Card. Parolin: "Nell'Ottocento Scalabrini trovò la ricetta per le politiche migratorie"

Si è tenuta ieri, presso l’Università Urbaniana di Roma, la presentazione del libro ‘La famiglia scalabriniana, migrante con i migranti’, alla quale ha partecipato anche il segretario di Stato vaticano

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La ricetta per affrontare le politiche migratorie della globalizzazione? L’aveva già trovata, nell’Ottocento, monsignor Giovanni Battista Scalabrini, fondatore della famiglia Scalabriniana. Lo ha sottolineato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato di Papa Francesco, durante la presentazione del libro La famiglia scalabriniana, migrante con i migranti, scritto dal giornalista Nicola Gori. L’appuntamento è stato organizzato nell’Auditorium Giovanni Paolo II dell’Università Urbaniana di Roma. “Scalabrini – ha spiegato – vedeva l’immigrazione come un diritto naturale della persona e di come ci sia libertà di emigrare ma non di fare emigrare.

Contrapponeva le emigrazioni pacifiche al colonialismo di conquista e insisteva sul suo valore culturale e profetico dell’immigrazione per un mondo più umano e solidale. Il suo approccio era inedito per un ecclesiastico del diciannovesimo secolo. Una delle sue più grandi intuizioni fu che i migranti devono mantenere il proprio contatto con la propria cultura di origine. In quanto credente, sacerdote e vescovo il punto di partenza era il rapporto tra la nazionalità – che oggi chiameremmo identità culturale – e la conservazione della fede”.

Scalabrini “presentò proposte concrete e realizzabili allo Stato italiano – ha aggiunto – con l’obiettivo di gestire la migrazione – Era un vescovo attento, sensibile e studioso dei fenomeni sociali”. Per il cardinale Velasio de Paolis (presidente emerito della Prefettura degli Affari Economici), invece, “ha saputo leggere il fenomeno delle emigrazioni in profondità della storia umana che si svolge nel disegno divino della salvezza, orientando la storia stessa al compimento del suo progetto di amore. E’ un progetto al quale la Chiesa non può esserne estranea – ha detto – La famiglia scalabriniana è la sola istituzione di assistenza pastorale che sia riuscita a sopravvivere e a svilupparsi dal secondo dopoguerra e nella nuova stagione migratoria della globalizzazione”.

“Nuovi compiti attendono la famiglia scalabriniana, ora multietnica e multiculturale. Oggi è chiamata a sostituire l’attenzione all’etnia migratoria alla centralità del migrante. C’è un quadro più ampio, sociale e culturale, che raccoglie l’eredità del suo carisma per fare nuovi e attuali quadri di riferimento per seguirne i contesti sociali e mondiali”. A presentare il lavoro di Nicola Gori – una fotografia sulla famiglia scalabriniana, sulle sue origini e sul suo impegno nel mondo, ci ha pensato il vicedirettore dell’Osservatore Romano “Papa Francesco, quasi prendendo l’eredità di Scalabrini, ha fatto grandi gesti a sostegno delle questioni dei migranti. Il lavoro del nostro giornalista Nicola Gori manifesta chiaramente tutto ciò che è il linguaggio conciliare e il rinnovamento della Chiesa, che è comunque dal titolo. Lo si vede già dal titolo ‘la famiglia scalabriniana’”, ha spiegato.

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ZENIT Staff

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