Geova a Messa

Confronto tra cattolicesimo e geovismo sulle Letture per la Solennità di Tutti i Santi (1 Novembre 2014) e Commemorazione dei fedeli defunti (2 Novembre 2014), Domenica XXXI del T.O.

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La liturgia di queste due ricorrenze è decisamente troppo ricca per poterne racchiudere un commento esauriente nello spazio concesso. Si pensi che quella relativa ai defunti ha perfino i testi di tre SS. Messe! Ci limiteremo quindi a spiegare, in confronto con la nostra fede, cosa pensa il geovismo dei “santi” e dei “defunti”; e poi a cogliere solo qualche… stranezza interessante.

Per noi i “Santi” sono tutti quei cristiani che, grazie ad una vita virtuosa vissuta con eroismo, sono morti “in grazia di Dio” e hanno conseguito il premio eterno (Chiesa trionfante), il “gaudio del tuo Signore” riservato al “servo buono e fedele”. E per questo la Chiesa ne ripropone durante l’anno alla emulazione alcuni campioni più rappresentativi e, nella festività del primo novembre il ricordo di tutti i beati quali familiari in attesa del nostro “ritorno”. Inoltre ritenendoli sempre vivi e coscienti, ci esorta anche alla richiesta della loro intercessione quali amici di Dio che, inseriti nel “Corpo di Cristo” sono, con la Madonna loro Regina, anche corredentori. A noi dunque la Bibbia,  infallibilmente interpretata dalla Chiesa, insegna che i nostri “Santi”, canonizzati o no, con la loro anima, durante il nostro tempo intermedio, prima delle risurrezione finale, sin dalla loro morte fisica, sono “nella gloria di Dio”. Questa consiste nella compartecipazione al gaudio della stessa Trinità, loro commisurato secondo il livello da loro raggiunto come “capaci di Dio”; ovvero Dio, occorrendo dopo una rigenerante purificazione in Purgatorio, è diventato “tutto” in loro perfezionando in loro l’immagine di Sé che è Amore. Quanto a quelli che sono nello stato di “purificazione” (Chiesa purgante) la Chiesa, aiutata dallo Spirito santo (che “avrebbe fatto capire ogni cosa”!), ha ritenuto valide le preghiere fatte in loro favore da parte dei cristiani ancora sulla terra (Chiesa militante). Quindi noi, con la preghiera e opere buone, riceviamo intercessione dai santi beati e ne doniamo, come “suffragio” a quelli purganti.

Nel geovismo è tutta un’altra cosa. Per loro esiste solo una categoria ristretta di 144.000 “santi” (o Unti) che Geova avrebbe eletto, adottato come figli, e “dichiarati giusti” indipendentemente dalla loro condotta. Essi, come ogni essere umano ferito dal peccato originale, restano endemicamente guasti, peccatori. Non sono rigenerati dallo “spirito” divenendo “nuova creatura” con la grazia né “tempio” in cui Dio inabita. La grazia divina non esiste, o meglio è ridotta ad un atteggiamento di “immeritata benevolenza” che Geova ha nei loro confronti. Lo “spirito santo”, che nel geovismo ha le iniziali minuscole perché non è persona della Trinità ma la “forza attiva di Dio”, avrebbe comunicato loro interiormente, in modo insindacabile, che essi sono figli di Dio (cf Romani 8,16). Nel primo secolo tutti i cristiani avrebbero ricevuto l’unzione (quindi il NT Geova lo ha indirizzato solo agli “Unti” che sono “la Chiesa” di Geova, poi “Congregazione”). I normali TG sono detti “Altre Pecore”; essi, di fronte ai suddetti “figli di Dio” e “fratelli di Cristo”, primo tra gli Unti, sono solo “nipoti di Dio”. Di tali soggetti, la cui unzione sarebbe iniziata alla Pentecoste, Geova ne avrebbe completato il “suggello” del numero 144.000 nell’anno 1935 (anno in cui si è scoperta la categoria delle “Altre Pecore”). Attualmente sulla terra ci sarebbe ancora un “Unto rimanente” di circa 10.000 soggetti (anni fa se ne indicava il numero esatto, ora invece ha iniziato ad oscillare diminuendo, come di dovere perché sono tutti della generazione del 1914 o giù di lì, ma anche, stranamente, aumentando. Sembra quindi un numero destinato a non scomparire perché… al loro finire è collegata la fine del mondo (o “del presente sistema di cose”) che appunto a Brooklyn non si prevede più tanto “prossima” nonostante la si riconfermi sempre “imminente”! Degli Unti morti dalla Pentecoste in poi sarebbe avvenuta una “prima risurrezione” nel 1918 (non abbiamo spazio per spiegare i perché di queste deduzioni!); mentre da quella data in poi essi, alla loro morte, vengono forniti di un “corpo spirituale”, unico adatto a dimorare nel “Reame dei cieli” e assunti in cielo a “coregnare con Cristo”. La loro attuale funzione non si sa in cosa consista, ma allo scoppio di Armaghedon, malgrado la loro decantata “mitezza” diverranno guerrieri forniti di “mazze per massacrare i nemici di Geova”, insieme all’esercito angelico, comandato da Gesù “feldmaresciallo di Geova”. Poi, nel millennio successivo essi, governando la terra dal cielo, dovrebbero “applicare i meriti di Cristo” (!?!) per sanare fisicamente e spiritualmente sia i TG sopravvissuti ad Armaghedon sia i defunti meritevoli che Geova avrà deciso di risuscitare (non tutti hanno superato questo primo esame; per es. restano distrutti per sempre Adamo ed Eva, gli Unti che cadono nell’apostasia e altri!…). Si potrebbe dire ancora molto e farsi delle domande su queste cose ma è giocoforza chiudere qui…

