A otto mesi dall’ultima grande manifestazione, a Parigi e a Bordeaux sono scesi nuovamente in piazza – pacificamente ma con fermezza di convinzioni – decine di migliaia di cittadini (ben oltre 100mila nella capitale, come dimostrano le immagini). Obiettivi: premere sul governo Hollande/Valls in materia di utero in affitto e fecondazione artificiale, da non estendere come possibilità alle coppie gay, senza dimenticare la richiesta di abrogare la legge Taubira sul mariage pour tous..
In un’intervista sabato a RTL di sabato il cardinale Barbarin, arcivescovo di Lione, aveva ritenuto “giustificato” il ritorno in piazza della Manif pour tous: “Queste manifestazioni sono utili – ha annotato – perché dicono “una parola forte e chiara che anche il governo sente”. Ha proseguito il porporato: “Cambiando la natura del matrimonio, cambieranno obbligatoriamente le regole per l’adozione. Le norme sull’utero in affitto e sulla fecondazione artificiale comporteranno l’autorizzazione per la fabbricazione di esseri umani. Non è possibile permettere tali norme, poiché le conseguenze sono inevitabili”. Perciò la nuova manifestazione “è un avvertimento molto forte che deve essere inteso”.
Anche diversi vescovi diocesani avevano preso posizione a favore della Manif del 5 ottobre. Come il vescovo di Bayonne, mons. Marc Aillet: “Non posso che incoraggiare tutti i fedeli della diocesi che lo ritengono opportuno a rispondere, in piena libertà e coscientemente, a questo invito alla mobilitazione”. Si tratta di ricordare che il bene comune “esige innanzitutto la protezione del bambino e il suo diritto di nascere da un padre e da una madre”. Analoghe le prese di posizione dei vescovi di Nanterre e Séez. Inoltre il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi aveva ammonito i politici, nella recente messa nella basilica parigina di santa Clotilde, a fermare “la progressiva disgregazione della famiglia”.
Da ricordare anche quanto avevano scritto sul Figaro del 29 settembre i cardinali Angelo Scola e Christoph Schoenborn: “La Manif pour tous, ben conosciuta oggi dall’intera Europa, aveva avvertito che al cambiamento della natura del matrimonio sarebbero seguite altre rivendicazioni, che avrebbero snaturato l’adozione e avrebbero comportato la fabbricazione di esseri umani”.
Dalla Manif pour tous italiana sono scaturite le ‘Sentinelle in Piedi’, movimento aconfessionale e aperto a tutte le persone che riconosconn pieno accordo con la Dottrina sociale della Chiesa, con la Costituzione italiana e con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo – la centralità della famiglia formata da padre e madre e tesa alla procreazione. Le ‘Sentinelle’, con le loro veglie silenziose nelle piazze, intendono anche attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sui rischi per la libertà d’espressione del decreto Scalfarotto cosiddetto ‘contro l’omofobia’, approvato alla Camera in una formulazione molto ambigua e ora in attesa di esame al Senato.
Nel movimento, come del resto nella Manif pour tous, non ci sono solo cattolici, sebbene essi siano maggioranza (secondo una recente inchiesta demoscopica Ifop in Francia tre cattolici praticanti su 5 si sentono “vicini” alla Manif). In Francia hanno sfilato con la Manif anche ortodossi, riformati, ebrei, musulmani, socialisti dissidenti, non credenti, pure omosessuali in disaccordo con le pretese totalitarie della nota lobby. Anche in Italia si nota tale trasversalità (ricordiamo all’una o all’altra manifestazione ad esempio alcuni musulmani, alcuni ortodossi, il senatore valdese Lucio Malan).
Domenica 5 ottobre le ‘Sentinelle’ sono tornate in piazza contemporaneamente in una sessantina di città italiane (grande eccezione Roma, con una veglia prevista per novembre). Quasi dappertutto le ‘Sentinelle’ si sono dovute confrontare con contromanifestanti della nota lobby lgbt e di sigle diverse di sinistra, che con cori, fischi e sguaiataggini hanno disturbato le veglie. Le ‘Sentinelle’ sono state accusate di ‘fascismo’, di ‘omofobia’ e invitate a tornare nelle sagrestie oppure nelle chiese per una doverosa pulizia. Grande uso di bestemmie e di espressioni scatologiche. Dappertutto la polizia ha dovuto proteggere le ‘Sentinelle’, non sempre riuscendoci.
A Pisa 300 disturbatori hanno costretto le forze dell’ordine a sospendere la veglia. A Bologna altre centinaia di estremisti hanno gettato addosso di tutto alle ‘Sentinelle’, imbrattando e impaurendo quei genitori accompagnati dai loro figli che avevano ritenuto che nella città ci fosse ancora una sufficiente libertà d’espressione. Alla fine una vera e propria aggressione squadristica, cui ha fatto fronte la polizia: alla fine alcuni contusi (anche una ‘sentinella’). A Rovereto una ventina di vandali ha distrutto il banner delle ‘Sentinelle’, costrette a rifugiarsi al coperto. Nell’assalto colpito un sacerdote e fratturato il setto nasale a un’altra ‘Sentinella’, ambedue costretti a ricorrere al pronto soccorso.
A Torino centinaia di estremisti hanno coperto di ingiurie in piazza Carignano le ‘Sentinelle’, con un assalto finale respinto dalla polizia. A Napoli contestazioni violente con spintoni, lanci di uova, ingiurie contro le ‘Sentinelle’: anche lì è dovuta intervenire la polizia. A Parma è sfilato un corteo irridente e minaccioso aperto dallo striscione “Nessuna piazza a fascisti, razzisti e omofobi”: la polizia è riuscita a evitare l’assalto alle ‘Sentinelle’. Disturbi sonori anche a Trieste, Genova, Bari, Aosta (in cui alla nota lobby è stato concesso di dividere la piazza con le ‘Sentinelle’) e in altre città. Veglia solo con qualche contestazione a Milano e a Monza.
Veglia ben riuscita (con oltre 400 ‘Sentinelle’) a Verona e in altri centri minori. Riuscita anche a Siena, in piazza del Campo, con più di cento ‘Sentinelle’: qui c’è da dire che il noto sindaco Bruno Valentini si è affrettato a dare il suo patrocinio (e quello di ‘Siena 2019’) alla contromanifestazione del “Movimento pansessuale senese” e di Arcigay, che sono restati a piazza Salimbeni. Una decisione strategica, per evitare che in città scoppiassero incidenti proprio alla vigilia dell’assegnazione della ‘Città europea della cultura’ per l’anno 2019 (Siena è in concorrenza con altre cinque città italiane).
Ci si sarà resi conto che il panorama è perlomeno inquietante. Da notare che il decreto Scalfarotto ‘contro l’omofobia’ ancora non è stato votato dal Senato. Facile prevedere che cosa potrebbe succedere dopo che fosse approvato: quanti oserebbero ancora aprire la bocca pubblicamente in difesa della famiglia formata da un uomo e una donna, tesa alla procreazione dei figli? Intanto annotiamo che i grandi massmedia si sono allineati nel definire – nel migliore dei casi – “ultraconservatrici” o “ultracattoliche” le ‘Sentinelle, condannate come “ultrà della famiglia” e associate a ‘postfascisti vari’. I contestatori sono invece simpaticamente definiti “ragazzi dei movimenti a tutela dei diritti degli omosessuali”, “studenti e cittadini che difendono i diritti della galassia omosessuale”.
[Fonte: RossoPorpora]