L'illegittimità della maternità surrogata e la salvezza dell'adozione

Dare in adozione un figlio nato con la maternità in affitto, significa ristabilire quell’ordine naturale che restituisce il valore della gratuità di ogni vita umana

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La sentenza della Cassazione della scorsa settimana ha ribadito l’illegittimità della pratica della maternità in affitto nel nostro paese. Una coppia bresciana si è vista respinta la richiesta del riconoscimento legittimo del bambino (che viveva con loro da circa tre anni) nato in Ucraina da una donna che ha affittato il suo utero. La Corte ha deciso di togliere il bambino a quella famiglia e renderlo disponibile per l’adozione.

Oltre a quanto riportato sulla sentenza cerchiamo di riflettere sulle ragioni umane che motivano questa decisione. Il primo diritto di ogni essere umano è quello di conoscere la sua vera identità e la sua appartenenza biologica. Le coppie che scelgono la maternità surrogata partono dal principio del diritto ad avere un figlio, ponendo in secondo piano la legge naturale di riconoscerlo come un dono.

Questa concenzione sulla paternità e maternità non è solo un questione filosofica o  ideologica, ma è il fondamento sul quale si baserà la relazione tra genitori e figli. Concepire il figlio come dono significa relazionarsi con lui con quella gratitudine e quella gratuità che è il principio vitale della missione educativa.

Riconoscere il figlio come diritto mina la verità delle relazioni. I genitori richiedenti potrebbero decidere di non raccontare la verità e portarsi sulla loro coscienza il peso di quel segreto che indebolisce inevitabilmente  la relazione dei genitori con i loro figli. Quella verità sulla storia delle origini è fonte di libertà per i genitori e per i figli.

Tutti i bambini, ad un certo punto della loro vita, domandono come sono venuti al mondo. Cosa risponderanno i genitori che hanno utilizzato la pratica della maternità surrogata? Avranno il coraggio e la forza di raccontargli tutta la verità? E anche se dicessero la verità tutta intera, quale saranno la reazioni dei figli? Ai figli sarà concessa la possibilità di conoscere la loro madre o tutto sarà segretato dalle cliniche o dagli stessi genitori?

La voragine esistenziale, creata dal distacco dalla loro madre surrogata, potrà essere colmata solo attraverso un incontro chiarificatorio e chiarificante. Tutto questo potrebbe non essere sufficente, perchè rimarrebbe da colmare quel fosso nel quale sprofonderebbe ogni animo umano: conoscere l’origine dei semi e degli ovuli, ossia conoscere l’origine gametica della loro vera identità.

La questione, di cui si parla poco, è proprio il benessere psitico e spirituale di queste persone, che hanno il diritto di conoscere la loro storia e riallacciare, in varie forme, le relazioni con tutti gli attori che hanno partecipato alla nascita della loro vita. Questi figli nascono con una ferita profonda, causata dall’egoismo di una coppia che ha deciso di soddisfare il suo bisogno, disinteressandosi o sottovalutando le gravi conseguenze.

Ora concentriamoci su questi bambini che sono le vere vittime di tutto il sistema. Quando queste persone adolescenti o adulte conosceranno la verità, si vedranno crollare il mondo adosso. Immaginiamo un attimo quello che può passare dentro l’animo di una persona, quando conosce la propria storia di figlio nato da un utero in affitto. Tanti sentimenti contrastanti potranno sorgere nella loro mente e nel loro cuore. Ad un senso di abbandono e di fredezza da parte della madre surrogata, si può aggiungere un sentimento di rancore verso coloro che hanno dato con tanta facilità i loro gameti, disinteressandosi e disimpegnandosi della vita di quel nascituro.

Tutte queste considerazioni non si limitano alla sola situazione della coppia bresciana che è stata scovata e processata. Ci saranno probabilmente altri casi di figli che arrivano in Italia da gravidanze in affitto, utlizzando adozioni pilotate fatte nei paese esteri (dove è possibile per la coppia scegliere il bambino) o utilizzando falsificazioni dei certificati di nascita (facendo risultare che il bambino è nato dalla donna richiedente e non dalla donna partoriente).

Proprio per queste ragioni l’adozione è il miglior rimedio per riparare ai figli nati dalla maternità surrogata. Dare in adozione un figlio nato con la maternità in affitto, significa ristabilire quell’ordine naturale che restituisce sia il valore della gratuità di ogni vita umana, sia il diritto del figlio ad avere dei genitori che confessano apertamente la sua vera identità e provvenienza.

I genitori adottivi sono una vera risorsa non solo per i bambini abbandonati ma anche per i bambini “ordinati” a mamme in affitto, perchè vivono con fedeltà il principio del buon samaritano che si ferma, si china e cura le ferite di una creatura umana, senza stare a chiedere la sua appartenenza o le sue origini, ma donando con gratuità e generosità.

L’azione più nobile dei genitori adottivi è quella di mettere sul carro della propria vita questi bambini e condurli all’albergatore (che in questo caso è la famiglia, la chiesa domestica), per restituirli quella dignità perduta. I genitori adottivi sono chiamati ad aiutare i loro figli a riscoprire la vera essenza della loro natura, che consiste nell’essere creati ad immagine e somiglianza di Dio, in modo da poter superare ed accettare le tortuose vicende delle tante sperimentazioni e diversificazioni che hanno caratterizzato la loro venuta al mondo.

I genitori adottivi raccontando la verità ai loro figli, assolvono pienamente al loro ruolo educativo, e nello stesso tempo restituiscono a se stessi e ai loro figli quella libertà derivante dal conoscere le origini. I genitori adottivi saranno facilitati nel parlare, perchè essi non sono stati coinvolti nella venuta al mondo dei loro figli, ma sono intervenuti per rimediare ad uno stato di mercificazione e di abbandono che li ha visti protagonisti. Cavalcando la forza di questa verità, i genitori adottivi svolgono la santa missione di educare, assistere e consolare i loro figli, pagando e soffrendo personalmente le conseguenze di tutte le storture e le menzogne che sono avvenute nelle vite dei loro figli.

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Osvaldo Rinaldi

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