Dopo aver ricordato che la liturgia ricorda la Dedicazione della Basilica Lateranense, cattedrale di Roma, che la tradizione definisce “madre di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe” il pontefice ha spiegato che il termine “madre” si riferisce non tanto all’edificio sacro della Basilica, quanto “all’opera dello Spirito Santo che in questo edificio si manifesta, fruttificando mediante il ministero del Vescovo di Roma”.
Perché, – ha aggiunto il Pontefice – il tempio materiale fatto di mattoni è segno della Chiesa viva e operante nella storia, cioè di quel “tempio spirituale”.
Il Vescovo di Roma ha spiegato che ogni battezzato fa parte dell’“edificio di Dio” ed è impegnato a vivere coerentemente fra la fede e la testimonianza.
A questo proposito – ha sottolineato – un cristiano si riconosce “non tanto per quello che dice, ma per quello che fa, per il modo in cui si comporta”.
“Testimoniare la fede nella carità”. Questa è la verità che la Chiesa confessa fin dall’inizio.
Secondo papa Francesco, “La carità è proprio l’espressione della fede e anche la fede è la spiegazione e il fondamento della carità”.
A questo proposito ha invitato a meditare sulla comunione di tutte le Chiese, perché “l’umanità possa superare le frontiere dell’inimicizia e dell’indifferenza, a costruire ponti di comprensione e di dialogo, per fare del mondo intero una famiglia di popoli riconciliati tra di loro, fraterni e solidali”.
Quando i cristiani testimoniano il Vangelo, veicolando speranza e riconciliazione per tutti gli uomini, la Chiesa è segno di nuova umanità ed anticipazione.
Il papa ha concluso invocando l’intercessione di Maria Santissima, “affinché ci aiuti a diventare, come lei, ‘casa di Dio’, tempio vivo del suo amore”.