“C’era una volta, Dio. E vissero tutti felici e contenti. Addio, Padre Nostro. A mai più rivederci, esseri celesti. Se non vi vediamo, non vi crediamo. Abbiamo deciso di vivere come se non ci foste. Nonostante questo… milioni di persone continuano a parlare con Gesù Cristo, che chiamano ‘Fratello’. E con la Vergine Maria, che chiamano ‘Madre’. L’Avvocato del Diavolo riceve una nuova missione: interrogare, senza paura, chi confida ancora nelle ricette del Cielo. Sono dei truffatori? O dei truffati? Se scoprirà che le loro convinzioni sono false, continueremo come abbiamo fatto finora. Ma… se non fosse una favola?”
È in questo modo che ci viene introdotto, dalla sinossi del suo sito internet, Terra di Maria, ultimo lavoro del regista Juan Manuel Cotelo. È un documentario, ma ci sono attori con parti di finzione. Parla della Bibbia ma c’è anche humor. La gente quando esce dalla sala non ha abbastanza fazzoletti per asciugarsi le lacrime, quindi è un dramma. Però c’è anche il demonio che terrorizza, quindi è un film di paura. La domanda a questo punto è ovvia: cos’è questo lavoro?
A questo quesito risponde il regista stesso, già noto per il documentario L’ultima Cima: “Terra di Maria è un film; un film che, come la vita stessa, combina tutto. Non ci interessa la categoria del film, ci interessa solo che emozioni! Questo progetto nasce da un quesito che mi sono posto quando mi sono ritirato in preghiera: Se potessi parlare di Te, Signore, in due ore al mondo, che potrei dire?”.
Da questo interrogativo inizia il viaggio dell’avvocato del diavolo, interpretato dallo stesso regista. Noi, per capire meglio la portata di questo progetto e le sue finalità, abbiamo intervistato Francesco Travisi e Giovanni Gori, i responsabili italiani della casa di distribuzione del film, Infinito+1 Italia.
Francesco, Giovanni che messaggio intende diffondere questo film?
Francesco: Il messaggio è far scoprire a tutti, nessuno escluso, che c’è una mamma. Le persone sono abituate a vedere Maria come una statua, come la ragazza che ha detto sì 2000 anni fa. Un sì, che ci riguarda fino a un certo punto. Lo scopo del film è fare scoprire non solo che quel sì ci riguarda, ma soprattutto che Maria, che è stata la madre di Dio, è anche Madre Nostra.
Giovanni: L’intento del regista è anche quello di dimostrare che un film che parla di Maria può avere la stessa risonanza dei grandi kolossal. Il problema dei film “religiosi” non è la domanda, ma l’offerta. Cotelo ha provato a rispondere a questa lacuna, con un film che tratta dell’amore di Dio e dell’amore tra Dio e l’uomo.
Come hanno reagito i protagonisti del film nel farsi intervistare da un finto “avvocato del diavolo”?
Francesco: La cosa li ha spiazzati, si aspettavano un’intervista convenzionale, con un copione e con domande stabilite in anticipo. La figura dell’avvocato del diavolo ha spezzato la fissità dell’intervista tradizionale, dove ci sono ruoli e linguaggi codificati. Gli intervistati, superato l’imbarazzo iniziale, si sono sentiti davvero a loro agio e hanno aperto completamente i loro cuori, dimenticando di avere davanti a loro una telecamera.
Giovanni: L’avvocato del diavolo poneva due condizioni agli intervistati: la prima era che fosse un’intervista senza orologio, la seconda era che si parlasse di tutto senza paura della verità. Le domande erano poste come se a farle fossero persone non credenti, che non vogliono mettere in difficoltà l’intervistato, ma vogliono conoscerlo.
Come neutralizzare il rischio che simili testimonianze possano venir declassate come sintomi di superstizione?
Francesco: La risposta è nel film stesso: le persone che sono state intervistate hanno sperimentato le ricette di Dio. Dio è come un medico che ti prescrive determinate medicine, tu puoi decidere se seguire le prescrizioni del medico o se curarti a tuo piacimento. Gli intervistati hanno seguito queste ricette e hanno comprovato che funzionano. Lo spettatore invece non ha la certezza che queste ricette diano risultati positivi, quello che gli si chiede è un atto di fede. Se riusciamo a fare un atto di fede verso il medico, perché non farlo per le ricette di Dio? Non c’è un modo per neutralizzare il rischio di cui ci parli, il film lo annulla da solo. L’unica condizione è la predisposizione del cuore.
Giovanni: Lo stesso Cotelo in un’intervista su Youtube ha dichiarato: “Datti questa possibilità e metti alla prova l’amore d Dio, sfidandolo amorosamente a rendersi presente nella tua vita. Se non sei disposto ad aprire gli occhi e a stappare le orecchie, a considerare che possa essere vero allora è molto difficile. È difficile perché Dio non forzerà mai la tua libertà”. Abbiamo conosciuto persone, in Sud America e in Spagna, che appena finita la proiezione del film hanno trovato sacerdoti che erano al cinema come semplici spettatori, e hanno chiesto loro di potersi confessare all’istante. Ciò può accadere perché questa è un’epoca in cui la voce di Dio è nell’aria, è ovunque. Dio, forse, può parlarti anche tramite un film. Lo Spirito Santo sa come comportarsi, non mettiamo freni alla Provvidenza.
Come nasce il vostro ruolo all’interno di questo progetto?
Francesco: Io sono un semplice insegnate di musica. Due anni fa decisi di scrivere i sottotitoli di L’ultima Cima. Da quel momento ho iniziato a collaborare con Cotelo che mi ha invitato a prendere parte al progetto di Terra di Maria per diffonderlo in Italia. Non mi sento un miracolato, ma sicuramente tutto quello che è successo è stato così esagerato, che non posso pensare o affermare che sia stato un caso, sarebbe troppo facile e riduttivo. Credo davvero che ci sia stato un disegno superiore. Questo disegno mi ha aiutato nel mio percorso di fede, per confermarmi come cristiano cattolico impegnato. Come disse Benedetto XVI, e come ci insegna ogni giorno Papa Francesco, dobbiamo “dare ragione della nostra fede”. Voglio essere un cristiano che si mette a servizio, e questo è anche uno dei messaggi del film. Il nostro impegno è ripagato dalle persone che ci scrivono e ci seguono, grazie alle quali ci dimentichiamo la stanchezza e abbiamo la forza di dire: ‘avanti questa è la strada giusta, è faticosa e in salita, ma l’obbiettivo è lassù!’.
Giovanni: Io lavoro in un albergo. Un giorno Francesco mi ha mostrato questo progetto di cui è impossibile non innamorarsi, così ho iniziato ad occuparmi con lui della distribuzione e degli aspetti burocratici. Non è stato facile dare risalto a questo progetto, ma con l’aiuto di Dio e delle persone che seguono Infinito+1 da tutto il mondo, al momento il film è arrivato in 15 Paesi e continua la sua corsa.
Chiudiamo questa intervista con una piccola considerazione: a dare continuità a questo progetto sono tutte quelle persone che richiedono il film nelle proprie città (per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina internet del film http://www.terradimaria.it/) Fino ad oggi, a Roma, è prevista un’unica proiezione il 5 novembre al Cinema Adriano. Sarà possibile vedere questo film in altre date e luoghi di Roma solo se in questa occasione vi sarà un buon riscontro… A buon intenditor poche parole!