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Le ideologie “ateiste” corrono attraverso l’estetica e le varie correnti artistiche “contemporanee”

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Michel Onfray, filosofo francese che appartiene al gruppo internazionale ed eterogeneo del “Nuovo Ateismo”, con un pensiero decostruttivista, al contempo edonista ed anarchico, dichiara candidamente mezzi e strategia per diffondere una visione materialista dell’uomo e del mondo: «Al di là di questo Trattato di ateologia preliminare, la disciplina implica la mobilitazione di molti campi: psicologia e psicoanalisi (per esaminare i meccanismi della funzione fabulatrice), metafisica (per inseguire le genealogie della trascendenza), archeologia (per far parlare i suoli e i sottosuoli delle geografie delle religioni), paleografia (per stabilire il testo dell’archivio), ovviamente storia (per conoscere le epistemi, i loro strati e i movimenti nelle zone di nascita delle religioni), scienze comparate (per constatare la permanenza di schemi mentali attivi in temi distinti e luoghi distanti), mitologia (per ricercare i particolari della razionalità poetica), ermeneutica , linguistica, lingue (per pensare l’idioma locale), estetica (per seguire la propagazione iconica delle  credenze). Poi evidentemente la filosofia, che sembra la più adatta per presiedere alla sistemazione di tutte queste discipline. La posta in gioco? Una fisica della metafisica, dunque una reale teoria dell’immanenza, un’ontologia materialista»[1]

Come si può concretamente verificare dal brano citato, Onfray organizza un progetto di diffusione di una visione materialista nel suo Trattato di ateologia, per chiamare in adunata tutte le forze intellettuali che già lavorano al medesimo intento, ma separatamente, ad una maggiore coerenza e ad una maggiore sistematicità, con il fine di diffondere una weltanschauung definitivamente immanente.

Come ho più volte mostrato nei mie scritti ed in questa stessa rubrica Riflessioni sull’arte, esiste un concetto storiografico, che è anche teoretico, che mostra la relazione biunivoca tra “Sistema d’arte” e weltanschauung, ovvero tra una determinata forma artistica e i principi religiosi o ideologici che la determinano.[2] In altre parole, le forme non sono neutre, quindi non sono utilizzabili in maniera intercambiabile a piacere, come stiamo vedendo oggi nella cultura cattolica europea. Le forme sono legate ad una precisa visione del mondo che le determina e le organizza, quindi sostituire il Sistema d’arte figurativo delle nostre cattedrali, come è avvenuto negli ultimi quaranta anni, con forme astratte o aniconiche, non è un adeguamento alla contemporaneità, ma una vera e propria apostasia, perché sostituisce un Sistema d’arte cristiano (quello figurativo) con vari altri sistemi che di volta in volta veicolano altre religioni e altre visioni del mondo. L’arte così facendo non è più un modo di educare al catechismo, una maniera di fare pastorale, un sistema di veicolare valori morali attraverso esempi di santi e delle sacre storie tratte dai Vangeli, come fin dai Padri della Chiesa si raccomanda di fare nelle chiese, ma è divenuto il modo migliore per formare una visione atea, materialista e immanentista nei frequentatori delle nostre cattedrali europee.

Ma come è stato possibile che tutto ciò accadesse? Come si è giunti ad una tale indifferenza nei confronti dell’arte e dell’estetica nella formazione sia del clero che dei fedeli? Perché noi cattolici e i cristiani tutti non studiamo approfonditamente quanto è accaduto nella modernità e nelle post-modernità e quanto sta accadendo ora nella trans-modernità dal punto di vista delle arti e dell’estetica? Perché abbiamo migliaia di libri sulle questioni filosofiche e politiche che ci mettono in guardia sui mali dell’ateismo moderno e post-moderno, ma non abbiamo così tanti studi nel campo delle arti e della relazione che queste intrattengono con sette e movimenti religiosi, o gruppi ateisti e materialisti? Perché, in definitiva, non abbiamo cattedre di estetica, storia dell’arte cristiana e teoria dell’arte sacra nelle facoltà di filosofia, teologia e missiologia delle nostre università pontificie?

Rispondere a questi interrogativi è veramente molto complesso, perché non è possibile rintracciare una sola causa e un solo gruppo di concause, ma direi che è più rispondente al vero individuare una ramificazione complessa di eventi che hanno contribuito negativamente a nascondere finora l’importanza di questo problema. La continua emergenza culturale degli ultimi decenni ha sempre impegnato il pensiero cattolico ad una difesa estenuante da teorie filosofiche sempre più aggressive. Un esempio tra tutti, abbastanza emblematico della situazione di “emergenza continua”, lo si può rintracciare nella quantità di lavoro fatto per rispondere direttamente alle posizioni nichiliste dell’Esistenzialismo, che ha mobilitato pensatori cattolici in tutto il mondo per potersi confrontare criticamente e rispondere in modo pertinente alle problematiche e soprattutto agli effetti di questa corrente filosofica. Prima ci si è limitati alle questioni più evidenti, poi gradualmente si è giunti ad una sistematica visione del mondo che fosse una risposta globale alle questioni poste sul tavolo teoretico. Così  fece il padre Ismael Quiles, gesuita spagnolo-argentino che con la sua cospicua produzione sistematica sull’In-sistenzialismo, ha riportato la questione antropologica alle sue radici ontologiche.[3] Si tratta di un Autore che lo stesso Papa Francesco cita nella Evangelii Gaudium, e questo ci sia di stimolo per la elaborazione di un pensiero capace di affrontare criticamente e costruttivamente le problematiche contemporanee.

Rodolfo Papa, Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, docente di Storia delle teorie estetiche, Pontificia Università Urbaniana, Artista, Storico dell’arte, Accademico Ordinario Pontificio. 

Website www.rodolfopapa.it Blog: http://rodolfopapa.blogspot.com  e.mail: rodolfo_papa@infinito.it.

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NOTE

[1] Michel Onfray, Trattato di ateologia. Fisica della metafisica, trad.it. G. De Paola, Fazi Editore, Roma 2005, p. 24-25 

[2] Rodolfo Papa, Discorsi sull’arte sacra, Cantagalli, Siena 2012, pp.69-118.

[3] L’edizione completa di tutte le opere di Quiles è pubblicata in venti volumi dal 1978 al 1990: Cfr. Obras de Ismael Quiles s.j. Voll. XX, Ediciones Depalma, Buenos Aires, 1978-1990. Il suo pensiero consta di tre fasi, d cui la seconda, appunto quella In-sistenzialista, è la più originale  e maggiormente elaborata.

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Rodolfo Papa

Rodolfo Papa è presidente dell'Accademia Urbana delle Arti / Sito internet: www.rodolfopapa.it ; Blog:http://rodolfopapa.blogspot.com ; e.mail: rodolfo_papa@infinito.it .

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