Ed ha indicato in Galileo uno dei padri della rivoluzione che incrementa la potenza di calcolo e apre la strada per quella scienza che ci porta fino ai moderni computer con i relativi sviluppi.
Il prof. Remo Bodei, già docente Scuola Normale Superiore e all’Università di Pisa, professore di filosofia alla UCLA di Los Angeles, visiting professor presso le Università di Cambridge, Ottawa, New York, Toronto, Girona, e Città del Messico, ha spiegato come Galileo abbia compiuto una rivoluzione, dando dignità alla meccanica.
Le macchine, infatti, erano oggetti costruiti da coloro che facevano teatro e implicavano un inganno, un’astuzia nei confronti della natura.
E per questo, la meccanica veniva poco considerata, considerata inferiore alla matematica e all’astronomia.
Galileo dimostrò che, con leve, viti, carrucole, piani inclinati, molle e marchingegni, non si ingannava la natura ma si poteva svolgere un lavoro più efficiente, liberando l’uomo e gli animali dalle fatiche.
Inoltre Galileo dimostrò come, attraverso le macchine costruite dall’uomo, si potevano utilizzare le forze naturali, lo scorrere dell’acqua, il soffiare del vento, il peso delle pietre, per generare il moto, svolgere lavoro, produrre energia.
La grande rivoluzione galileiana sta nel dimostrare che non c’era bisogno di ingannare la natura, né di produrre astuzie per moltiplicare le forze.
Galileo non era un filosofo, ma sapeva discutere con i filosofi, esprimendo con chiarezza il legame tra la meccanica e la realtà fisica.
In questo modo Galileo diede dignità scientifica e accademica alla meccanica.
Archimede si vergognava di essere un meccanico, mentre Galileo dimostrò che la schiavitù è inutile perché le macchine possono sostituire e moltiplicare il lavoro umano.
Non solo Galileo indicò la strada per costruire le macchine per fare i calcoli ma dimostrò che l’universo è scritto in lingua matematica e si può quindi leggere. Umanamente infatti non si può intendere la natura se non si realizza un paradigma matematico-geometrico
A proposito del rapporto tra filosofia e scienza, il prof. Bodei ha proposto di togliere la filosofia dalla Facoltà di lettere e spostarne una parte nelle Facoltà scientifiche.
A questo punto Michele Mezza ha mostrato un filmato dell’8 novembre 1959, in cui Adriano Olivetti, di fronte al Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, legge il discorso di presentazione dell’Elea 9000, il primo elaboratore elettronico progettato e prodotto in Italia.
Disse Adriano Olivetti: “L’elettronica non solo ha reso possibile l’impiego dell’energia atomica e l’inizio dell’era spaziale, ma attraverso la moltiplicazione di sempre più complessi ed esatti apparati di automazione, sta avviando l’uomo verso una nuova condizione di libertà e di conquiste. Sottratto alla più faticosa routine, dotato di strumenti di previsione, di elaborazione e di ordinamento, prima inimmaginabili, il responsabile di qualsiasi attività tecnica, produttiva, scientifica, può ora proporsi nuove, amplissime prospettive. La conoscenza sicura, istantanea e praticamente illimitata dei dati, l’immediata elaborazione degli stessi, la verifica delle più varie e complesse ipotesi, consentono oggi di raggiungere obbiettivi teorici e pratici che fino a ieri sarebbe stato assurdo proporsi, e di dirigere e reggere con visione netta e lontana le attività più diverse”.
“In questo senso la creazione del calcolatore Elea e la sua produzione realizzata industrialmente dalla nostra Società, ci sembrano possano recare un contributo reale non soltanto all’alto sviluppo tecnologico e all’equipaggiamento strumentale ed organizzativo dei Paese, ma anche al suo immancabile progresso sociale ed umano”.
L’Elea fu il frutto della lungimiranza di Adriano Olivetti, delle capacità di Mario Tchou, un giovane ingegnere italo-cinese, tornato in patria dagli Stati Uniti per guidare un piccolo gruppo di giovani laureati che aveva portato a termine un’impresa da molti giudicata impossibile.
Purtroppo il 27 febbraio 1960 Adriano Olivetti morì. Il 9 novembre 1961, il giovane Mario Tchou – che aveva appena compiuto 37 anni – fu vittima di un tragico incidente stradale. Così nel 1964 la Divisione elettronica della Olivetti venne venduta alla General Electric.
Secondo Michele Mezza, l’informatica è una tecnologia di libertà dove il sapere dell’uomo lo libera dalle fatiche del lavoro.
Gianluigi Ferrari Professore del Dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa ha spiegato quanto sia grande l’impatto dell’informatica sulla società: produce nuove professionalità, cambia il lavoro e incide sullo sviluppo sostenibile.
Da qui l’importanza dell’algoritmo. Per Ferrari “oggi non si può intendere l’universo se non si intendono i caratteri in cui è scritta la matematica e la geometria dello spazio”, in sintesi “di quale algoritmo stiamo parlando?”
Il professore di tecnica delle Costruzioni, Gaetano Manfredi, Rettore dell’Università Federico II di Napoli, ha sostenuto che l’informatica è la seconda grande rivoluzione industriale e, con le stampanti tridimensionali, entriamo in una nuova dimensione dove ognuno di noi può ideare e produrre oggetti come se avesse una piccola impresa.
La velocità con cui avvengono i cambiamenti crea un impatto che a volte è traumatico per la nostra psiche. “Il problema è – ha sottolineato il Rettore della Federico II – se siamo schiavi o governiamo gli algoritmi”.
Il dottore di ricerca in storia della scienza e giornalista scientifico Roberto Manzocco, autore del libro Esseri Umani 2.0. Transumanismo, il pensiero dopo l’uomo (edito da Springer-Verlag Italia) ha raccontato delle innovazioni nel campo biotecnologico, soprattutto nel campo del rallentamento della vecchiaia e dell’allungamento della vita.
Manzocco ha precisato che siamo di fronte a persone che incrociando l’information technology e gli studi sull’intelligenza artificiale pensa di generare una nuova generazione di post umani. Per questi motivi dobbiamo discutere sul potere dell’algoritmo.