L’equipe missionaria siciliana ha approvato ieri la costituzione della prima scuola di formazione missionaria regionale, che avrà tra gli obbiettivi la motivazione, la testimonianza e la cultura, per portare la presenza missionaria nelle diocesi.
L’equipe, che ha sede a Palermo, presso la CESI (Conferenza Episcopale Siciliana Regionale), è sorta a seguito dell’incontro della commissione regionale, il cui il vescovo delegato è monsignor Rosario Gisana, ed ospita al suo interno le seguenti diocesi: Catania (guidata da padre Salvatore Cardile, missionario in Brasile più di 18 anni), Trapani (sotto la guida di Brigida Cangiadosi), Monreale (sotto la guida di Maria Rita Motisi), Piazza Armerina ed Agrigento (sotto la guida di Giovanni Russo).
L’equipe deciderà sui dettagli dei tempi e dei luoghi dove si terrà la scuola durante il convegno missionario nazionale di Sacrofano (20-23 novembre), seguendo le indicazioni del segretario nazionale di Missio, il catanese Alessandro Zappalà.
Organismo della CEI, Missio, attraverso i lavori dell’equipe e gli incontri di commissione, ha l’obiettivo di valorizzare il lavoro degli uffici missionari: sensibilizzare e coadiuvare la presenza degli animatori nell’opera missionaria della chiesa, aperta alle esigenze e ai bisogni dell’altro.
Inoltre le competenze dell’ufficio missionario non si estrinsecano solamente nell’organizzazione delle veglie dell’ottobre missionario (mese destinato alla raccolta fondi per il terzo mondo) ma l’opera è molto più vasta. Come ha affermato lo stesso padre Cardile, segretario dell’ufficio missionario regionale e membro della commissione nazionale, “ricordiamo come sia importante l’animazione missionaria. In Sicilia esiste grazie anche al Pime di Mascalcia e noi missionari ci occupiamo di inviare giovani e adulti in missione all’estero”.
L’ufficio missionario segue i ragazzi e gli adulti nel percorso di formazione “per meglio comprendere la scelta di andare a svolgere attività di volontariato nelle terre del terzo mondo”, spiega ancora padre Cardile. “Di certo lo scopo dell’esperienza missionaria – racconta – è la maturazione dell’individuo e la crescita spirituale. Il mio ricordo più bello della mia attività missionaria in Brasile è stato la semplicità con la quale le persone mi hanno accolto, la loro grande povertà che non li preoccupava, la loro dimensione del vivere giorno per giorno senza affannarsi nell’accumulare beni”.
Il missionario del PIME ha poi ricordato, “con nostalgia la libertà che provavo quando percorrevo il Rio delle Amazzoni in battello per raggiungere i luoghi della missione: spesso mi mettevo sulla prua della barca e aprivo le braccia per vivere il senso di libertà, il vento che mi attraversava i capelli e la dimensione ‘acqua e cielo’”.
“Ricordo anche le prime difficoltà per il clima e per il cibo a cui io non ero abituato, poi, smorzato l’entusiasmo iniziale, negli anni successivi ho vissuto la mia esperienza con maggiore consapevolezza. Ho cercato il più possibile di rispettare la cultura delle popolazioni dove svolgevo la mia opera di evangelizzazione ed ho cercato di mantenere vivo il rispetto, la sacralità della dimensione spirituale e culturale dell’altro”.