L'Annunciazione vista da un benedettino contemporaneo

Il dipinto di padre Ruberval Monteiro nella Parrocchia Regina Pacis di Centobuchi

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Padre Ruberval Monteiro, monaco benedettino, è l’autore di un bel dipinto che abbellisce una cappella della parrocchia “Regina Pacis” di Centobuchi del quale vorremmo dare una lettura teologica.

L’opera si compone di due parti: in basso, nella zona dove è posto il tabernacolo, vediamo la scena dell’Annunciazione, mentre in alto possiamo ammirare un dipinto dell’Ultima Cena, affiancato dalla rappresentazione del peccato originale.

Partiamo dall’Annunciazione. Sulla sinistra vediamo l’angelo Gabriele, vestito di bianco e con le ali variopinte. Sulla sinistra la Vergine Maria, vestita di rosso e di blu, sta filando. I due sono separati da un clipeo, all’interno del quale si trova il tabernacolo vero e proprio, sormontato dalla colomba, segno dello Spirito Santo.

Il vangelo canonico di Luca non ci dice cosa stesse facendo la Madonna quando le apparve l’angelo. A questa curiosità, che i primi cristiani avranno sicuramente avuto, risponde l’apocrifo Protovangelo di Giacomo: Maria sta tessendo, per volontà del Sommo Sacerdote, il velo del Tempio, quel velo che si squarcerà in due alla morte di Gesù (cfr. Mc 15,38; Mt 27,51 e Lc 23,45) e che per l’autore della Lettera agli Ebrei è la carne stessa di Cristo (cfr. Eb 10,20).

Ci si potrebbe domandare come mai sia stata scelta la scena dell’Annunciazione per adornare il tabernacolo. A primo acchito fra l’Annunciazione e l’Eucaristia sembra non esserci nessun collegamento. A una lettura più approfondita però, possiamo notare che, come nell’Annunciazione il Verbo (= Parola) di Dio, per la potenza dello Spirito Santo, si è unito alla natura umana, dando luogo al Mistero dell’Incarnazione, così, durante la consacrazione, sempre per mezzo dello Spirito Santo, le parole del sacerdote raggiungono il pane e lo fanno diventare Corpo di Cristo, rendendo nuovamente presente il Figlio di Dio in mezzo agli uomini, come lo fu nel grembo della Vergine Maria dopo il suo “Sì”.

Tanto in Maria, quanto durante la messa, la dinamica parola-materia rende presente il Figlio di Dio in mezzo a noi secondo l’insegnamento di Sant’Agostino: Accedit verbum ad elementum, et fit sacramentum (=Il verbo accede alla cosa e la fa diventare sacramento).

Spostiamo ora la nostra attenzione sulla parte superiore del dipinto. A sinistra notiamo Adamo ed Eva che coprono le loro nudità, dopo aver mangiato il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male. Essi sono stati ingannati dal serpente, che possiamo vedere mentre si avvolge attorno all’albero. Se ci facciamo caso, accanto all’albero della conoscenza del bene e del male c’é quello della vita. È proprio da quest’ultimo che Cristo prende l’ostia da dare in cibo agli apostoli.

Il significato teologico è molto denso: come a causa del cibo (il frutto proibito) sono entrati nel mondo il peccato e la morte, così per mezzo di un altro cibo (l’Eucaristia) l’uomo ha riacquistato la vita e la grazia (cfr. Gregorio di Nissa, La grande catechesi 37,2-3).

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Fonte: http://www.ancoraonline.it/2014/10/20/cappella-santissimo-sacramento-parrocchia-regina-pacis-centobuchi/

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Nicola Rosetti

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