Missionari, evangelizzatori, fondatori e pilastri della Chiesa in Quebec, e dal 3 aprile scorso anche Santi. Sono tutto questo mons. Francesco de Laval e la religiosa orsolina Maria dell’Incarnazione, per la cui Canonizzazione equipollente il Papa presiederà domani una Messa di ringraziamento nella Basilica vaticana.
In occasione dell’evento, il cardinale arcivescovo di Quebec, Gérard Cyprien Lacroix, e il vescovo anglicano di Quebec, Dennis P. Drainville, hanno tracciato la figura dei due Santi in un briefing con i giornalisti oggi in Sala Stampa vaticana.
Nati in Francia nel XVII secolo, il sacerdote e la suora canadesi furono sempre animati da un forte spirito missionario e dal desiderio di costruire una società fondata sui valori del Vangelo di Gesù Cristo. Virtù, queste, che furono fondamentali per l’evangelizzazione della Nuova Francia.
“Questi due giganti della prima evangelizzazione in Quebec sono state persone molto impegnate nella missione della Chiesa”, ha affermato infatti Lacroix,sottolineando come sia auspicio dello stesso Pontefice che entrambi diventino modelli per la missione della nuova evangelizzazione in Quebec, così come in tutti i Paesi di tradizione cristiana.
In particolare, mons. de Laval – ha raccontato il porporato – “è stato un grande visionario e missionario che ha saputo organizzare la giovane chiesa nascente nel Paese, fondando il seminario di Quebec, sostenendo i missionari che partivano per lontane regioni per incontrare gli indigeni e accompagnando le piccole comunità di coloni che si andavano creando”.
“Era conosciuto come uomo di Dio – ha aggiunto – molto generoso con i poveri, anch’egli povero di beni, ma ricco di presenza accanto alle persone. Un uomo ritenuto in grande comunione con Dio e al tempo stesso un pastore molto attento ai bisogni del suo nuovo Paese”.
Da parte sua, l’orsolina Maria dell’Incarnazione “ha lasciato tracce profonde in Quebec”. Conosciuta in tutta la colonia, fu una donna dalla “straordinaria vita spirituale” e “profondamente radicata nella sua relazione con Dio”, tanto che venne definita come la ‘Teresa del nuovo mondo’”. “I suoi scritti – spiega il cardinale – ci regalano una grande mistica, il cuore a Dio e i piedi ben saldi sulla terra, nella realtà. Portava bene il suo nome Maria dell’Incarnazione, una donna ben presente nella vita che la circondava e che anche la preoccupava”.
Entrambi i Santi, poi, “credevano fortemente nella costruzione di una comunità umana e cristiana che divenisse poi rete di giustizia, pace e sviluppo”. Amore, verità, dare se stessi agli altri, soprattutto ai più bisognosi, erano i sentimenti che guidavano la loro vita. Una vita – ha rimarcato l’arcivescovo di Quebec, caratterizzata da “testimonianza di fiducia in Dio, missionarietà, perseveranza, piena aderenza alla fede e alla vita spirituale”. Insomma, tutto ciò “che oggi è indispensabile per vivere la missione della Chiesa”.