Mercoledì 5 novembre, ore 20:00. Un fiume di 630 persone, a Roma, è in fila davanti a un botteghino. Si respira ansia, attesa, agitazione, ma soprattutto gioia, speranza, felicità. Questa volta non è il calcio a generare queste emozioni, non è la partita Bayern Monaco-Roma che inizierà di lì a poco, ma il film Terra di Maria, ultimo capolavoro del regista Juan Manuel Cotelo.
Il cinema Adriano, situato in una zona piuttosto centrale, è stato presto d’assalto da una folla incuriosita e attratta da questa pellicola. Un moto d’interesse che ha stupito anche i gestori del locale, i quali da un’unica sala prevista per la proiezione sono stati obbligati a metterne a disposizione tre, che nella stessa serata hanno proiettato il medesimo film a distanza di dieci minuti l’una dall’altra.
La prima proiezione è iniziata alle 20.20. Dopo una breve introduzione dei responsabili italiani di questo progetto, si spengono le luci e in sala cala un profondo silenzio. La meraviglia e lo stupore hanno inizio.
Sensazioni che corrono lungo due ore di film, una durata che può correre il rischio di annoiare lo spettatore. Rischio che tuttavia Cotelo riesce a evitare grazie a una straordinaria innovazione. Al tema centrale del film, che è la conversione e l’amore di Dio, accosta un elemento difficilmente riscontrabile in altri lavori del genere: l’ironia.
Ironia su cui si fonda l’incipit del film: un investigatore viene incaricato dal capo di un’organizzazione segreta, di indagare su una rivoluzione portata avanti alla luce del giorno da persone insospettabili, persone che “sono più forti dell’Impero Romano, di Napoleone, del comunismo e del capitalismo, più di tutti i mezzi di comunicazione messi insieme, a volte penso che siano molto più potenti persino del calcio”. Questi uomini così potenti ma così semplici, sono ancora convinti, dopo 2000 anni, che le ricette di Dio funzionino.
L’investigatore dovrà capire se questi uomini sono dei truffatori o dei truffati, o se invece dicono la verità. In particolare dovrà indagare sulla figura della “Madre”, che secondo il suo capo ha il ruolo di intermediario tra la Cupola e le persone comuni. Il picco massimo di ironia si raggiunge quando viene mostrato all’investigatore il codice segreto su cui queste persone si basano, la Sacra Bibbia. Non essendo in grado di leggere il Libro per intero, gli viene mostrata una versione semplificata in forma di video, che ripercorre la storia della Bibbia in pochi minuti.
Proprio in questo contesto, l’ironia si fonda perfettamente con la tecnica. Le immagini riguardanti la storia della Bibbia non sono solo di straordinaria bellezza, ma sono soprattutto di grande levatura registica. Ne è un esempio la scena della creazione dell’uomo da parte di Dio. Cotelo riesce a rendere perfettamente sia il senso del tocco creativo di Dio che il Suo infinito amore, i quali portano ad una naturale e pura felicità dell’uomo.
L’investigatore, scelto per il suo essere “un credente tiepido con dubbi da risolvere, che ha un rapporto intellettuale con Dio”, quindi garante di imparzialità, può vestire i suoi panni di Avvocato del Diavolo e partire per il suo viaggio. Da qui, entra nel vivo anche il viaggio dello spettatore.
Il quale fa conoscenza di uomini e donne straordinari, che hanno avuto la forza di mettere in discussione la propria vita, i propri valori e le proprie certezze. È il caso di John Bruchalski, un medico statunitense che iniziò a praticare aborti da subito dopo essersi laureato. Era convinto che questo avrebbe aiutato la gente, ma constatò che non era vero. Due esperienze mistiche l’hanno messo di fronte a una donna, che si presentò come la Madre di tutti gli uomini chiedendogli: “Perché mi stai ferendo, John?”.
La potenza di queste storie e del film, sta tutta nella capacità di far arrivare lo spettatore alla consapevolezza che non si sta parlando di uomini e donne altri da noi. Sono persone comuni, che avevano vite comuni a molti, ma che ad un certo punto della loro vita, hanno capito che la loro non era felicità, hanno percepito che si poteva fare di più, per se stessi e per il mondo, e hanno seguito le voci di Dio e di Maria.
Questo film ha la forza straordinaria di arrivare a chiunque: a chi crede e a chi non crede, a chi è alla ricerca e a chi non ha mai cercato, a chi possiede tutto ma non ha la pace, a chi sente da sempre un vuoto e finalmente trova il coraggio di lasciarlo riempire.
Il viaggio dello Scettico Avvocato del Diavolo, che inizialmente cercava quasi di smentire queste persone e loro storie, si trasforma nella sua stessa conversione, e culmina con il simbolico gesto di lasciare la sua cravatta rossa vicino alla statua di Maria a Medjugorje, rinunciando così ai propri pregiudizi.
Ogni spettatore può immedesimarsi nell’Avvocato, nel suo scetticismo e nella sua incredulità, ma soprattutto nella sua conversione, perché come ci dice uno dei protagonisti del film: “La conversione non è un momento della vita, la conversione è un percorso continuo, e chiunque lo può intraprendere”.
Al termine del film il pubblico rimane composto, in un silenzio commovente. Poi un lungo, caloroso e sentito applauso fa da cornice ad una serata perfetta.
All’uscita della sala, un televisore trasmette gli ultimi minuti della partita della Roma. Nessuno si ferma a guardare, sono tutti presi a scambiarsi opinioni sul film e a condividere le emozioni che ha regalato. Emozioni più forti di una partita di pallone.