Trenta bambini sono morti ieri in un doppio attentato kamikaze in una scuola di Homs, in Siria. Luogo del massacro èAkrama, quartiere a maggioranza alauita – la confessione a cui appartiene quasi tutta la dirigenza siriana -, dove hanno perso la vita 39 persone, che si vanno ad aggiungere alle circa 200mila morti provocate in questi ultimi tre anni di guerra civile.
Mentre Ban Ki-Moon, Segretario generale Onu, condanna come “atti di estrema depravazione” gli attentati avvenuti ad Homs, nel paese proseguono senza sosta i combattimenti da parte della coalizione internazionale contro lo Stato Islamico. Anche in Iraq, raid aerei americani si sono abbattuti nei giorni scorsi sulle città di Mosul e Haditha.
Ormai è difficile contare i morti tra attacchi armati e atti terroristici. Proprio nei giorni scorsi si è diffusa la notizia di nuove decapitazioni per mano dei jihadisti, avvenute nel nord della Siria, dove i miliziani hanno ucciso sette combattenti curdi e, per la prima volta, tre donne, anch’esse combattenti peshmerga.
I terroristi, poi, hanno assediato la città di Kobane, in Turchia, pesantemente bombardata in questi giorni. Il governo turco ha deciso di colpire in Siria e in Iraq, ma aspetta il via libera del Parlamento a partecipare ad azioni contro gli obiettivi dell’Isis. Il premier Erdogan ha intanto autorizzato il transito di 10mila soldati che fanno parte della coalizione anti-Stato islamico diretti in Siria e Iraq .
Infine proseguono serrati gli attacchi della Gran Bretagna: 22 in 24 ore. Tornado britannici hanno colpito per la prima volta obiettivi dei terroristi, nel nord del Paese, in appoggio all’avanzata dei peshmerga curdi, più forti che nel nord siriano. Gli assalti inglesi vogliono essere una risposta anche alle continue minacce del califfo al Baghdadi diffuse attraverso il reporter britannico John Cantlie, ancora ostaggio dei jihadisti. Due giorni in un nuovo video il giornalista veniva ripreso mentre definiva prevedibile la strategia di Obama e perdenti i raid aerei che – diceva -non avrebbero messo al sicuro l’Occidente.
La paura ora – come ipotizzato dal ministro degli interni britannico Theresa May – è di una minaccia nucleare da parte dell’Isis se mai dovesse entrare in possesso dell’arsenale di Damasco.