La decima Congregazione generale del Sinodo ha visto l’audizione di sette Delegati Fraterni di diverse confessioni cristiane.L’intervento dell’ottavo Delegato, il metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento per le Relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, verrà pronunciato nei prossimi giorni.
Nei loro interventi, i Delegati Fraterni hanno espresso gratitudine al Papa ed ai Padri Sinodali per l’invito a partecipare all’Assise. Quindi, ciascuno ha presentato la questione della famiglia nell’ambito della propria confessione cristiana.
L’assise, intanto, sta lavorando alla “Relatio post disceptationem” che verrà presentata lunedì. Al termine dell’assemblea, il 19 ottobre, verrà formulato invece la “Relatio Synodi”, il documento conclusivo per la cui stesura il Papa ha deciso di affiancare al relatore generale, al segretario speciale e al segretario generale, altri Padri sinodali. Lo ha reso noto ieri la Sala Stampa vaticana fornendo i nomi degli altri Padri convocati dal Pontefice: i cardinali Gianfranco Ravasi e Donald W. Wuerl; i monsignori Victor Manuel Fernandez, Carlos Aguiar Retes e Peter Kang U-Il e il preposito generale dei Gesuiti, padre Adolfo Nicolás Pachón.
Sulle Congregazioni di ieri ha riferito mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino, in un briefing con i giornalisti svoltosi stamane nella Sala Stampa vaticana. Nel suo intervento, il presule è partito da una analogia tra Francesco e Giovanni Paolo II: entrambi i Papi hanno scelto il tema della famiglia per il loro primo Sinodo, ha fatto notare Martin, che partecipò anche al Sinodo del 1980 sempre dedicato alla famiglia.
“Penso che questo tragga origine dal fatto che erano entrambi vescovi diocesani, un anno prima dei rispettivi Sinodi, e che vedevano la centralità della famiglia per lo sviluppo della Chiesa e per la stabilità della società – ha aggiunto il presule -. I due Papi vedevano anche le sfide che la famiglia, come istituzione, e le famiglie dovevano affrontare nella cultura di quel momento”.
Rispetto al Sinodo di 24 anni fa “quello che mi colpisce questa volta – ha spiegato poi l’arcivescovo – è di ascoltare problematiche che prima venivano evidenziate solamente dai vescovi europei o occidentali. Oggi, invece, le stesse ‘invasioni’ di una diversa cultura si registrano in America Latina e in Africa”.
Proprio alla luce di tale contesto mons. Martin ha rimarcato la necessità di “un nuovo tipo di dialogo con le famiglie e un nuovo linguaggio”, affinché tutte le persone, anche quelle più povere, “che vivono in situazioni molto difficili, e che vivono veramente i valori della fedeltà, della dedizione verso i figli”, possano trovare una consonanza tra la loro realtà e “le formulazioni della nostra teologia”.
In Aula, ieri, i Delegati Fraterni hanno infatti sottolineato come le sfide e le speranze riversate sul nucleo familiare siano comuni a tutti i cristiani: la famiglia – si è detto – è fondamentale per la società, è base fondamentale della comunione nella giustizia. Certo, le difficoltà non mancano: la crisi economica incalza, i mass media riducono i momenti di dialogo tra le mura domestiche, proponendo a volte anche modelli che inducono all’adulterio; le guerre, le migrazioni, la globalizzazione, il dramma di malattie come l’Aids e l’ebola, il fondamentalismo islamico presente in alcuni Paesi, mettono continuamente in pericolo il bene della famiglia, in ogni suo contesto.
Comune tra i cristiani anche la necessità di un’adeguata preparazione al matrimonio e di una riflessione adeguata sulle nozze tra credenti e non credenti. Per quanto riguarda i divorziati risposati, è stato detto che spesso la loro accoglienza nella Chiesa può donare nuova speranza, ispirando una grande vita familiare che crea una grande società. Essenziale, dunque, l’ascolto, da parte delle confessioni cristiane, di chi si trova in situazioni familiari difficili, nei cui confronti servono ogni giorno misericordia e compassione, perché le Chiese vogliono essere sempre d’aiuto per i sofferenti, guardando sia alla Sacra Scrittura sia ai problemi della contemporaneità.
E’ stata espressa volontà di ascolto e comprensione, lontane da ogni tipo di condanna, nei confronti delle persone omosessuali, pur ribadendo che il matrimonio è l’unione tra un uomo ed una donna. Attenzione particolare è stata manifestata anche per i bambini nati in contesti difficili e per tutte le vittime di violenza, soprattutto donne e minori, perché è comune, tra i cristiani, la difesa dei più vulnerabili, di coloro che non hanno voce, siano essi credenti o no.
Altro tema centrale, negli interventi dei Delegati fraterni, è stato quello dell’annuncio del Vangelo: la famiglia – si è detto – è la prima scuola di fede, è il luogo in cui si impara a conoscere e a diffondere la Buona Novella ed è quindi essenziale che i cristiani condividano la “gioia del Vangelo”, quel “evangelii gaudium” richiamato spesso da Papa Francesco.
Alcune diversità di approccio si sono riscontrate, ad esempio sul tema della regolazione delle nascite, sottolineando la libertà di coscienza dei credenti, pur sempre nel rispetto del senso dell’amore e del matrimonio. Inoltre, in relazione alle seconde nozze, è stato detto da parte ortodossa che esse rappresentano comunque una deviazione e che vengono sì celebrate, ma dopo un periodo di accompagnamento da parte della Chiesa, per cercare di portare i coniugi alla riconciliazione.
In particolare, poi, dai Delegati fraterni di Chiese presenti nel Medio Oriente è giunto un ringraziamento al Santo Padre per la Veglia di preghiera per la pace in Siria e nel resto del mondo, indetta il 7 settembre 2013; in questo contesto, è stata ribadita la responsabilità delle famiglie cristiane mediorientali nell’evangelizzazione all’interno di un contesto per lo più islamico.
Infine, tutti gli interventi si sono conclusi con l’auspicio che il Sinodo straordinario sulla famiglia abbia successo, anche in vista dell’Assise ordinaria in programma per il 2015.