesa cattolica, ma, come vediamo dalla testimonianza comune di quasi tutte le religioni del mondo, la base è più ampia e profonda. Abbiamo perciò organizzato questo Congresso internazionale, durante il quale si sono riunite 14 religioni del mondo che rappresentano miliardi di persone. È stato un miracolo pentecostale vedere persone di tutte le culture e tradizioni religiose discutere insieme del matrimonio tra uomo e donna. E tutti ci siamo trovati d’accordo sulla stessa opinione e convinzione: cioè che la cellula per la buona evoluzione dell’umanità, per lo sviluppo delle persone, per le coppie, per le comunità è proprio la relazione tra un uomo e una donna e il loro amore per sempre.
Cosa spera che la gente apprenderà da questo Congresso?
Abbiamo alcune organizzazioni internazionali in alcuni Stati, che stanno promuovendo una visione in contrasto con la legge naturale che indicano il rapporto tra uomo e donna come un’ingegneria sociale, un costrutto sociale. Ma il matrimonio e la famiglia rappresentano la dignità di una persona, non un costrutto sociale dato da loro stessi per sentirsi più intelligenti di altri. C’è una forma di neocolonialismo la cui convinzione è di essere superiore nel mondo occidentale rispetto ai paesi sottosviluppati. Tuttavia, non possiamo avere un approccio unico per gli affari comuni e i problemi nel mondo. Dobbiamo rispettare tutto e tutti, e questa convinzione non può includere gruppi e formazioni ideologiche. Vogliamo essere come “l’insegnante di tutti”. Non possiamo dividere l’umanità tra insegnanti e discepoli. Ogni uomo ha lo stesso diritto di esprimersi e di vivere secondo le proprie convinzioni religiose, filosofiche, secondo la propria coscienza. Ma abbiamo una testimonianza comune. E tutta la storia della fondamentale importanza della relazione tra uomo e donna nel matrimonio sarà il futuro. Quindi siamo noi, come popolo orientato al futuro, i veri progressisti. Dobbiamo dare più speranza, un futuro nuovo per tutti gli uomini e la migliore base possibile, ovvero l’amore per l’umanità e il matrimonio.
Questo colloquio è in qualche modo legato al Sinodo o esso contribuirà alla prossima fase del Sinodo?
No, la programmazione è stata indipendente dal Sinodo. Ma abbiamo sempre avuto gli stessi obiettivi interreligiosi. Resta comunque un aiuto, credo sia un importante principio per la teologia cattolica mostrare che il matrimonio non è solo un sacramento nell’ordine di salvezza, ma un frutto nella Creazione. È sempre stata una convinzione teologica che il matrimonio non è solo una realtà che svolge un ruolo nella Chiesa cattolica e nella vita ma è anche importante per tutta l’umanità.
Lei ha citato le altre religioni presenti al Colloquio. Come hanno contribuito?
Non solo altre religioni, ma tutte le altre confessioni, non solo cattolici. Abbiamo avuto numerose dichiarazioni da tutti i rappresentanti delle 14 religioni del mondo. C’è stata una buona comprensione reciproca. Ognuno ha avuto pieno rispetto per l’altro. Questo è molto importante per dimostrare come tutti ci stiamo inccontrando per compiere la stessa fondamentale missione.