Ottenere presto una “legislazione adeguata in materia di famiglia” che sappia tutelare i diritti di tutti e rispettare la natura delle cose, ovvero dare ai termini ‘famiglia’ e ‘matrimonio’ la definizione della “realtà dell’unione stabile di un uomo e una donna aperta alla vita”, e ad altri tipi di unione altri nomi.
Questa la richiesta del “Servizio per la famiglia” dell’arcidiocesi di Milano messa nero su bianco in un comunicato di risposta alla decisione del Comune lombardo di autorizzare, come in altre città italiane, la trascrizione di unioni sancite all’estero tra persone dello stesso sesso.
Questa scelta, si legge nella nota, “avviene in contrasto con la normativa vigente in Italia, generando un conflitto istituzionale tra organismi con competenze diverse”, e in contrasto anche con il lavoro del Sinodo sulla famiglia in corso in Vaticano, il quale – si sottolinea – dimostra “come la Chiesa sia impegnata con attenzione a comprendere e accompagnare i grandi processi di trasformazione della società e della famiglia”.
Guardando alla realtà dell’arcidiocesi ambrosiana – prosegue il comunicato – “risalta come in questo tempo di crisi si aggrava sempre più la situazione economica delle famiglie, spesso in difficoltà nel far fronte anche ai beni essenziali”.
Pertanto è quanto mai “necessario” fare in modo “che non si ponga in secondo piano l’attenzione e l’impegno verso la tutela di tutti i diritti, affinché a genitori, figli e nonni non manchino la casa, il cibo, le cure, l’educazione”. “Impegno e tutela – conclude la nota – dovuti in modo particolare alle famiglia che generano figli e garantiscono il futuro alla nostra società”.