Prima Lettura, Ez 47,1-2.8-9.12 – Nulla da evidenziare, salvo che “ogni essere vivente” (v. 9) nella NM viene reso, come al solito, “ogni anima vivente” creando l’equivocità di cui abbiamo spesso parlato. Equivocità voluta perché in nota a questo versetto la NM dice: “ “Anima vivente”: ebr. nèfesh chaiyàh; gr. psychè ton zòion; lat. anima vivens. …” Non ha aggiunto cioè, all’ebraico greco e latino, la parola in italiano. Perché? Perché sa benissimo che in italiano “anima” non ha lo stesso significato che ha l’originario nèphesh ebraico (reso poi in greco e latino con psyché e anima). Infatti nèphesh – si veda nel dizionario ebraico – significa tante cose ma mai “anima” nel senso italiano. Tradurlo perciò “uniformemente” cioè sempre con “anima”, come avviene nella NM che vuol essere traduzione italiana della Bibbia [ohibò, di un originale inglese, ma soprassediamo…], è giocare a far confusione. Lo scopo è ovviamente quello di ricavarne la convinzione che l’anima sia mortale nella mente di persone da sempre convinte della sua immortalità ma “culturalmente indifese”! (L. MINUTI) Piuttosto si potrebbe dire al TG benevolo e curioso di conoscere i particolari dell’icononografia cristiana - ma loro direbbero “della cristianità apostata” ritenendosi gli unici veri cristiani! - , si potrebbe spiegare che simbolicamente questa acqua-torrente di cui parla Ezechiele, che ha il potere di risanare e risuscitare e che esce dal tempio di Dio, per noi è simbolo profetico dei sacramenti. E siccome il tempio di Dio nel senso proprio è Gesù (lui lo è per natura, noi lo siamo per partecipazionedonata dalla figliolanza adottiva-inserimento nella Vite); Gesù in cui “abita corporalmente tutta la pienezza della divinità” (Colossesi 2,9) e non come deforma astutamente la NM dicendo “della qualità divina” per ridurre, usando l’aggettivo al posto del sostantivo, la valenza di pari divinità del Figlio rispetto al Padre!; e siccome la grazia-vita divina, comunicata dai sacramenti è frutto della Sua redenzione che ha per culmine la passione, l’iconografia mostra spesso sette rivoli di acqua che sgorgano sotto le raffigurazioni dell’Agnello che esibisce la croce come trofeo di vittoria.
Seconda Lettura, 1Cor 3,9-11.16-17
“Fratelli, 9 voi siete edificio di Dio. (…) 10… Ma ciascuno stia attento a come costruisce. 11 Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. 16 Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 17 Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.”
“11 nessuno può porre…” Nessun uomo, certamente, ma Cristo sì che lo può, e lo ha fatto associando a sé gli apostoli come pilastri rispetto a Lui che è pietra angolare. Cf. Efesini 2,19-22; Apocalisse 21,14.
“16 Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?” No, i TG normali (=Altre Pecore) non lo sanno. E neanche i TG speciali (=Unti) lo sanno perché nella NM vedono stampato “spirito santo” con le iniziali minuscole e sono stati persuasi che questo “Spirito di Dio” non sia Dio ma solo la “forza attiva di Geova”. Eppure Gesù disse che non è l’offerta che santifica il tempio ma il tempio che rende santa l’offerta. Analogamente sarà la presenza reale di Dio a rendere tempio l’uomo giustificato e non la sua forza-energia totofacente o totipotente. Per i miei fratelli cristiani e per la curiosità dei TG, affinché si rendano conto di quale impoverimento siano stati fatti vittime Cf. l’aureo libretto di P. RODOLFO PLUS, Dio in noi. Questa è la realtà. Parola di Fede! Sapere invece come faccia la trinità ad inabitate nel giusto è un’altra cosa. Ci sarà rivelata in cielo. Per ora “State contente umane genti al quia…” (Dante, Purgatorio, canto III).
Vangelo Gv 2, 13-22
“… 18 Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». 19 Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». 20 Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». 21 Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22 Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.”
“19… questo tempio… e tu…? 21 ma egli parlava del tempio del suo corpo…”. Alcune notazioni: a) i giudei hanno sì equivocato riguardo al concetto di tempio a cui Gesù alludeva (di questo lo hanno accusato davanti a Pilato e ne hanno fatto punto di scherno mentre era crocifisso) ma hanno capito bene che sarebbe stato lui, in prima persona, a vantare la pretesa di farlo “rialzare” (NM) dalle macerie. Il che ci offre, in rapporto alla futura risurrezione, una prova strepitosa sia della divinità di Gesù, sia del di lui possesso di una doppia natura, umano-divina come ritiene la nostra fede. Infatti per autorisuscitarsi il soggetto dovrebbe esserci e non esserci al contempo. Un assurdo logico! Deve esserci per operare la risurrezione e non esserci perché deve essere morto (il che nel geovismo sta per “nullificato”!). Ma Gesù è il Verbo di Dio, la verità assoluta che non può mentire. Quindi la cosa si può spiegare solo nel senso che la “cosa” da risuscitare era la natura umana defunta, e l’Io risuscitante la Persona divina immortale, proprietaria dell’onnipotenza scaturente dalla natura divina. Ovvero l’Io agente della Persona del Figlio di Dio Padre, risuscita la natura umana che gli appartiene (per questo parla sempre e comunque di “sé”). Egli quindi c’è e non esiste nello stesso tempo, perché non esiste più nel senso che l’uomo Gesù muore (a prescindere per ora dal fatto che la sua anima ha continuato a sussistere, senza di che non avremmo avuto una “ri-surrezione” ma una creazione di copia conforme!) l’uomo Gesù muore e quindi non esiste, mentre la Persona del Verbo, con tanto di natura immortale, continua ad essere ed opera la risurrezione del Gesù storico. b) i giudei hanno sbagliato anche in rapporto ai “tre giorni” pensandoli come periodo di tempo fisico. Lo erano ma solo nel senso che la risurrezione sarebbe avvenuta “dopo” tre giorni (computati ebraicamente) del nostro tempo intramondano. Ma essendo una azione soprannaturale essa è avvenuta nell’istante eterno di Dio. Perciò la teologia avverte che essa è sì avvenuta realmente ma non come evento storico secondo i normali eventi da noi registrati e registrabili; quell’evento trascende la storia temporale. La stessa ragione di atemporalità è quella che ha reso onnipresente, cioè coeva ad ogni tempo anche passato, la grazia divina scaturita dal sacrificio storico avvenuto sul Calvario e ha permesso a Gesù di “anticipare”, realmente ma sacramentalmente, nell’ultima Cena la passione che temporalmente sarebbe avvenuta di lì a poco. c) “22…si ricordarono… e credettero”. E’ il collegamento logico tra la Fides e la Ratio. La Ratio coglie con le sue capacità naturali il fatto – in tal caso il miracolo della risurrezione – e, accorgendosi della sua impossibilità a prodursi con i mezzi umani (è un po’ difficile risusc itare un uomo, figurarsi risuscitare se stessi come abbiamo sopra riflettuto) deduce di trovarsi alla presenza di Dio in persona che – e questo lo dice anche la filosofia – non può (attenti non può neanche se per ipotesi assurda lo volesse!) né ingannarsi né ingannare se parla. Ce ne fu a sufficienza perché quegli uomini, e noi dopo di loro, ragionevolmente, “credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù”.