***
Perché questo dibattito? Qual è il senso e quali le finalità?
La nostra associazione propone da anni un percorso di pastorale della vita. Nel contesto odierno tuttavia, sempre più ci rendiamo conto della necessità di fornire ai nostri associati elementi per accrescere la cultura della vita. Abbiamo quindi pensato, all’indomani della beatificazione di Paolo VI, di rileggere quei momenti nodali che videro, di pari passo con la promulgazione dell’enciclica Humanae vitae, l’affermarsi nella società italiana della contraccezione, del divorzio e dell’aborto, intesi come diritti della persona e come scissione della sessualità dall’atto riproduttivo.
Lei, don Maurizio, si batte da tempo per il seppellimento dei bambini la cui vita è stata interrotta durante la gravidanza. Qual è il senso di questa iniziativa?
Il senso è quello di riconoscere un fatto, evidente a tutti ma spesso rimosso, del concepito soggetto di diritto. Lo scopo è di raggiungere il cuore delle mamme, dei papà, delle famiglie che hanno vissuto la perdita spontanea d’un bambino nel corso della gravidanza. In un ambiente familiare siffatto però, esiste una base di affetti in grado di superare il lutto. Non così, invece, per lo sconfinato numero di bimbi a cui viene impedito di nascere, laddove il lutto non è elaborato e il dramma resta nel profondo senza consolazione, con gravi ricadute dal punto di vista etico e morale e sotto il profilo della salute.
Lei svolge anche un grande lavoro di attenzione e conforto nei confronti di mamme che hanno interrotto la gravidanza. Può illustrarci l’itinerario che pratica?
Come risposta a questa domanda, la parola più alta e autorevole l’ha pronunciata Giovanni Paolo II quando, rivolgendosi proprio alle madri che hanno fatto ricorso all’aborto, ha detto: «Nulla è perduto. Potrete chiedere perdono a Dio e al vostro bambino che vive nel Signore». Proprio qui inizia il percorso verso la luce, perché la Chiesa sa quanti condizionamenti possono intervenire sulla decisione di abortire e non dubita che, in molti casi, si tratti d’un passaggio sofferto, forse drammatico. Lo sguardo alla sofferenza non cancella la realtà d’un gesto che rimane profondamente ingiusto, ma è volto alla mobilitazione di tutte quelle forze umane e spirituali in grado di riparare e offrire nuovo amore e nuova speranza. Con la Vergine di Guadalupe, la Chiesa promette nuova giovinezza e inedita gioia, perché l’impegno per la vita non può fare a meno di coloro che sono passati attraverso la tragedia dell’aborto.
Sui temi di bioetica e in particolare quelli che riguardano la vita nascente, papa Francesco ha proposto di rispettare il Magistero, ma con un atteggiamento pastorale di grande carità…
Papa Francesco parte dagli ultimi. I più piccoli e i più poveri fra tutti, sono i bambini concepiti in un contesto familiare di rifiuto e nel clima sociale che misconosce la loro umana identità, compresi quelli che, per scopi scientifici e per rispondere a una medicina dei desideri, sono stati creati in laboratorio e conservati in un mondo glaciale. Questi sono veramente gli ultimi sotto lo sguardo di Dio, e verso i quali Gesù ha volto il pensiero, quando ha detto: ciò che fate a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Il cuore dell’uomo di buona volontà, di fronte a questi piccoli, si apre e veicola quell’amore necessario alla loro vita e alla loro dignità.
Già Benedetto XVI aveva affermato che “non c’è verità senza carità”, mentre a volte alcuni rischiano di comportarsi come il fratello maggiore del figliol prodigo, concentrandosi sull’identificazione delle colpe piuttosto che sulla pratica di accoglienza, ascolto e cura delle vittime. Qual è il suo pensiero in proposito?
Un giorno, ho scoperto che san Tommaso d’Aquino ha pronunciato queste parole: soltanto Dio conosce lo stato delle anime. Soprattutto su questo argomento, non ho mai espresso giudizi sulle intenzioni dei cuori. Perciò mi mobilito in ogni modo e più che posso per affrontare la situazione di fatto, dove il maggior numero delle vittime sono proprio i più piccoli, e penso che in ogni cuore, per quanto lontano o nel buio possa essere, ci sia la possibilità di esprimere un atto d’amore. Ci sono attimi che possono salvare una vita: ci ricordiamo del buon ladrone? Papa Francesco ha detto: nel concepito il volto di Gesù. Se ci fermiamo a guardare il concepito, è molto probabile che scatti in noi quell’attimo che può salvare un’intera vita.