Alla Chiesa non servono rivalità e vanagloria ma amore, unità e concordia. Lo sottolinea la prima lettura odierna (Fil 2,1-4), menzionata da papa Francesco durante l’omelia di stamattina alla Casa Santa Marta.
“Quest’armonia – ha dichiarato il Papa – è una grazia, la fa lo Spirito Santo, ma noi dobbiamo fare, da parte nostra, di tutto per aiutare lo Spirito Santo a fare questa armonia nella Chiesa”.
Nella prima lettura, infatti, San Paolo invita i Filippesi a non fare nulla “per rivalità o vanagloria”, né a “lottare l’uno contro l’altro, neppure per farsi vedere, per darsi l’aria di essere migliore degli altri”.
Queste diatribe, ha notato il Santo Padre, sono ricorrenti anche ai giorni nostri nelle “istituzioni, nella “Chiesa”, nelle “parrocchie” o nei “collegi”.
Rivalità e vanagloria sono quindi “due tarli che mangiano la consistenza della Chiesa, la rendono debole” e danneggiano “questa armonia, questa concordia”.
Come antidoto a queste degenerazioni, Paolo consiglia l’“umiltà”, il considerare “gli altri superiori a se stessi”: lui stesso, del resto, si qualifica “non degno di essere chiamato apostolo”.
Altro esempio di umiltà citato da papa Francesco è quello dell’“umile frate domenicano” San Martino de Porres (1579-1639), di cui oggi si celebra la memoria liturgica: “La sua spiritualità era nel servizio, perché sentiva che tutti gli altri, anche i più grandi peccatori, gli erano superiori. Lo sentiva davvero”, ha detto il Papa.
È ancora San Paolo a ricordare che la “gioia di un vescovo” è quella di “cercare il bene degli altri”, di “servire gli altri”, provare un “medesimo sentire” con la sua Chiesa, la “stessa carità, rimanendo unanimi e concordi”. Nella Chiesa “si possono avere opinioni diverse”, tuttavia si respira sempre un’atmosfera di “umiltà” e “carità”, “senza disprezzare nessuno”.
“È brutto, quando nelle istituzioni della Chiesa, di una diocesi, troviamo nelle parrocchie gente che cerca il suo interesse, non il servizio, non l’amore”, ha ammonito il Pontefice.
La via da seguire è quella esattamente opposta: “non cercare il proprio interesse, non andare sulla strada del contraccambio”; come insegna il Vangelo di oggi (cfr. Lc 14,12-14), la miglior forma di generosità è “invitare a cena quelli che non possono contraccambiare niente”.
È la Chiesa della “gratuità”, che cerca l’“armonia”, l’“unità” e mai il “proprio interesse”. Come ha spiegato il Santo Padre: “Io faccio il bene, non faccio un affare con il bene”.
Francesco ha concluso l’omelia esortando il consueto esame di coscienza: “Com’è la mia parrocchia? Com’è la mia comunità? Ha questo spirito? Com’è la mia istituzione?”.
E ancora: “Questo spirito di sentimenti di amore, di unanimità, di concordia, senza rivalità o vanagloria, con l’umiltà e il pensare che gli altri sono superiori a noi, nella nostra parrocchia, nella nostra comunità… E forse troveremo che c’è qualcosa da migliorare. Io oggi come posso migliorare questo?”.