La notizia è arrivata stamattina. Dopo un’interminabile serie di rinvii, l’udienza d’appello nei confronti di Asia Bibi ha confermato la sua condanna a morte. La donna cristiana pachistana, accusata di blasfemia, era stata condannata alla pena capitale in primo grado nel 2010.
Appena fuori dall’Alta Corte di Lahore, il tribunale di secondo grado che si è espresso sul caso, uno degli avvocati della donna, il cristiano Naeem Shakir, ha confermato all’agenzia Fides che il ricorso presentato è stato dunque respinto.
A nulla è servito, durante l’udienza di stamattina, la difesa basata su argomentazioni scritte che smontavano l’impianto accusatorio smascherando testimoni poco credibili e la evidente costruzione di false accuse. “Il giudice ha ritenuto valide e credibili le accuse delle due donne musulmane (due sorelle) che hanno testimoniato sulla presunta blasfemia commessa da Asia. Sono quelle con cui Asia aveva avuto l’alterco e da cui è nato il caso”, ha spiegato Shakir, tradendo molta amarezza e delusione.
Secondo l’avvocato “la giustizia è sempre più in mano agli estremisti”, ha aggiunto, annunciando che, d’accordo con il marito di Asia, si ricorrerà alla Corte Suprema, terzo e ultimo grado di giudizio in Pakistan.