Quanto ai “defunti” normali, cioè non Unti, il geovismo ritiene che l’anima spirituale non esiste (esso definisce “anima” ciò che nel linguaggio comune è detto “persona” o “essere umano”). Le persona non sarebbe composta di anima e corpo ma di “corpo” e “energia vitale”, che equivocamente è detta anche “spirito”. Quindi quando muore una persona i TG dicono che è morta un’anima, cioè la persona intera è tornata nell’inesistenza della prenascita, si è nullificata. Di essa non resta che “il ricordo custodito nella mente di Geova” che è “la comune tomba del genere umano”. Egli, se lo vorrà, un giorno la “risusciterà” dopo l’Armaghedon. Questo processo è detto impropriamente “risurrezione” (in qualche testo usano però più propriamente “ricreazione”; ed è per questo che noi diciamo che non esiste nel geovismo risurrezione ma solo ricreazione di copie conformi all’originale). I morti “risuscitati” saranno impegnati nel millennio a raggiungere la perfezione, educandosi ed educando biblicamente i risuscitati (giusti e ingiusti) che non hanno conosciuto pienamente “le alte norme di Geova” alle quali dovranno adeguarsi, governati dai “prìncipi” (tra i quali eccelleranno i giusti dell’AT, Noè, Abramo, Mosé, Giovanni Battista, Zaccaria, Elisabetta, Giuseppe ecc… che non sono né saranno mai assunti in cielo perché defunti prima della Pentecoste). Chi non accetta la disciplina potrà essere “distrutto” durante o alla fine del millennio. Al termine del millennio tutte le “Altre pecore”, che avranno superato questo secondo esame, saranno sottoposte ad un’ulteriore prova di fedeltà severissima perché sarà architettata da Satana che, imprigionato nel millennio, sarà alla fine “scatenato” e “farà tante vittime come la sabbia del mare”. Solo chi avrà superato anche questo terzo esame avrà “diritto di vivere eternamente sulla terra trasformata in paradiso terrestre, senza cattivi, né malattie e altro, con Geova che direttamente regnerà su questo mondo “riconsegnato da Gesù al Padre”. In realtà il “Canale di Geova” che dice di trasmettere la verità rivelata da Dio, ha scritto che anche durante la vita eterna Geova potrebbe applicare la pena di morte a “possibili ribelli” senza quindi che il problema della salvezza sia risolto in maniera definitiva. Nel geovismo cioè non esiste, come per noi, il godimento della visione beatifica che renderà impossibile l’appetire come più conveniente ciò che è altro da Dio.

Aggiungiamo solo qualche altra stranezza e incongruenza dai testi: a) nel discorso delle beatitudini (Matteo 5, 1-12) Gesù accenna chiara
mente al premio celeste parlando di “figli di Dio” che “vedranno Dio” e di “regno dei cieli”, cosa incongruente con il fatto che l’uditorio a cui parlava non aveva l’unzione né immaginava di riceverla e anzi, ben radicato nella mentalità israelitica, si aspettava un regno terreno come regalo portato dal Messia; b) Il numero di 144.000 Unti (ricavato da Apocalisse 7,4) è desunto contro ogni legge esegetica che impone di non dare alla numerazione del genere apocalittico un valore matematico ma simbolico; c) In Giobbe 19, 26-27 la Bibbia CEI dice “26 Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. 27 Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro.Forse l’attento CD di Brooklyn ci ha visto un accenno alla sopravvivenza dell’anima, una conferma della veduta della “cristianità”? Fatto sta che la NM geovista rende questi versetti così: “26 E dopo la mia pelle, [che] hanno portato via, questo! Benché ridotto nella mia carne contemplerò Dio, 27 Che io pure contemplerò da me stesso, E [che] i miei medesimi occhi certamente vedranno, ma non qualche estraneo.” Lo si può utilmente rileggere più volte ma senza sfuggire al sospetto che il CD abbia pensato: ove non riesco a negare ciò che il testo dice o a cui almeno velatamente allude, faccio in modo che risulti incomprensibile.

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Sandro Leoni

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