Chi insegna ad amare

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Vangelo

Lc 13,22-30

Lettura

L’immagine della “porta stretta”, propostaci da Gesù, si presta a due interpretazioni. Essa può essere compresa come il rispetto da dare al rigore di una condotta morale adeguata al messaggio cristiano. Ma un’altra lettura ci fa considerare la “porta stretta” come l’esigente incontro con la persona di Cristo, con l’ascolto da dare alla Parola sua. Anzi, per la verità, è proprio la Pasqua di Gesù, con la dinamica del morire per risorgere, che diventa il passaggio stretto, ma salvifico, per le nostre vite.

Meditazione

È bello considerare che le due ipotesi non si negano reciprocamente, ma l’una contiene l’altra: la porta stretta è il Signore Gesù! L’esigenza che tocca la vita del discepolo allora non è un freddo imperativo, ma la risposta alla persona del Maestro; il legame con Lui, che nasce da una conoscenza sempre più approfondita e cordiale della sua persona, ci fa capaci di scegliere il bene, anche se impegnativo e umanamente gravoso. Egli si presenta con sempre maggiore chiarezza come “il Dio che salva”, secondo il significato del nome “Gesù”. Noi non possiamo salvarci con le nostre opere, ma siamo salvati da Lui. Certamente in questa salvezza si entra attraversando la porta, Cristo appunto, che porta con sé la vita nuova, una vita che cammina nella strada stessa di Gesù. Una strada nella quale abbiamo sempre bisogno di Gesù e della sua opera di salvezza. La descrizione degli esclusi dalla salvezza, nella parte finale della lettura odierna, riferisce lo sgomento di coloro che rivendicano la bontà della loro vita, e quello che di buono hanno fatto, ma in questa lettura di sé vi è ingenuità e inconsapevolezza. Essi pensano o parlano delle cose positive che essi hanno fatto, delle parole buone che essi hanno. Ma è chiara in loro la persuasione che non siamo noi a fare il bene, ma lo Spirito di Gesù in noi? Proprio in ragione della gratuità dell’amore, capace di far uscire la persona dal suo gretto egoismo, sarà invece riconosciuto il bene compiuto da uomini e donne venuti da lontano, non appartenenti alla stirpe di Abramo e alla fede del popolo di Dio, ma proiettati generosamente verso i fratelli, e alla fine del tempo si scopriranno amati e chiamati da Gesù a vivere nell’amore. Essi hanno ubbidito all’impulso dello Spirito in loro, e «siederanno a mensa nel regno di Dio»: «…ultimi che saranno primi, …primi che saranno ultimi».

Preghiera

Gesù, fa’ che nella mia vita si sviluppi, cresca e sia attiva la memoria di te; cresca in me la conoscenza del Vangelo e la compassione per la tua sofferenza per me.

Agire

Parteciperò all’Eucaristia riconoscendo che essa è la porta stretta, perché mi consente di riconoscere e seguire Gesù come il Salvatore, che desidero amare sempre di più.

Meditazione a cura di mons. Giovanni Giudici, vescovo di Pavia, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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