Riz, l’amico di sempre, mi rassicurò che avrebbe fatto di tutto per riuscire a procurarsi la bella notizia e comunicarmela al più presto. Solo mi pregò di aver pazienza, di tenermi sempre disponibile, ma soprattutto di avere il telefono costantemente libero. Ma, non ricevendo nessuna segnalazione, mi lasciai vincere dalla impazienza.
Il giorno seguente lo incontro e gli dico che invano ho fatto il suo numero le mille volte. “Il tuo telefono – aggiungo con una certa stizza – era sempre occupato”. Subito mi ricordò che i patti erano diversi e che sarebbe stato lui a mettersi in comunicazione con me. Anche lui, per tutto il pomeriggio, aveva tentato di telefonarmi, ma trovava sempre occupato il mio apparecchio.
E con tono un po’ risentito, mi raccomanda di non staccare il telefono per nessuna ragione, perché solo così in qualsiasi ora del giorno o della notte avrebbe potuto comunicarmi la sospirata notizia. “Ti prego – tagliò secco – non devi dubitare dell’impegno che ho preso con te”. Aveva ragione: il motivo della mia impazienza era proprio il non dargli piena fiducia.
Questo episodio mi suggerisce il giusto rapporto che devo avere con Dio, specialmente durante le mie ore di preghiera. M’accorgo che la preghiera di tutte le preghiere è rimanere sempre in ascolto di Dio, di qualunque cosa egli mi voglia comunicare. Spesso si ha l’impressione che Dio non senta o non ascolti quanto gli chiedo o addirittura che se ne dimentichi.
Invece è vero proprio il contrario: Dio è più interessato di me a me stesso.
Se è vero che Dio non sempre ti fa la grazia che hai chiesto, è perché ha da farti doni ben più grandi e preziosi. Rimani in ascolto.
Ciao da p. Andrea
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