La nuova rubrica di poesia di Zenit sta entrando nel vivo e già possiamo riscontrare, con soddisfazione, significativi segnali di attenzione da parte dei lettori e vive attestazioni d’interesse da parte dei poeti, che hanno iniziato ad inviarci i loro testi da pubblicare.
Qualcuno ci chiede chiarimenti e, naturalmente, siamo qui per rispondere a tutti. Un autore, per esempio, ci chiede se le poesie da inviare a Zenit per la pubblicazione devono essere necessariamente inedite. Assolutamente no, possono anche essere poesie già pubblicate in precedenza su libri, antologie o siti web. La pubblicazione delle poesie su Zenit ha soltanto un fine informativo e di critica, e non vi è nessuna implicazione di carattere economico: per cui, con l’autorizzazione dell’autore, può essere effettuata senza alcun rischio di ledere diritti di qualsiasi natura.
Come abbiamo detto, alterneremo la pubblicazione di poeti emergenti con la pubblicazione di autori già storicizzati o riconosciuti dalla critica. Siamo convinti che, al di là delle diversità stilistiche rilevabili dallo sguardo acuto degli specialisti, emergerà dal confronto un dato evidente: la poesia è viva, vivissima, perché, ancor prima d’essere un genere letterario, è un’esigenza radicata nell’uomo. Che di fronte alle esperienze incommensurabili dell’esistenza (l’amore, la morte, il sentimento religioso…) ricorre d’istinto a cercare parole che oltrepassano il quotidiano: parole che riconducono al linguaggio della poesia.
In questo articolo pubblichiamo due poesie di Ada Negri (Lodi, 1870 – Milano, 1945), un’autrice oggi forse un po’ dimenticata ma che ebbe un ruolo di assoluto rilievo nella società letteraria della prima metà del ‘900, al punto d’essere la prima donna nominata Accademico d’Italia.
Famosa soprattutto per Stella mattutina, un romanzo autobiografico di grande successo in cui rievocava la sua infanzia e la sua prima giovinezza, Ada Negri svolse un’attività feconda anche nella composizione di poesie e racconti, pubblicati sulle pagine di quotidiani e riviste. Opere nelle quali emergeva un’istanza sociale e umanitaria, collegata ai ricordi della sua povera infanzia rischiarata dall’affetto della madre (“madre operaia”, come recita il titolo di una sua poesia).
Appassionata interprete delle ragioni degli umili e degli emarginati, contemperò le aspirazioni di riscatto sociale con la centralità attribuita ai valori tradizionali della famiglia.
Con il trascorrere degli anni, rivolse una più profonda attenzione agli aneliti del proprio animo, scrutando nel profondo dei sentimenti e lasciando emergere la sua velata inclinazione religiosa, che si espresse letterariamente nella stesura di un’agiografia di Santa Caterina da Siena.
Possiamo riassumere il percorso letterario di Ada Negri ricorrendo ad una fulminante sintesi dello scrittore Guido Piovene, il quale le dedicò queste parole: “La sua attività letteraria ebbe tre fasi: una arruffata, così detta rivoluzionaria, della sua giovinezza; una intermedia, passionale senza essere più sociale; l’ultima, meditativa, nella quale raggiunse decoro e dignità di scrittrice”.
A quest’ultima fase dell’ispirazione della Negri, appartengono le due bellissime poesie che seguono. Due brani d’intenso sentimento lirico che declinano in modo diverso un consapevole bilancio di vita. Riscattando la dialettica contraddittoria delle cose umane con una forza interiore che può avere radici solo nella fede (“…l’ineffabile certezza / che tutto fu giustizia, anche il dolore, / tutto fu bene anche il male”).
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ATTO D’AMORE
di Ada Negri
Non seppi dirti quanto io t’amo, Dio
nel quale credo, Dio che sei la vita
vivente, e quella già vissuta e quella
ch’è da viver più oltre; oltre i confini
dei mondi, e dove non esiste il tempo.
Non seppi; ma a te nulla occulto resta
di ciò che tace nel profondo. Ogni atto
di vita, in me, fu amore. Ed io credetti
fosse per l’uomo, o l’opera, o la patria
terrena, o i nati del mio saldo ceppo,
o i fior, le piante, i frutti che dal sole
hanno sostanza nutrimento e luce;
ma fu amore di Te, che in ogni cosa
e creatura sei presente. Ed ora
che ad uno ad uno caddero al mio fianco
i compagni di strada, e più sommesse
si fan le voci della terra, il tuo volto
rifulge di splendor più forte
e la tua voce è cantico di gloria.
Or – Dio – che sempre amai –, t’amo, sapendo
d’amarti; e l’ineffabile certezza
che tutto fu giustizia, anche il dolore,
tutto fu bene anche il male, tutto
per me Tu fosti e sei, mi fa tremare
d’una gioia più grande della morte.
Resta con me, poi che la sera scende
sulla mia casa, con misericordia
d’ombra e di stelle. Ch’io ti porga, al desco
umile, il poco pane e l’acqua pura
della mia povertà. Resta Tu solo
accanto a me tua serva; e, nel silenzio
degli esseri, il mio cuore oda Te solo.
Da Poesie, Milano, Mondadori, 1948.
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SAGGEZZA
di Ada Negri
Quando l’amico ed il nemico uguali
per te saranno e avran la stessa voce
il canto ed il pianto. Quando nulla al mondo
potrà ferirti più, sì aspre e lunghe
furon le guerre e innumeri le piaghe:
quando render potrai per odio, amore,
e sorridendo accogliere, pel bene
donato, ingratitudine ed oblìo:
quando null’altro avrai fuor che te stessa
con nel cuore il tuo Dio, forse la vera
vita per te verrà: forse la morte.
Da Fons amoris, in Poesie, Milano, Mondadori, 1948.
Figlia di operai, insegnante elementare, Ada Negri nel 1901 fu presentata come poetessa sul Corriere della Sera da Sofia Bisi Albini. Esordiva col volume Fatalità, di appassionato accento sociale e rinunciava alla cattedra di italiano in una scuola milanese per seguire la vocazione di scrittrice. Collaborò a Il Secolo, al Corriere della Sera e ad altri importanti giornali e riviste. Nel 1941 entrò a far parte dell’Accademia d’Italia. La sua poesia, nata tra i moduli ottocenteschi, esprime adesione al mondo circostante e alla missione sociale. Rivelerà più tardi, in un sofferto sentimento religioso, l’anelito alla luce di Dio. Opere principali: Poesie, Milano, Mondadori, 1948; Prose, a cura di B. Scalfi e E. Bianchelli, Milano, Mondadori, 1954.
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I poeti interessati a pubblicare le loro opere nella rubrica di poesia di ZENIT, possono inviare i testi all’indirizzo email: poesia@zenit.org
I testi dovranno essere accompagnati dai dati personali dell’autore (nome, cognome, data di nascita, città di residenza) e da una breve nota biografica.
Le opere da pubblicare saranno scelte a cura della Redazione, privilegiando la qualità espressiva e la coerenza con la linea editoriale della testata.
Inviando le loro opere alla Redazione di Zenit, gli autori acconsentono implicitamente alla pubblicazione sulla testata senza nulla a pretendere a titolo di diritto d’autore.