Il sacerdote: un uomo che ricorda e che risponde

Il Segretario della Congregazione per il Clero lancia un sentito richiamo ai sacerdoti studenti presenti a Roma

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Accogliendo l’invito del rettore del Collegio Sacerdotale “Tiberino”, monsignor Miguel Delgado Galindo, il rev. Jorge Carlos Patrón Wong, Segretario della Congregazione per il Clero, ha inaugurato il 25 ottobre l’anno accademico 2014-2015.

Il “Tiberino”, creato nel 1985, è un centro ecclesiastico internazionale di carattere universitario, promosso dalla Pontificia Università della Santa Croce, dove risiedono sacerdoti diocesani provenienti da tutto il mondo inviati dai loro Vescovi a perfezionare i loro studi. Attualmente, il collegio sacerdotale “Tiberino” ospita 30 sacerdoti provenienti da 19 Nazioni dei cinque continenti.

Il collegio risponde al vivo desiderio di San Josemaría Escrivá de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei, di creare un luogo che avesse come obiettivo principale quello di fornire ai sacerdoti che studiano a Roma una formazione integrale e permanente, nelle dimensioni umana, spirituale, pastorale e intellettuale.

L’inaugurazione è iniziata con la Santa Messa presieduta dal Presule, che, prendendo spunto dal Vangelo (XXX domenica – Mt. 22, 34-40), ha offerto una riflessione sulla chiamata al sacerdozio e sulla sua risposta.

“La nostra è un’esperienza di chiamata che nasce nell’amore, nasce da una scelta che parte dal cuore di Cristo. Non si può capire la vita di un sacerdote senza questa esperienza d’amore.. Noi cerchiamo di rispondere amando il Signore con tutto il cuore, l’anima, la mente e amando il prossimo come noi stessi. E’ un’esperienza che si fa memoria, giorno dopo giorno, anno dopo anno.”

Mons. Wong ha continuato dicendo che quest’esperienza va a confluire nella più grande esperienza d’amore vera che è l’Eucarestia. Quindi “ogni volta che ci si riunisce per celebrarla si fa memoria di tutte le vicende storiche personali che ognuno ha vissuto. Concelebrare quindi con tanti sacerdoti di cinque continenti è un cumulo di memoria affettiva, è la memoria di tanti popoli”.

“Risiedere a Roma – ha prosegueito il presuòe – è una grazia per tutti i sacerdoti del mondo. Dio ci dona l’opportunità di condividere non soltanto gli studi, ma soprattutto la nostra esperienza come uomini, come studenti, come pastori. Venire a Roma non può limitarsi a perfezionare soltanto la propria formazione intellettuale. In realtà ciò che il popolo spera è che ritornino sacerdoti più santi, non soltanto sacerdoti più dotti”.

Dopo la Santa Messa, la serata è continuata con la cena e una piccola festa in cui non sono mancati canti e sketches interpretati dai sacerdoti residenti nel Collegio.

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ZENIT Staff

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