Lunedi 13 ottobre sul sito della Camera dei Deputati è stata pubblicata la bozza della Dichiarazione dei diritti in Internet predisposta dalla Commissione presieduta da Stefano Rodotà e composta da parlamentari e studiosi del settore o di ambiti ad esso collegati.
La dichiarazione consta di un preambolo (1) e di quattordici articoli (2) e sarà sottoposta a consultazione pubblica, a partire dal 27 ottobre; potranno partecipare italiani e stranieri (bozza disponibile anche nelle traduzioni in inglese, francese e tedesco).
Tale bozza, contenendo una serie di assunzioni di principio, può essere ritenuta un punto di partenza per consentire poi a chiunque di cimentarsi su una riflessione più articolata. Data la fruibilità del web, è pensabile che molti possano contribuire ad integrarne l’articolazione, configurandosi come opportunità anche per tutte quelle comunità “silenziose” presenti sul web.
Proprio su questo tema, ovvero quello della consultazione pubblica, se la lettura delle sei pagine della Dichiarazione permette di inquadrare in via generale il contesto, sono parimenti interessanti i resoconti, in particolare della seconda e terza seduta dei lavori della commissione del 22 settembre e dell’ 8 ottobre, resoconti anch’essi disponibili sul sito della Camera.
I componenti della commissione, durante queste sedute, hanno evidenziato i vari aspetti sulla gestione e ricezione dei contributi di una consultazione. Così, oltre all’istituzione di un indirizzo e-mail presidiato per recepire in continuità gli interventi, e la disponibilità della piattaforma Civi.ci già utilizzata per questi ambiti, vi è anche la necessità che i contributi possano essere via via resi pubblici in maniera tale da mettere a fattor comune il dibattito che si sta aprendo.
Inoltre, se possono pervenire idee di singoli cittadini, vi possono essere anche quelle di associazioni o gruppi di interessi o media operativi sul web che, oltre a poter avere competenze specifiche, sono anche portatori di visioni particolari sul tema.
Ancora, in contemporanea e ad integrazione della consultazione online, vi sono le audizioni che la commissione svolgerà direttamente, partendo da Facebook che ha già chiesto un incontro, e con le Associazioni di categoria degli operatori telefonici o dei Provider, così come la possibilità di far intervenire dei giovani under 25 qualificati.
Come affermato dalla Presidente della Camera Laura Boldrini a conclusione del suo intervento dell’8 ottobre: “I risultati della consultazione (…) verranno elaborati e poi sottoposti e valutati dalla commissione”. Forse su quest’ultimo aspetto si potrebbe inserire un elemento, presente incidentalmente anche nell’ intervento di uno dei componenti la commissione nell’incontro di settembre, anche se in maniera critica.
Se, come si afferma nel preambolo “Internet ha contribuito in maniera decisiva a ridefinire lo spazio pubblico e privato, a strutturare i rapporti tra le persone e tra queste e le Istituzioni”, allora, perché non valutare in maniera più approfondita se non sia il caso di sottoporre il risultato finale della Dichiarazione dei diritti in internet ad un referendum popolare?
Perché non pensare che quello di Internet possa essere uno dei grandi temi sui quali coinvolgere tutte le persone, e in particolare le nuove generazioni, chiamandole a decidere direttamente anche con un sì o con un no, oltre che chiedere di fornire un parere o inviare un contributo sapendo che poi sarà “solo” valutato dalla commissione?
E, infine, perché non ritenere che tutto il lavoro fatto all’interno delle commissioni di esperti, di commissioni parlamentari, di voti di Assemblea Legislativa, di Global Forum poi non possa avere un grande atto di ratifica pubblica che dia anche diversa autorevolezza ad ipotesi di costituzione di nuove e ulteriori autorità nazionali e internazionali, come peraltro propone in conclusione la Dichiarazione dei diritti in Internet? (3)
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NOTE
1) Di seguito il testo contenuto nel preambolo. Come emerso nel corso dell’audizione dell’8 ottobre, la veicolazione di questo testo può contribuire, soprattutto attraverso la scuola e le giovani generazioni, ad una maggiore conoscenza e consapevolezza dei diritti / doveri in Internet e ad estendere i confini della cultura digitale: “Internet ha contribuito in maniera decisiva a ridefinire lo spazio pubblico e privato, a strutturare i rapporti tra le persone e tra queste e le Istituzioni. Ha cancellato confini e ha costruito modalità nuove di produzione e utilizzazione della conoscenza. Ha ampliato le possibilità di intervento diretto delle persone nella sfera pubblica. Ha modificato l’organizzazione del lavoro. Ha consentito lo sviluppo di una società più aperta e libera. Internet deve essere considerata come una risorsa globale e che risponde al criterio della universalità.
L’Unione europea è oggi la regione del mondo dove è più elevata la tutela costituzionale dei dati personali, esplicitamente riconosciuta dall’articolo 8 della Carta dei diritti fondamentali, che costituisce il riferimento necessario per una specificazione dei principi riguardanti il funzionamento di Internet, anche in una prospettiva globale.
Questa Dichiarazione dei diritti in Internet è fondata sul pieno riconoscimento di libertà, eguaglianza, dignità e diversità di ogni persona. La garanzia di questi diritti è condizione necessaria perché sia assicurato il funzionamento democratico delle Istituzioni, e perché si eviti il prevalere di poteri pubblici e privati che possano portare ad una società della sorveglianza, del controllo e della selezione sociale.
Internet si configura come uno spazio sempre più importante per l’autorganizzazione delle persone e dei gruppi e come uno strumento essenziale per promuovere la partecipazione individuale e collettiva ai processi democratici e l’eguaglianza sostanziale.
I principi riguardanti Internet tengono conto anche del suo configurarsi come uno spazio economico che rende possibili innovazione, corretta competizione e crescita in un contesto democratico.
Una Dichiarazione dei diritti di Internet è strumento indispensabile per dare fondamento costituzionale a principi e diritti nella dimensione sovranazionale”.
2) (1) Riconoscimento e garanzia dei diritti – (2) Diritto di accesso – (3) Neutralità della rete – (4) Tutela dei dati personali – (5) Diritto all’autodeterminazione informativa – (6) Inviolabilità dei sistemi e domicili informatici – (7) Trattamenti automatizzati – (8) Diritto all’identità – (9) Anonimato – (10) Diritto all’oblio – (11) Diritti e garanzie delle persone sulle piattaforme – (12) Sicurezza in rete – (13) Diritto all’educazione – (14) Criteri per il governo della rete.
3) Tra i tanti testi sull’argomento, una disamina approfondita è disponibile nel libro di Franco Bernabè “Libertà vigilata” del 2012 (recensione sull’edizione di ZENIT del 22 dicembre 2012).