Gender nelle scuole. L’onda di indignazione che dalla stagione scorsa sta investendo la Francia, inizia a contagiare anche i genitori degli alunni di scuole pubbliche italiane. Per essere precisi, i primi moti di dissenso nei confronti di equivoci programmi scolastici si ebbero già l’anno passato. Esempio in tal senso è quanto successo a febbraio in quel di Cagliari, dove il Comune aveva deciso di destinare 10euro di fondi residui del 2013 a un progetto didattico che prevedeva corsi di educazione alle differenze di genere.
La polemica si innescò quando si venne a sapere che il compito di implementare il bando comunale intitolato Manifestazione d’interesse per l’abbattimento degli stereotipi di genere ed educazione alle differenze nelle scuole cittadine era stato assegnato all’associazione Snoq (“Se non ora quando”). In un’intervista a Tempi, Eugenio Lao, coordinatore regionale dell’Associazione famiglie numerose, spiega: “Qualcuno di noi lesse la notizia sul sito del Comune e, consapevole della matrice di provenienza di Snoq, che appoggiò pubblicamente l’elezione del sindaco di Sel di Cagliari, Massimo Zedda, si insospettì”.
Pertanto, rivela Leo, “con il Forum delle associazioni familiari, avanzammo la richiesta di accedere agli atti e, dopo non poche resistenze, nonostante viga il diritto di educazione dei genitori, ci fu inviata una copia del progetto”. Sospetti fondati, giacché il piano educativo in questione si rivelò sulla falsariga di quanto proposto dagli arcinoti opuscoli dell’Unar.
Il sito Tempi ha pubblicato alcuni stralci del progetto, non più disponibile on-line. Ebbene, l’intento che emerge è palesemente quello di scardinare la matrice biologica dall’identità sessuale, al fine di persuadere i bambini circa il “diritto” di scegliere dinanzi a “una moltitudine di modelli” inerenti le “connotazioni dell’essere maschio e femmina rispetto alla propria appartenenza di genere”.
Ma non è tutto. Come denunciato dal Forum delle associazioni familiari, dall’Associazione famiglie numerose e dai Giuristi per la vita, in alcuni istituti scolastici di Cagliari è stato consegnato ai bambini un rossetto, gli è stato chiesto di metterselo sulle labbra e, dopo di che, spiegare davanti a tutti come si sentissero. Altre sperimentazioni simili prevedevano che i bambini maschi giocassero con le bambole e le femmine con giochi solitamente maschili.
La protesta dei genitori sortì l’effetto desiderato. Furono coinvolti la stampa locale nonché alcuni insegnanti e il Comune fu inondato di lettere di protesta, così che l’Amministrazione cittadina si trovò a dover dar conto all’opinione pubblica di questa arbitraria iniziativa diretta ai bambini. Il Comune allora bloccò tutto, “dato che – osserva Leo – la legge chiede il consenso dei genitori e degli organi scolastici per qualsiasi progetto extracurricolare, che, quanto meno, deve essere inserito nel Pof (Piano offerta formativa), in base al quale le famiglie scelgono la scuola a cui iscrivere i figli”.
Evidentemente però, era ancora troppo presto per tirare un sospiro di sollievo. Con l’inizio dell’anno scolastico, Agape e Snoq hanno presentato un nuovo piano di 230 ore che si snoda lungo tutta la stagione, dal titolo Alla scoperta della differenza. Il progetto è destinato alle classi dalla terza alla quinta elementare e, nonostante i contenuti appaiano diversi da quelli dell’anno scorso, le segnalazioni di alcuni insegnanti hanno fatto suonare di nuovo il campanello d’allarme.
“Un insegnante ci ha contattato spiegandoci che nella presentazione al corpo docenti è stata illustrata la teoria gender, motivo per cui ci siamo riattivati informando di nuovo la dirigenza scolastica”, spiega Lao. Stavolta però è meno ottimista: “Credo che la cooperativa non si fermerà finché non avrà implementato il piano e riscosso la cifra di 8.500euro prevista dal bando”. Pronostico che tuttavia non deve scoraggiare, anzi. Lao invita a creare un coordinamento regionale “che preveda la presenza di due o tre famiglie in ogni scuola per monitorare la situazione”, poiché se non c’è più nessuno che rappresenti la famiglia, “si deve rappresentare da sé”.
L’appello dell’esponente dell’Associazione famiglie numerose travalica la Sardegna. È di queste ore, infatti, il lancio di una campagna contro la teoria del gender nelle scuole da parte dell’associazione Sos Ragazzi. “Per prima cosa invitiamo i nostri sostenitori a prendere carta e penna e a scrivere al Dirigente scolastico dell’istituto frequentato dai propri figli per chiedere espressamente di vigilare in modo che a scuola non si organizzino programmi di questo tipo”, si legge in un comunicato.
“Il secondo invito – prosegue – è la sottoscrizione di una petizione indirizzata al ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, affinché prenda una posizione di chiara e netta condanna nei confronti della diffusione dell’ideologia del gender sui banchi di scuola e si impegni anche in futuro a coinvolgere le associazioni dei genitori in materia di lotta alla discriminazione”. Un segnale chiaro del fatto che le famiglie italiane sono “più che mai decise a dare battaglia per il diritto dei genitori a educare liberamente i propri figli”.