Viviamo in una società dove si parla moltissimo, ma si opera in modo insignificante. Più passa il tempo, più aumenta a dismisura l’arte truccata della parola, capace di dettare il cambiamento del mondo e di fare sognare intere generazioni. Ci si ritrova però a fare i conti con una realtà diversa, pungente, sbiadita, lontana dalle promesse e dei proclami. La storia ci ha fatto conoscere abili oratori e fulgidi declamatori, ma attenzione! Il dramma non sta solo nella solita cantilena politica o istituzionale che sentiamo, inermi, ogni giorno, da qualsiasi parte essa venga. Esso è soprattutto sedimentato nel nostro comportamento quotidiano. I governatori di turno, i novelli dittatori della parola, non sono il frutto di una interferenza divina, né figli del caso o della storia avversa all’umanità, ma il risultato lampante di un modo di essere. Potremmo meglio definirlo l’effetto concreto di un agire sociale e culturale che, nelle scelte a vario titolo, professionali, private, pubbliche, amministrative, rappresenta di riflesso ciò che noi siamo. Non c’è altra spiegazione. È l’uomo che deve cambiare, uniformando la sua parola a quella di Dio, per rivoluzionare il mondo e incidere profondamente nella bellezza interiore ed esteriore dell’umanità. L’uomo ha un compito di salvezza in tutti i campi della sua vita, in ogni tempo del suo cammino. Ha la missione di trasformare tutta la storia in storia di salvezza. Senza questa consapevolezza, che si nutre della parola di Dio, si rischia di ritardare le giuste attese del cuore e della mente degli esseri umani. Bussola per tutti sono il vangelo e la Chiesa di Cristo, al di là dei rappresentanti di turno, santi o meno che siano, validi o fuori corso.
La crisi di oggi è infatti una crisi entropica, che prende forma, ogni giorno di più, attraverso una graduale degenerazione del nostro sistema sociale, politico, economico e che spinge di conseguenza verso il massimo disordine. Mi domando! Come può pensare l’uomo di superare questo periodo storico così precario, solo attraverso ricette dettate dall’emergenza? Come avrà la forza di farlo senza mettere in discussione il suo operato, la sua moralità, la sua fede, il suo legame al materiale, la sua adesione ad un relativismo crescente? E non finisce qui! Potrà mai riprendersi la sua libertà civile e spirituale, inseguendo l’attuale mortale attitudine ad un pensiero unico avvilente? In che modo salverà se stesso e il suo prossimo scegliendo un Dio flessibile e modellabile, capace di soddisfare le esigenze personali e di gruppo, senza regole e fondamenta di verità universali? La confusione è quindi alla porte, perché l’uomo si è messo in testa di cambiare il mondo, senza però cambiare se stesso. Ogni individuo, in queste condizioni, può solo parlare, ma non potrà mai dire e gli effetti delle sue parole, pur se nell’immediato positivi, saranno nel tempo sgonfiati o cancellati. Per meglio entrare in questo attuale e affascinante tema odierno, sfogliamo, come di consueto, degli sprazzi di analisi e di approfondimento che accompagnano il teologo mons. Costantino Di Bruno nei suoi studi biblici:
“Per comprende la differenza tra Dio e l’uomo, tra la parola di Dio e quella dell’uomo, leggiamo per un attimo il racconto della creazione. In questo racconto vi sono ben dieci parole di Dio. Ognuno di esse è creatrice di una realtà nuova. Con una sola parola Dio crea un mondo nuovo, aggiunge novità a novità. In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque…..”. Come ben si intuisce, Dio disse e ogni cosa fu! Sul comportamento dell’uomo, a proposito, monsignore è netto e molto chiaro: “L’uomo può solo parlare, ma non può dire. Non può dire nessuna parola al nulla. Anche se parla al nulla, il nulla resterà sempre nulla. Non può dire nessuna parola alla storia. Essa rimarrà sempre storia di schiavitù, di miseria, di peccato, di morte, di annientamento, di distruzione. Non può dire nessuna parola sull’uomo. Nessun uomo potrà mai cambiare un altro uomo attraverso la sua parola”. Il teologo continua con la trasparenza interiore di sempre: “Solo la parola di Dio dice e crea. Questa parola che dice e crea è solo quella sacramentale. Essa dice e crea una realtà nuova. Anche la Parola del Vangelo crea conversione, purché detta nello Spirito Santo. Gesù aveva una parola che diceva sempre una nuova realtà. Mentre farisei, scribi, sommi sacerdoti, capi del popolo avevano una parola di vanità, stoltezza, inefficacia”. Se la parola che crea, che dice, che trasforma e solo di Dio, potrà mai essere dell’uomo? Mons. Di Bruno risponde: “È dell’uomo, se l’uomo diviene una cosa sola con Dio, in Cristo Gesù, nella comunione dello Spirito Santo. La parola di Dio diviene parola dell’uomo attraverso una fede forte, robusta, risoluta, vera, certa. È una fede che deve essere trasformata in preghiera”. Sulla strada del Signore l’uomo ha sempre la possibilità di assicurarsi la chiave che, per ogni problema, apra al mondo la porta giusta e trasformi il suo parlare nel dire. È ormai tempo di incamminarci!
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