È ancora sotto assedio dei terroristi dell’Isis la città curda di Kobane, al confine tra Siria e Turchia, nonostante i raid della coalizione internazionale portati avanti dagli Usa e dal regime di Damasco che hanno provocato ieri la morte di 21 persone, fra cui diversi civili.
Lo Stato Islamico si è impadronito del quartier generale delle forze curde della città e del consiglio comunale e ora controlla circa il 40% della zona. “Kobane non deve essere una nuova Srebrenica”, grida intanto l’inviato dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura.
Intanto grande movimento si registra in Turchia: ad Ankara si intensifincano le pressioni interenazionali vengano lasciati passare i combattenti e le armi per i miliziani che difendono Kobane. E se gli Stati Uniti assicurano che il paese ha accettato di addestrare ed equipaggiare le forze moderate che si contrappongono all’Isis in Siria, le violente proteste di piazza cominciate mercoledì dalla comunità curda hanno provocato 30 morti.
Decessi si registrano anche in Iraq, dove la situazione resta drammatica: a Samra, villaggio a nord di Baghdad un cameramen e altri tre civili sono stati giustiziati in pubblico dai terroristi con l’accusa di avere legami con gruppi sunniti anti-jihadisti.