Non servono famiglie che facciano "apologetica" ma che sappiano amare

La quinta Congregazione Generale del Sinodo si sofferma sulla metafora della Chiesa come “torcia”, luce dinamica che accompagna le persone ovunque, piuttosto che come “faro” statico e lontano

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Con la quarta Congregazione Generale, tenutasi ieri pomeriggio, il Sinodo straordinario sulla famiglia, è entrato nel vivo. Il tema La pastorale della famiglia: le varie proposte in atto ha sviluppato in modo sistematico la crisi della famiglia, a partire dal legame tra la crisi della famiglia e la crisi della fede.

A questo proposito, secondo quanto riferito dalla Sala Stampa Vaticana, in occasione del briefing di oggi, i padri sinodali hanno pensato a un vademecum, dedicato alla catechesi sulla famiglia, così che possa rafforzare la sua missione evangelizzatrice.

Di fronte alla “dittatura del pensiero unico”, con i suoi controvalori che stanno snaturando la natura stessa di famiglia e indebolendo le persone e la società tutta, “è importante, allora, recuperare nei fedeli la consapevolezza di appartenere alla Chiesa, perché la Chiesa cresce per attrazione e sono le famiglie della Chiesa che attraggono le altre famiglie”.

Da parte sua la Chiesa “deve sottolineare la bellezza e la necessità che ciascuno ha della famiglia, poiché essa è insostituibile” e “risvegliare nell’uomo il senso di appartenenza al nucleo familiare”. Inoltre “in quanto riflesso dell’amore di Dio, che non è mai un amore isolato, la famiglia apre ai rapporti ed alle relazioni con gli altri, divenendo fondamento della società”.

Altri aspetti trattati ieri sono stati la famiglia come “culla di vocazioni sacerdotali, il legame tra battesimo e matrimonio, il rapporto tra lavoro e dinamiche familiari.

La situazione in Africa, in particolare, ha richiamato l’attenzione “sulle tante sfide che devono affrontare le famiglie in questo continente: poligamia, levirato, sètte, guerra, povertà, il doloroso dramma della migrazione, la pressione internazionale per il controllo delle nascite”: tutti fattori che “minano la stabilità familiare, mettendola in crisi”.

È stata infine richiamata l’immagine della Chiesa, “come luce, con l’auspicio che essa non sia solo la luce di un faro, che rimane fermo ed illumina da lontano, ma sia fiaccola, ovvero “luce gentile” che accompagna gli uomini nel loro cammino, passo dopo passo”.

Il dibattito è proseguito stamattina con la quinta Congregazione, sui temi Le sfide pastorali sulla famiglia (II parte, cap. 2). La crisi della fede e la vita familiare/ Situazioni critiche interne alla famiglia. Pressioni esterne alla famiglia/Alcune situazioni particolari, previsti dall’Instrumentum laboris.

Sono state affrontate le problematiche relative ai matrimoni misti sia a livello interreligioso che ecumenico. In particolare le unioni tra cristiani e musulmani pongono il dilemma della libertà religiosa dei coniugi e dell’educazione dei figli.

È stato poi ribadita la necessità di occuparsi della questione dei divorziati risposati, “coniugando l’obiettività della verità con la misericordia per la persona e la sua sofferenza” e ricordando che “numerosi fedeli si trovano in questa situazione non per colpa loro”.

Per l’annuncio del Vangelo, aggiunge la Sala Stampa, “è sempre necessaria la creatività nella pastorale”, mentre è “insostituibile” il contributo dei “fedeli laici”, in particolare dei “giovani”, dei “movimenti ecclesiali” e delle “nuove comunità” all’annuncio del “Vangelo della famiglia”.

Un problema di primo piano affrontato durante la quinta Congregazione è stato quello della “precarietà del lavoro e della disoccupazione” che, non solo crea difficoltà alle famiglie ma le sacrifica “sull’altare del profitto”.

La Congregazione si è conclusa con un nuovo accenno alla “necessità di una maggiore preparazione al matrimonio, anche con un’attenzione specifica all’educazione affettiva e sessuale, incoraggiando una vera mistica familiare della sessualità”, al “grande contributo dei nonni alla trasmissione della fede in famiglia”, all’attenzione e alla cura da riservare agli anziani e agli ammalati.

Al briefing hanno risposto alle domande dei giornalisti, i vescovi Victor Manuel Fernandez, rettore della Pontificia Università Cattolica Argentina, e Ignatius Ayau Kaigama, presidente della Conferenza Episcopale Nigeriana.

Monsignor Fernandez si è soffermato sulla metafora della Chiesa come “torcia”, piuttosto che come “faro”, già utilizzata da papa Francesco: un concetto che implica la necessità di un Vangelo dinamico e presente in ogni ambito della società, specie dove vi sono “i poveri e i peccatori”, sull’esempio di Gesù Cristo che, proprio per questo, veniva criticato dai farisei.

Concentrandosi sul tema più strettamente familiare, il presule ha sottolineato come le coppie più sante non siano tanto quelle “che fanno apologetica cristiana”, quanto quelle che “si amano e si perdonano”.

Monsignor Kaigama ha invece affermato che la chiesa africana è perfettamente in linea con il magistero ecclesiale sui temi della vita e della famiglia. “Il matrimonio e la famiglia sono sacri – ha detto – siamo poveri materialmente ma non di valori”.

Per questo motivo il cattolicesimo in Africa è un baluardo contro la diffusione di politiche maltusiane di controllo delle nascite, contraccezione e aborto, volute dalle grandi organizzazioni internazionali che “ritengo certi valori siano solo nostri” e quindi non vadano imposti a chi non vi crede.

Anche sulla questione omosessuale, la Chiesa africana è fedele al magistero, rispettando le persone con questa tendenza erotica ma rimanendo ferma sul matrimonio come unione di un uomo e di una donna.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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