Sua Beatitudine Ignazio Youssef III Younan, Patriarca siro cattolico di Antiochia, ha dichiarato che la sfida per i cristiani in Iraq e in Siria è “non solo vivere la nostra vocazione cristiana, ma sopravvivere”. Ha aggiunto che la Chiesa deve “prendersi cura di loro”.
In una intervista rilasciata a ZENIT, il Patriarca Younan ha raccontato delle sofferenze e delle sfide che le famiglie della sua regione stanno affrontando, rivelando di essere “molto preoccupato”. Sua Beatitudine ha parlato poi del Sinodo sulla Famiglia; le Sue speranze e l’auspicio che la sua gente venga aiutata.
Alla fine di luglio, Papa Francesco aveva chiamato il patriarca cattolico, dicendo che stava seguendo con preoccupazione quanto avveniva in Iraq, in particolare la drammatica situazione dei cristiani che vivevano a Mosul.
I militanti islamici avevano minacciato di morte i cristiani di Mosul confiscando loro le case e tutti gli averi se non si fossero convertiti. Mosul è la seconda città dell’Iraq ed è ora senza una presenza cristiana per la prima volta in quasi duemila anni.
Il Patriarca Younan ha denunciato gli attacchi dei membri dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (ISIS), tra cui un incendio doloso della sede episcopale della Chiesa siro-cattolica di Mosul. Sua Beatitudine è stato anche uno dei sei patriarchi del Medio Oriente che hanno partecipato ad un vertice a Washington nel mese di settembre con i legislatori degli Stati Uniti per discutere e affrontare la situazione di emergenza.
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Chi è il patriarca di Antiochia?
Sono Ignazio Youssef III Younan, patriarca siro-cattolico di Antiochia. La nostra sede patriarcale si trova a Beirut, in Libano.
Quali sono state le principali preoccupazioni riguardanti la famiglia prima di questo Sinodo e, in particolare quali le preoccupazioni nella vostra regione?
Le famiglie cristiane dell’intero Medio Oriente, forse con la sola eccezione del Libano, si trovano ad affrontare una grande sfida: come costruire un futuro, conservando la fede, annunciando e trasmettendo la fede ai loro figli in maniera dignitosa, garantendo e preservando la libertà. Quello che abbiamo affrontato negli ultimi quattro mesi, è stato incredibilmente difficile per le nostre famiglie in Iraq, così come per le famiglie cristiane che vivono in Siria.
In questi due paesi, si sta verificando una sorta di battaglia per la sopravvivenza. Non solo come poter vivere la nostra vocazione cristiana, ma realmente come sopravvivere. I cristiani che ancora vivono nelle loro case in Iraq e Siria sono sfidati e stanno affrontando tante difficoltà. Abbiamo problemi enormi per assistere coloro che sono fuggiti dall’Iraq e dalla Siria. In più ci sono divisioni tra i cristiani, perché sono alla ricerca di un altro Paese dove poter vivere la loro fede in modo dignitoso, in piena libertà di religione e di coscienza.
E per coloro che sono stati ospitati in paesi stranieri, la sfida è quella di riuscire ad integrarsi nella società. Noi cristiani del Medio Oriente, abbiamo i nostri problemi, a cui si aggiungono quelli delle famiglie cristiane di tutto il mondo, di fronte alle sfide quali la globalizzazione, l’educazione dei bambini, il sostegno dei giovani.
Abbiamo fede e nutriamo la speranza che il Signore sostenga le nostre famiglie affinché siano testimoni del Vangelo dell’amore e della pace.
In che modo il Sinodo ha contribuito al rafforzamento delle famiglie cristiane ?
A mio parere, il Sinodo ha fatto un ottimo lavoro analizzando i problemi e le difficoltà delle famiglie cristiane di tutto il mondo. La situazione è molto diversa da Paese a Paese, da continente a continente e da sud a nord. Ma il Sinodo ha fatto un ottimo lavoro. E, in seguito al lavoro che si svolgerà da qui al prossimo anno ci aspettiamo dal Sinodo del una risoluzione molto chiara per quanto riguarda le famiglie cristiane.
In questo contesto intendo sottolineare una mia considerazione particolare. Sono molto preoccupato per la nostra gente in Iraq e Siria, e voglio far conoscere la realtà al mondo soprattutto nei Paesi occidentali, dove si prendono le decisioni che influenzano l’intero pianeta.
Devo dire loro di mantenere la fedeltà ai principi della vera democrazia, della vera libertà, delle libertà civili, così come la libertà di religione e di coscienza. E, infine, voglio rassicurare le nostre famiglie, confermando che la Chiesa non le abbandonerà e si prenderà cura di loro.