Parliamo di Alessandro Campagna, personaggio mitico del mondo della pallanuoto, giocatore e allenatore di eccellenza mondiale. Dal 2003 al 2008 è stato allenatore della Nazionale greca, vincitore della medaglia di bronzo ai Mondiali di nuoto di Montreal, classificato al quarto posto ai Giochi di Atene e al terzo nella World League di pallanuoto, nel 2004 a Long Beach, e nel 2006 ad Atene.
Tornato ad allenare la Nazionale italiana, nel 2008 ha guadagnato la medaglia di bronzo ai Giochi del Mediterraneo di Pescara. Ai campionati europei del 2010, il Settebello ha conquistato l’argento. E un altro se lo è portato a casa dopo la World League 2011. Nello stesso anno ai mondiali di nuoto che si sono svolti a Shangai, la nazionale italiana è salita sul gradino più alto del podio conquistando la medaglia d’oro. Il 19 aprile 2012 alla cerimonia dei Collari d’Oro al Merito Sportivo ha ricevuto per la sua carriera l’onorificenza della Palma d’Oro al Merito Tecnico.
Campagna, come tanti altri sportivi e campioni, è intervenuto sabato a Roma al convegno internazionale “Lo sport… ben oltre lo svago!” organizzato dall’Università Europea di Roma, in collaborazione con la rete internazionale di 15 Università dell’Anàhuac.
Intervistato da ZENIT, ha racconato come il gioco di squadra sia fondamentale per educare alla “rettitudine come condotta morale, la lucidità nel misurarsi con l’altro, il valore del gruppo rispetto all’ individuo, passare la palla ed evitare il protagonismo per il bene della squadra”.
Ha ricordato pure i suoi esordi e “la fortuna” di iniziare l’attività sportiva a Siracusa dove “c’era un clima straordinario” generato dal suo primo allenatore Romolo Parodi. “E’ stato più che un allenatore – ha detto – è stato un secondo padre, un educatore. Mi ha trasmesso fin dentro le ossa tutti quei valori per essere dei buoni cittadini. Mi ha insegnato a rispettare le regole, ad affrontare rinunce e sacrifici, ad avere pazienza”.
Secondo il pallanuotista, “per arrivare a grandi obiettivi come giocare a un olimpiade, bisogna intraprendere un percorso. Parodi ci ha insegnato a temere alta l’immaginazione, ma con i piedi per terra. L’umiltà serve a diventare un campione in qualsiasi attività che svolgerai, sia esso sportiva che nel campo civile”.
“Il nostro allenatore – ha aggiunto -, ci controllava se andavamo a scuola e se facevamo i compiti. Per lui, lo studio era più importante dell’allenamento. Ci mandava a casa a studiare se avevamo marinato la scuola. Ha aiutato le nostre famiglie ad educarci”.
A 17 anni Campagna partecipò ai primi raduni con la Nazionale: “Gli allenamenti e la pratica sportiva mi hanno rafforzato e migliorato anche nel rendimento scolastico. Ho avuto qualche problema fisico e quindi mi sono potuto dedicare agli studi universitari”.
Poi incontrò altri due “grandi uomini”: Fritz Dennerlein “che mi ha insegnato la tattica, la strategia e il saper comunicare”. E Ratko Rudić, “il croato con cui ho vinto l’olimpiade da giocatore. Mi ha rafforzato nella cultura del lavoro. Sono stato il suo assistente come allenatore. Mi ha fatto capire come si accettano e come si reagisce alle sconfitte. Non si esaltava nelle vittorie non si deprimeva nelle sconfitte, anzi dopo le sconfitte si buttava sul lavoro con una energia maggiore”.
“Con questi allenatori – ha spiegato lo sportivo – è come se avessi fatto l’università della pallanuoto. E’ stato un percorso di crescita favorito anche dal fatto che da giocatore ricoprivo il ruolo di regista e quindi ero abituato a giocare affinchè gli altri potessero esprimersi al meglio”.
Campagna ha ricordato pure il momento in cui smise di giocare: “Ero incerto sul da farsi. All’inizio pensavo di non essere in grado di fare l’allenatore, poi ho superato la paura e ho cominciato a lavorare per portare le squadre che allenavo al meglio delle loro possibilità. Non mi preoccupavo di vincere a tutti i costi. L’importante era lavorare bene e crescere, sia nella prestazione tecnica che nei valori morali. La crescita deve essere individuale e come squadra. Solo in questo modo è possibile competere ai massimi livelli”.
“Si può vincere o si può perdere – ha aggiunto il pallanuotista – in ogni caso sono sicuro che stiamo lavorando bene. Questa è la caratteristica delle squadre italiane, che sembrano sempre più deboli degli avversari, ma poi una volta in acqua, la tattica, la determinazione, la libertà di fare cose inaspettate, fa sì che si riesce a compiere imprese inaspettate”.
Quindi, “umiltà e motivazione” sono la base per costruire squadre vincenti, secondo il pluripremiato campione. E proprio l’umiltà – ha detto – “è il traguardo più lontano e difficile”. “Dell’ultima medaglia conquistata non mi ricordo più nulla. Se ho la pancia piena sono finito. Sono attento a quanto di nuovo fanno gli altri. Non temo di apprendere le idee altrui e migliorarle. Sono pronto a modificare i metodi, le strategie, le tattiche le tecniche di allenamento per dare un valore in più al lavoro”. In questo senso – ha sottolineato – “la cultura sportiva è come una scuola di vita”.
Alla domanda se siano bastate le conoscenze tecniche e umane oppure c’è stato qualcosa di spirituale che lo abbia aiutato durante la sua carriera, Campagna ha risposto che il suo percorso sarebbe finito tanto tempo fa se non avesse avuto fede nel Signore. “Sento sempre il conforto di Gesù Cristo – ha ammesso -. Credo e prego molto, anche se nella mia vita ho fatto molti errori. Sono partito da Siracusa che ero un ragazzo. Ho girato il mondo. Ci sono stati momenti di sbandamento della mia vita, ma ho sempre sentito una mano ferma che dall’alto mi guidava e mi riportava nei binari giusti”.
“Pur soffrendo per le umane difficoltà sono riconoscente al Signore e sento dentro di me la forza della fede. Sento una vicinanza del Signore. Prego spesso e una volta a settimana con un gruppo di persone ci fermiamo a leggere e commentare la Bibbia. E’ una bellissima esperienza. Aspetto con trepidazione quel momento. La fede mi rende solido e sereno, non tanto per vincere ma per darmi la forza per combattere”.
Questa fede il coach la condivide con tutta la squadra. “Quasi tutti i giocatori che arrivano in Nazionale hanno una grande fede ed un sensibilità spirituale. Ho visto con i miei occhi come la fede riesce a trasformare la vita di molti giocatori. Ci sono pallanuotisti nazionali che mi hanno chiesto di spostare gli allenamenti pur di andare a Messa la domenica mattina…”. “Quando siamo al villaggio olimpico – ha proseguito – c’è sempre un assistente spirituale e durante i periodi in cui ci si allena insieme sono tanti i giocatori che frequentano la Chiesa”.
Tutti questi valori, umani e spirituali, traspaiono nella squadra capitanata da Campagna. Tanto che “a Londra, il presidente del CONI, Gianni Petrucci – ha raccontato – mi ha fermato e mi ha detto ‘devo farti i complimenti per come la Nazionale di pallanuoto è cresciuta nei valori umani, una squadra educata sempre con il sorriso sulle labbra’. Preparare e far crescere uomini veri è stata per me la soddisfazione più grande”.