“Global Day of Action for Access to Safe and Legal Abortion”, cioè Giornata di azione per l’accesso all’aborto sicuro e legale. Così è stata chiamata l’iniziativa che si è consumata lo scorso 28 settembre ad opera di una ridda di associazioni che si battono per la cosiddetta “libertà di scelta” delle donne. Si tratta di Rights International Spain, Hungarian Civil Liberties Union, Italian Coalition for Civil and Political Rights (CILD), Human Rights Monitoring Institute (Lithuania), Polish Helsinki Foundation for Human Rights, Association for the Defense of Human Rights in Romania-the Helsinki Committee (APADOR-CH), Hellenic League for Human Rights, Greek Helsinki Monitor e Bulgarian Helsinki Committee.
Queste associazioni hanno anche lanciato una petizione direttamente al Parlamento europeo, in particolare al FEMM Committee (Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere), perché venga “garantito l’accesso all’aborto sicuro e legale per ogni donna dell’Ue”.
Eppure l’aborto in Europa, a parte l’eccezione di Malta, è consentito ovunque, persino in Irlanda a seguito del vulnus aperto lo scorso anno. Viene dunque consequenziale chiedersi il motivo di una tale petizione. Motivo che affonda nel desiderio di queste associazioni di far cadere anche quelle ultime restrizioni poste a tutela del nascituro.
Di fatto, esse chiedono al Parlamento europeo che venga fatta una risoluzione atta a garantire “che lo standard dei diritti umani correlati all’accesso dell’aborto sicuro e legale siano rispettati da tutti gli Stati membri”. Si tratta della strategia preparata e utilizzata anche dai Commissari Ue per rigettare l’Iniziativa Popolare Europea “Uno di Noi” a difesa dell’embrione umano, firmata da quasi due milioni di persone in tutti i Paesi dell’Unione. Firme che hanno testimoniato il parere dei cittadini su questo tema, di cui le lobby abortiste hanno paura.</p>
Nel testo che accompagna la petizione si aggiunge poi un’analisi di alcuni Paesi (tra i quali è citata persino l’Italia) in cui l’aborto è considerato “restrittivo”. Si fa riferimento anche a un disegno di legge discusso in primavera nel Parlamento lituano sulla “Protezione della vita durante la fase prenatale”, definito dai promotori della petizione un attentato finalizzato “a regolare la morale pubblica sulla pelle dei diritti delle donne alla privacy, alla salute e alla vita”.
Secondo i promotori della petizione pro aborto “sia la Corte dei diritti umani che i trattati delle Nazioni Unite hanno scoperto che le leggi restrittive sull’aborto possono costituire un trattamento inumano e degradante”. Di qui la battaglia per l’aborto libero – sempre, ovunque, comunque e dovunque – poiché “l’effettivo godimento dei diritti umani – si legge – e in particolare del diritto alla vita” dipendono esclusivamente dal safe and legal abortion.