Vescovi spagnoli: "L'aborto non è un diritto, la vita non è negoziabile"

La Commissione permanente della Conferenza episcopale spagnola ha emanato un documento per ribadire l’importanza sociale della tutela del nascituro e per pungolare le istituzioni sul tema

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Il tema dei principi non negoziabili si ripropone con forza in Spagna, dove la settimana scorsa il Governo ha deciso di ritirare la proposta di legge che avrebbe modificato in senso più restrittivo la legge sull’aborto promulgata dall’ex premier Zapatero, poiché non c’era – come ha detto il presidente Mariano Rajoy – “un sufficiente consenso”.

La Commissione permanente della Conferenza episcopale spagnola è intervenuta ieri, al termine della sua 233esima riunione svoltasi a Madrid, emanando un documento dall’eloquente titolo “Il diritto alla vita umana non è negoziabile”. I vescovi iberici ribadiscono che “la vita umana e sacra ed inviolabile e deve essere tutelata dal concepimento e fino alla morte naturale”, poiché “la scienza stessa prova che sin dal concepimento esiste un nuovo essere umano, unico ed irripetibile, distinto dai suoi genitori”.

La tutela del nascituro è una colonna portante della società, in quanto “non si può costruire – si legge nel comunicato – una società democratica, libera, giusta e pacifica se non si difendono e rispettano i diritti di tutti gli esseri umani, nella loro dignità inalienabile, in particolare il diritto alla vita, priorità tra tutti gli altri”. Pertanto, “proteggere la vita umana” è sì “compito di tutto”, ma specialmente “dei governi”. La Spagna viene quindi ritenuta “una triste eccezione” dal momento che si vuole considerare “l’aborto come un diritto”.

I presuli spagnoli precisano poi che la battaglia per la vita non è una mera questione di principio. Coscienti del fatto che “l’esistenza umana non è libera da difficoltà”, ricordano che “la Chiesa conosce bene le sofferenze e le carenze di molte persone, alle quali rivolge il suo aiuto, in tutto il mondo, nell’esercizio della carità”. Del resto sono “numerosi i volontari e le organizzazioni di sostegno alla vita e di promozione della donna e della solidarietà con i più bisognosi” che vogliono “estendere la civiltà dell’amore e la cultura della vita” nei confronti di tutti coloro che “vivono nelle periferie sociali ed esistenziali”.

L’invito dei presuli iberici è dunque rivolto alle istituzioni, affinché attuino “uno sforzo più generoso nell’attuazione di politiche efficaci per sostenere le donne incinte e le famiglie”. Le donne poste di fronte al dilemma di una gravidanza indesiderata, devono perciò essere accompagnate a non scegliere la morte ma ad optare per la via della vita, “che rappresenta la massima realizzazione della vera libertà e del progresso umano”.

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ZENIT Staff

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