Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, le comunità locali dei Monti Prenestini e dell’Alta Valle del Sacco a sud-ovest di Roma conobbero un forte flusso migratorio verso la costa orientale degli Stati Uniti, “La Merica”. In moltissime famiglie il padre o uno o più figli andarono alla ricerca di lavoro oltre Oceano.
Situazione determinata dall’impoverimento generale dei contadini e dei braccianti a causa dell’estensione anche nell’ex Stato Pontificio, conquistato nel 1870 dai Piemontesi, della legislazione neo-giurisdizionalista, a partire dalle leggi Siccardi del 1850 e dalla successiva Rattazzi del 1855.
I beni ecclesiastici furono confiscati dalle nuove autorità imposte dal Re sabaudo e messi all’asta furono acquistati dai “Signuri”, la ricca borghesia agraria che ricomprò le terre ed impose un nuovo regime economico a contadini, fittavoli e braccianti. Fu introdotto il contratto di mezzadria per il quale il prodotto andava diviso a metà tra padrone e mezzadro, tenuto a vivere con la propria famiglia all’interno del podere.
Questo sconvolse un regime economico che, dalla fine del feudalesimo, aveva regolato i rapporti contrattuali tra proprietario e conduttore di fondo agricolo e basato sulla quarta o la decima, ossia la corresponsione della decima parte o della quarta al proprietario dell’appezzamento. La distribuzione delle terre in ambito ecclesiastico era stato fino ad allora regolato attraverso le confraternite.
Ogni capofamiglia faceva parte di una di esse, alla quale gli ordini ecclesiastici concedevano una data porzione di territorio da lavorare e migliorare. Il cambiamento del regime economico imposto dei “Signuri” non fu senza conseguenze né malumori. In più occasioni si ebbero moti di piazza e interventi della forza pubblica, con la singolarità che i ristretti in galera intonavano per tutta la notte il Santo Rosario.
L’impoverimento generale che ne seguì spinse molti contadini e braccianti ad emigrare all’estero con la dichiarata intenzione di racimolare il denaro necessario a comprare un pezzo di terra in grado di sostentare sé e la propria famiglia. Non furono pochi quelli che rimasero “nella Merica”, ormai assorbiti da quel modo di vivere e di guadagnare innovativo e più remunerativo.
I luoghi di approdo di questi immigrati prenestini e dell’Alta Valle del Sacco, dopo il primo impatto ad Ellis Island nella baia di New York, dove venivano registrati e sottoposti a visita medica una volta sbarcati dalle navi, furono Manhattan, Filadelfia, Atlantic City, Albany, Toy, Waterfort, Meccanicville e altre località dove potevano contare su comunità che parlavano la loro stessa lingua.
Con gli immigrati arrivarono in America anche i religiosi italiani e, nel caso di quelli prenestini e dell’Alta Valle del Sacco, gli agostiniani della Provincia Romana che potevano contare negli Stati Uniti nell’aiuto e nel sostegno dei confratelli irlandesi che dalla fine del Settecento avevano inviato missionari lungo la costa orientale degli Stati Uniti.
Anzi, gli agostiniani romani ebbero un motivo in più per essere accolti e così assistere religiosamente ed aiutare i propri conterranei: la Madonna del Buon Consiglio di Genazzano. Nel 1796 gli agostiniani irlandesi Mattew Carr e John Rosseter iniziarono a Filadelfia in Pennsylvania a edificare la chiesa di Sant’Agostino e nello stesso anno il priore generale autorizzò la loro comunità di frati a costituire una propria provincia dell’Ordine che fu messa sotto la protezione di Nostra Signora del Buon Consiglio.
Nel 1941, in seguito all’espandersi dell’Ordine negli Stati Uniti, il titolo di Nostra Signora del Buon Consiglio passò alla neoprovincia che faceva riferimento a Chicago e quella di Filadelfia assunte il titolo di San Tommaso da Villanova. A testimoniare lo speciale legame dei frati statunitensi con la Madonna del Buon Consiglio è da citare il fatto che il primo agostiniano nato nel nord America, padre Harnett di Filadelfia, fu inviato a studiare teologia a Roma ed emise la propria solenne professione religiosa nel santuario di Genazzano quando parroco era padre Stefano Bellesini, morto nel 1840 ed elevato agli onori degli altari nel 1904 da san Pio X.
Padre Marco Morasca, missionario per tanti anni in Perù, ed ora nella comunità agostiniana di Genazzano ha ricordato nel suo intervento alla presentazione della ricerca sull’emigrazione dai Monti Prenestini e dall’Alta Valle del Sacco in America, promossa dell’architetto Alvaro Ronzani, qualche mese fa, che assieme agli immigrati “arrivarono anche i missionari agostiniani italiani a lavorare in queste terre, a servizio dei compatrioti, costruendo scuole, chiese, ospedali. A Filadelfia, nel cuore della Little Italy, si mettono a servizio della gente nella parrocchia dedicata alla Madonna del Buon Consiglio”, fondata nel 1885 e costruita nel 1897. Padre Morasca ha anche citato il proprio confratello padre Giovanni Dario Cerruti, nato a Genazzano il 3 marzo 1880 e ordinato sacerdote a Tolentino nel 1903.
Padre Giovanni “fu inviato negli Stati Uniti nel 1907 con padre Nicola Mucci e fu assegnato prima alla parrocchia del Buon Consiglio di Filadelfia e poi alla cappella di San Nicola da Tolentino nella stessa città”. Alla sua prematura morte avvenuta nel 1919 circa 20.000 persone presero parte alle esequie funebri. Questa ed altre storie di emigrazione possono essere lette sul Bollettino della Madonna del Buon Consiglio le cui pubblicazioni iniziarono nel 1879, rappresentando nei decenni un punto di contatto tra vecchio e nuovo mondo.
“Non è esagerato – ne siamo certi – se Ci ripromettiamo che nel processo della restrizione, non sarà dimenticata la cristiana carità e la solidarietà umana esistente tra gli uomini, figli tutti di un unico Dio ed eterno Padre. L’immigrazione può portare il suo contributo nella soluzione di uno dei più gravi problemi dell’Europa, problema che è stato aggravato dalla inumana deportazione forzata di popolazioni inermi ed innocenti”, esortò Pio XII il 13 marzo 1946 a Ugo Carusi, commissario per l’Immigrazione del Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti ed Howard Travers del Dipartimento di Stato della medesima amministrazione.