L’intero testo di legge ora all’esame del Senato sul divorzio breve, il quale ridurrebbe da tre anni a uno il periodo di separazione che legittima la domanda di divorzio (a 6 mesi se consensuale), potrebbe essere “travasato” nel decreto sulla giustizia civile al fine di abbreviarne i tempi di discussione e approvazione, come presentato in commissione Giustizia al Senato dal capogruppo del Pd Giuseppe Lumia.
In tal modo il progetto di attuare un “divorzio breve” (talmente breve da rappresentare un record in tutta l’Unione europea) si troverebbe nella stessa norma che prevede il cosiddetto “divorzio fai-da-te”, secondo il quale – se c’è accordo tra i coniugi, non ci sono figli minori o disabili, in assenza di controversie patrimoniali – sancisce che il divorzio può essere formalizzato da un avvocato o da un ufficiale di stato civile, senza così passare per un Tribunale.
Tuttavia, a margine di un vertice di maggioranza avvenuto ieri negli uffici del Governo di Montecitorio (a cui hanno partecipato il ministro della Giustizia Andrea Orlando, il suo vice Enrico Costa, i capigruppo nelle commissioni Giustizia dei partiti di maggioranza e Maurizio Sacconi, capogruppo al Senato di Nuovo Centrodestra), si è deciso che l’intento di “travasare” nel decreto giustizia anche la legge sul divorzio breve non rappresenta la linea ufficiale dell’Esecutivo. Di qui la necessità di una discussione più attenta su alcuni punti delle proposte modifiche dell’attuale normativa sul divorzio.
Discussione più attenta che invoca in particolare il Nuovo Centrodestra, come testimoniano le parole di Carlo Giovanardi, che di Ncd è capogruppo in commissione Giustizia in Senato. “Come Nuovo Centro Destra insistiamo nella richiesta al Governo di stralciare dal Decreto Legge sulla Giustizia civile gli articoli 6 e 12 che riguardano il sì cosiddetto divorzio ‘fai da te””, dice Giovanardi.
“L’articolo 12 – spiega – consente lo scioglimento del matrimonio, su dichiarazione congiunta dei coniugi all’ufficiale di stato civile, in teoria anche 24 ore dopo la celebrazione dello stesso, con una sorta di ‘ravvedimento operoso’ difficilmente comprensibile per l’istituto matrimoniale così come scolpito nella nostra Costituzione. L’articolo 6, se si insisterà nel non voler far omologare da un giudice separazione e divorzio negoziato dagli avvocati con i due coniugi, consentirà egualmente l’immediato divorzio dopo la separazione, senza nessun limite temporale per mediazioni o conciliazioni, in tutti i casi previsti dall’art. 3 della legge sul divorzio (condanne passate in giudicato per fatti commessi in precedenza, mancata consumazione, reati estinti ecc.) sulle quali nel testo attuale non è possibile nessuna verifica di legalità”.
Secondo Giovanardi, dunque, “si tratta di un enorme pasticcio che mette a rischio le altre norme condivise del decreto legge, tenuto conto, fra l’altro, che la commissione Giustizia del Senato ha già in fase di avanzata discussione le norme sul cosiddetto divorzio breve che richiedono una equilibrata riflessione sulla rivisitazione di tutta questa materia”.