In occasione del primo centenario della morte del Fondatore, Mons. Francesco Maria di Francia, la congregazione delle Suore Cappuccine del Sacro Cuore ha promosso, nell’ambito dei festeggiamenti, un convegno di studio sull’opera del Fondatore articolata in tre sessioni: storica, di spiritualità e antropologico-caritativa.
Il convegno che si è svolto a Messina al Palacultura “Antonello da Messina” ha visto un susseguirsi di relatori e studiosi i quali hanno sviluppato i diversi aspetti della vita e dell’opera del Fondatore.
Il quadro storico della Messina di fine Ottocento ed in particolare dell’arco temporale che va dal 1880, anno dell’ordinazione sacerdotale di mons. Di Francia al 1913, anno della morte, è stato illustrato dal prof. Santi Fedele, ordinario di Storia contemporanea all’Università di Messina.
Con dovizia di particolari è stata descritta la geografia dei luoghi e della società messinese prima del terremoto e l’azione della Chiesa che in quell’epoca, saggiamente guidata dall’arcivescovo Card Letterio Guarino, ha dato origine alle opere sociali e assistenziali dei due fratelli sacerdoti e fondatori Annibale e Francesco M. di Francia, e poi ancora all’opera di Don Orione.
P. Fortunato Siciliano, archivista dei Padri Rogazionisti, ha interpretato alla luce dei documenti l’interazione tra unità e diversità che ha caratterizzato l’opera dei due fratelli della nobile famiglia messinese: Di Francia, di cui Padre Annibale, è stato fondatore dei Padri Rogazionisti e delle Suore del Divino Zelo, apostolo e missionario nella zona urbana, e Mons. Francesco, vicario generale della diocesi, il quale insieme a Madre Veronica Briguglio a Roccalumera, ha dato vita all’Istituto delle Suore Cappuccine del Sacro Cuore, per accogliere le orfanelle dell’area periferica della provincia, dei casali e dei villaggi marinari della costa ionica.
Le motivazioni storiche dell’aggancio dell’Istituto al terz’ordine francescano e all’Ordine dei Cappuccini sono state ben documentate dal Vice Preside della Facoltà teologica di Sicilia, P. Salvatore Vacca.
Nel corso della sessione sulla spiritualità del Fondatore sono state analizzate le radici bibliche della spiritualità del Sacro Cuore che connota nel nome l’Istituto e, dopo la relazione di Don Ottavio De Bertolis dell’Università Gregoriana, don Antonio Ucciardo dell’Istituto “San Luca” di Catania, ha illustrato la devozione particolare di Mons. Di Francia per il Sacro Cuore “il dono più prezioso che l’amore di Dio ha dato a noi, il centro del Cristianesimo”.
L’ardore della Carità: “Se al mio Ciccillo si aprisse il cuore, vi si troverebbe scritto la parola: Caritas”,espressione significativa pronunziata dalla madre Donna Toscano, nel vedere suo figlio segregato al Lazzaretto con gli appestati per non far loro mancare il conforto della riconciliazione con Dio prima di morire, si traduce in gesti concreti di accoglienza ed in azioni pastorali di predicatore della Parola di Dio e confessore.
Negli studi di don Cesare Di Pietro, dell’Istituto teologico “San Tommaso” di Messina, e di Don Roberto Romeo, dell’Istituto “S. Maria della Lettera”, si coglie l’intensità dell’arte del predicare che gli consentiva di conquistare i cuori e guidare alla conversione e l’amore al servizio della Chiesa nella missione di Vicario Generale della diocesi, vissuta con così tanta umiltà da interpretare la sigla “V.G.” come “vile giumento” a servizio della Chiesa.
Gli aspetti antropologici e la dimensione caritativa di servizio ai poveri hanno connotato gli interventi della dott. Lucia Caminiti dell’Università di Messina, della dott.ssa Chiara Codazzi docente di Storia delle Congregazioni Francescane Femminili presso la Pontifica Università Antonianum di Roma e del direttore Case di accoglienza “S.Maria della Strada” di Messina.
Mons. Di Francia ha inteso la sua vocazione come missione di carità, uscendo dalla Chiesa e dal recinto degli artistici scranni dei cori lignei, dove siedono i canonici nelle chiese cattedrali e come il “buon pastore” girava tra le viuzze della Messina povera, dei casali e dei villaggi della costa ionica e dell’entroterra dei Nebrodi e incontrava tanta gente alla quale portava conforto, pane e benessere spirituale. “Sentiva e portava addosso”, come spesso ripete Papa Francesco, “l’odore delle pecore”, non aveva vergogna a prendere in braccio le piccole orfanelle, anche se sporche e malvestite e consegnandole alle Suore raccomandava tanta tenerezza e materna attenzione. “Ecco non ha nessuno, perciò è nostra”: è questa l’espressione emblematica della logica della carità che si fa dono e servizio ai fratelli, specie ai più bisognosi di particolari attenzioni.
Il convegno, coordinato da don Pietro Antonio Ruggiero, della diocesi di Nicosia, ha intrecciato l’azione culturale del far memoria, con una specifica attenzione al “memoriale” di un’opera che attualizza il carisma del Fondatore, la quale percorrendo la via dell’esodo fuori dal recinto chiuso della chiesa istituzione ha tracciato, mediante la missione pastorale, l’avventodi Dio tra la povera gente, anche sulle spiagge dei pescatori che non hanno tempo per andare in Chiesa.
Il 15 giugno del 1974 nella diocesi di Messina iniziarono i lavori in vista della Causa di Beatificazione di Mons. Francesco Maria di Francia e Madre Veronica Briguglio, Fondatore e Confondatrice della Congregazione delle Suore Cappuccine del Sacro Cuore.
A quarant’anni dall’evento e con la presenza dei Vescovi di Messina, Acireale e Siracusa, nella ricorrenza del centenario della morte del Fondatore, che si concluderà il 22 dicembre a Roccalumera, la speranza di vedere presto agli onori degli altari il Padre Fondatore, diventa per le Suore Cappuccine del Sacro Cuore, come dice Dante, un “attender certo”.