Utilizzo di armi vietate: l'accusa nei confronti dell'Ucraina

Secondo la Ong Human Rights Watch, l’esercito di Kiev avrebbe lanciato bombe a grappolo sulla città di Donetsk

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Bombe a grappolo sui civili e crimini di guerra. I metodi con i quali l’esercito ucraino sta conducendo la campagna bellica nel Donbass, contro l’autoproclamata Repubblica, sono caratterizzati dall’uso di armi vietate dalle convenzioni internazionali e da eccidi.

La denuncia giunge da Human Rights Watch. La nota Ong ha formulato le accuse sulla base delle prove rinvenute sul terreno e delle testimonianze raccolte tra i civili del Donbass. Il 2 e il 5 ottobre, l’esercito di Kiev avrebbe usato materiale bellico bandito nella maggior parte del mondo. La città più colpita è Donetsk, dove Human Rights Watch ha documento altri 10 bombardamenti con ordigni a grappolo, causa della morte di cinque persone e del ferimento di altre decine.

Su Kiev cala inoltre l’ombra delle esecuzioni sommarie. A fine settembre il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov aveva denunciato il ritrovamento di 400 corpi in fosse comuni che, secondo la stampa russa, si sarebbero trovate nei villaggi di Komunar e Nyzhnya Krynka, prima occupati dalle truppe filogovernative.

Il governo ucraino nega tuttavia l’utilizzo di armi bandite dai trattati internazionali. “L’esercito ucraino – ha detto il portavoce del consiglio di sicurezza, Andrii Lisenko,  – non ha usato armi vietate a livello internazionale”. Inoltre, né la Russia, né l’Ucraina hanno sottoscritto la convenzione di Ottawa contro le bombe a grappolo e le mine anti-uomo. Convenzione cui manca la firma anche di Paesi importanti come la Cina e gli Stati Uniti.

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ZENIT Staff

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