Ventisette ostaggi di Boko Haram sono stati rilasciati la notte scorsa. Ne dà notizia il presidente del Camerun Paul Biya. Gli ostaggi, dieci cinesi e diciassette camerunensi, erano stati sequestrati il 16 maggio a Waza e il 27 luglio a Kolofata, due località vicine al confine con la Nigeria, in particolare con la zona della foresta di Sambisa, nello Stato nigeriano del Borno, considerata la principale roccaforte della setta di matrice fondamentalista islamica che da anni semina morte e violenza nel nordest della Nigeria.
Sempre in quella zona diverse fonti pensano si trovino anche le oltre duecento studentesse rapite dai terroristi nell’aprile scorso in una scola di Chibok, delle quali da ormai cinque mesi non si hanno più notizie.
Tra le persone sequestrate a Kolofata c’era anche la moglie del vice primo ministro del Camerun, Amadou Ali. In un messaggio diffuso questa mattina dalla radio nazionale, Biya ha detto che la donna, i dieci cittadini cinesi e le altre persone rapite sono sani e salvi, senza peròfornire ulteriori dettagli sulle circostanze del rilascio. Tantomeno il Capo di Stato ha informato se sia stato pagato o meno un riscatto.
Intanto nel Continente l’annuncio del rilascio degli ostaggi non placa le accese polemiche sull’inadeguatezza delle risposte internazionali ai crimini di Boko Haram, diffuse in tutto il mondo soprattutto dopo il rapimento delle 200 ragazze che aveva anche dato il via alla campagna #bringbackourgirls.