La famiglia: per i giovani italiani è "pilastro fondamentale"

È quanto emerge dal Rapporto Giovani, l’indagine curata dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con Ipsos

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Il 70 % dei giovani italiani considera la famiglia un pilastro essenziale della propria vita, in particolare il 67% (molto d’accordo e abbastanza d’accordo) la ritiene fondata sul matrimonio. Il nucleo familiare rappresenta un punto di riferimento stabile e affidabile al quale fare riferimento in situazioni di difficoltà: di fronte ad un futuro incerto la famiglia d’origine rappresenta una fondamentale certezza.  

La volontà di costruire una famiglia con figli rimane alta (94% favorevole), seppur poi nel tempo tenda progressivamente al ribasso per le difficoltà incontrate nel percorso di transizione alla vita adulta. In particolare meno del 15% degli intervistati considera ideale una famiglia con un solo figlio o nessuno. Considerevole è la quota di chi, potendo, vorrebbe avere più di due figli che raccoglie il 40% dei giovani.

È quanto emerge dal Rapporto Giovani, l’indagine curata dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con Ipsos e il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, diffusa in occasione del prossimo Sinodo della Famiglia. La rilevazione è stata condotta su un campione di 1727 giovani di età 19-30 anni.

Solo un under 25 su tre progetta di sposarsi entro i prossimi 3 anni. Ma una buona parte di questi davanti alle difficoltà si trova poi a posticipare ulteriormente. La maggioranza di chi ha tra i 25 e i 30 anni non risulta ancora aver formato una propria famiglia (il 60% vive ancora coni genitori). Ancora meno sono gli under 25 che prevedono di avere un figlio entro i prossimi 3 anni (circa il 18%). Difficilmente oramai prima dei 25 anni i giovani italiani riescono a realizzare scelte importanti per la loro vita.

La famiglia di origine resiste come forza principale di aiuto, ma le relazioni non sono sempre facili e a farne le spese è soprattutto la figura paterna. Il 32% dei giovani, infatti, denuncia il fatto che non esista una perfetta comunicazione con il proprio padre soprattutto a causa del fatto che le proprie ragioni poco o nulla vengono considerate. La figura paterna ha perso, infatti, rilevanza nella vita dei giovani, che al contrario confermano e consolidano il legame privilegiato con la madre.  La mamma è indicata come principale riferimento dal 32,9% dei giovani ed è seguita dalla figura dell’amico/a (24,6%). Il padre è solo in quarta posizione (9,2%) preceduto dal partner (14,4%).

Nell’ambito delle relazioni familiari e sociali per il 21,4% dei giovani è centrale la necessità di essere ascoltati senza essere giudicati, mentre per il 16.6% che siano capiti realmente i problemi facendo comprendere gli sbagli, per il 9.8% che si riesca a trasmettere serenità ed entusiasmo per la vita.

“La grande maggioranza dei giovani ha tra i propri progetti di realizzazione di vita una famiglia di due figli o più – dichiara il prof. Alessandro Rosina, fra i coordinatori del Rapporto Giovani -. Questo dato conferma ulteriormente come la bassa fecondità italiana non sia una questione di desideri e progetti ma di possibilità di realizzarli con il sostegno e le politiche adatte”.

Le persistenti difficoltà – aggiunge Rosina – che i giovani trovano nel conquistare una propria autonomia, nell’inserirsi nel mercato del lavoro e nel percorso di entrata piena nella vita adulta, “hanno fatto aumentare ulteriormente la domanda di aiuto e supporto nei confronti della famiglia di origine”. D’altro canto molti genitori, in un contesto socio-economico sfavorevole per le nuove generazioni, cercano di compensare come possono e a volte eccedendo nella funzione protettiva rischiando di incentivare l’insicurezza anziché promuovere l’intraprendenza. “La famiglia e le strette relazioni familiari diventano quindi, in molti casi, un luogo nel quale rinchiudersi e difendersi dai rischi esterni anziché la rampa di lancio che proietta verso nuovi orizzonti”, conclude Rosina. 

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ZENIT Staff

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