Le guerre e i conflitti armati sono sempre un fallimento della politica e dell'umanità

Mons. Silvano M. Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio delle Nazioni Unite, lamenta la mancanza di responsabilità e di controllo riguardo ai residuati bellici esplosivi e ordigni abbandonati

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Il Bollettino della Sala Stampa Vaticana ha pubblicato oggi, in lingua inglese, il testo dell’intervento fatto il 10 novembre a Ginevra (Svizzera) da monsignor Silvano M. Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio delle Nazioni Unite.

Si tratta dell’intervento che l’arcivescovo ha svolto in occasione dell’VIII Conferenza degli Stati aderenti al V Protocollo sui residuati bellici esplosivi della Convenzione sulla proibizione e la limitazione dell’uso di alcune armi convenzionali che possono essere considerate eccessivamente dannose o aventi effetti indiscriminati (Convention on Certain Conventional Weapons – CCW).

Il testo è stato tradotto e pubblicato in italiano sulle pagine dell’Osservatore Romano.

Facendo riferimento ai frequenti e continui conflitti in Medio Oriente, Africa e Europa, monsignor Tomasi ha ricordato le responsabilità della comunità internazionale circa i residuati bellici, gli esplosivi e gli ordigni abbandonati.

Secondo l’Osservatore della Santa Sede, “la mancanza di sicurezza e di controllo delle scorte, che la comunità internazionale non riesce né a prevenire né è sufficientemente preparata a farlo, mette in pericolo la sicurezza dei civili, e diventa oggetto di una destabilizzazione nazionale e regionale”.

Per evitare che il “V Protocollo” proposto dalla CCW diventi “un testo incapace di prevenire e di rimediare” la Santa Sede propone di attuare l’Articolo 4 del Protocollo. In questo ambito gode dell’appoggio di altri Stati, del Comitato Internazionale della Croce Rossa, e di diverse Organizzazioni non governative (Ong).

Considerando che “la maggioranza dei paesi in conflitto è costituita da paesi in via di sviluppo, i quali non sempre hanno i mezzi sufficienti per superare le conseguenze del conflitto armato sul loro suolo” secondo monsignor Tomasi “la cooperazione internazionale è anche un dovere” e per questo bisogna “tenere aperte le porte alla partecipazione della società civile e delle sue organizzazioni”.

“Tutti noi traiamo profitto dalla professionalità e dalla competenza di queste organizzazioni” e per questo – ha aggiunto – “Riteniamo che debbano continuare ad avere un posto e una voce in questo luogo, e un ruolo da svolgere nella cooperazione internazionale e nella prevenzione e nel rimedio ai danni causati dai residuati bellici esplosivi”.

Per la Santa Sede, “Le guerre e i conflitti armati sono sempre un fallimento della politica e dell’umanità. Il diritto umanitario internazionale deve mantenere questa dimensione umana fondamentale per rendere possibile la coesistenza a livello nazionale e internazionale. Quando la comunità internazionale non riesce a mantenere la pace, non dovrebbe accettare un secondo fallimento”.

Per questo, – ha concluso monsignor Tomasi – “Il V Protocollo è un modesto tentativo per impedire che, una volta terminato il conflitto, persone innocenti diventino vittime. L’adempimento non è solo un obbligo giuridico. È in primo luogo un dovere morale verso le persone e un dovere politico per riportare la pace”.

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ZENIT Staff

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