Riprendiamo di seguito il discorso rivolto questa mattina da papa Francesco alla delegazione della Conferenza Internazionale dei Vescovi veterocattolici dell’Unione di Utrecht.
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Vostra Grazia,
Eminenza,
Eccellenze,
rivolgo il mio cordiale saluto ai membri della Conferenza dei Vescovi veterocattolici dell’Unione di Utrecht. La vostra visita ci offre una proficua occasione di riflessione sul nostro comune viaggio ecumenico.
Quest’anno segna il cinquantesimo anniversario della promulgazione del Decreto sull’Ecumenismo del Concilio Vaticano II, Unitatis redintegratio, che ha inaugurato una nuova era di relazioni ecumeniche e di impegno nella ricerca dell’unità dei discepoli di Cristo. Per tutti noi, il lavoro della Commissione Internazionale di dialogo cattolica-veterocattolica svolge un ruolo significativo nella ricerca di una crescente fedeltà alla preghiera del Signore «che tutti siano sola una cosa» (cfr Gv 17,21). È stato possibile costruire ponti di intesa reciproca e di cooperazione pratica. Sono state realizzate convergenze ed individuate in maniera più precisa differenze, collocandole in nuovi contesti.
Se, da una parte, ci rallegriamo ogni volta che possiamo compiere ulteriori passi verso una più salda comunione di fede e di vita, dall’altra ci rattristiamo nel prendere coscienza dei nuovi disaccordi che sono emersi tra noi nel corso degli anni. Le questioni ecclesiologiche e teologiche che hanno accompagnato la nostra separazione sono ora più difficili da superare a causa della nostra crescente distanza su temi attinenti al ministero ed al discernimento etico.
La sfida che cattolici e veterocattolici devono affrontare è dunque quella di perseverare in un sostanziale dialogo teologico e di continuare a camminare insieme, a pregare insieme e a lavorare insieme in un più profondo spirito di conversione a tutto ciò che Cristo vuole per la sua Chiesa. Nella nostra separazione vi sono stati, da entrambe le parti, gravi peccati e mancanze umane. In uno spirito di reciproco perdono e di umile pentimento, abbiamo bisogno adesso di rafforzare il nostro desiderio di riconciliazione e di pace. Il cammino verso l’unità inizia con una trasformazione del cuore, con una conversione interiore (cfr Unitatis redintegratio, 4). È un viaggio spirituale dall’incontro all’amicizia, dall’amicizia alla fratellanza, dalla fratellanza alla comunione. Lungo il percorso, il cambiamento è inevitabile. Dobbiamo essere sempre disposti ad ascoltare e a seguire i suggerimenti dello Spirito che ci guida alla verità tutta intera (cfr Gv 16,13).
Nel frattempo, nel cuore dell’Europa, così confusa sulla propria identità e sulla propria vocazione, vi sono molte aree in cui cattolici e veterocattolici possono collaborare, tentando di rispondere alla profonda crisi spirituale che colpisce individui e società. C’è sete di Dio. C’è un profondo desiderio di riscoprire il senso della vita. E c’è un urgente bisogno di una testimonianza credibile delle verità e dei valori del Vangelo. In questo, possiamo sostenerci ed incoraggiarci reciprocamente, soprattutto a livello di parrocchie e di comunità locali. Infatti, l’anima dell’ecumenismo consiste nella «conversione del cuore» e nella «santità di vita, insieme con le preghiere private e pubbliche per l’unità dei cristiani» (Unitatis redintegratio, 8). Pregando gli uni per gli altri e gli uni con gli altri, le nostre differenze verranno assunte e superate nella fedeltà al Signore e al suo Vangelo.
Sono consapevole del fatto che il «santo proposito di riconciliare tutti i cristiani nell’unità della Chiesa di Cristo, una e unica, supera le forze e le doti umane» (Ibid., 24). La nostra speranza risiede nella preghiera di Cristo stesso per la Chiesa. Addentriamoci allora ancora più profondamente in questa preghiera, di modo che i nostri sforzi siano sempre sostenuti e guidati dalla grazia divina.
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