Il professor Stefano Zamagni, economista e consulente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, presente al Congresso del dicastero pontificio a Roma, ha spiegato a ZENIT il contributo di papa Francesco sulla Dottrina Sociale della Chiesa, rammaricandosi che alcuni “noti strumentalizzatori” vogliano applicarla come se fosse un modello e non un paradigma.
Qual è il contributo di Papa Francisco Dottrina sociale della Chiesa?
Il grande merito di papa Francesco è di aver trasferito il discorso della Dottrina Sociale della Chiesa – che è sempre la stessa e non può essere diversamente, a livello di principi – a livello delle masse. Mentre in precedenza era un tema che rimaneva più su un livello culturale e scientifico, e quindi oggetto di attenzione da parte delle persone colte, oggi è un discorso veicolato a livello di base ed entra subito nell’orecchio degli imprenditori, dei manager, dei lavoratori, ecc.
Come si può definire la filosofia di papa Francesco?
La filosofia di Papa Francesco è quella del realismo storico. Il Papa afferma che la Dottrina sociale della Chiesa è un paradigma, non un modello. Purtroppo gli strumentalizzatori cercano di interpretarla come se fosse un modello. E dicono: “Il Papa, nel dire questo, intende che quel modello va vietato, che quel modello va rivisto”. Non è così, il Papa non scende sul piano dei modelli, ma dei paradigmi.
Può spiegarci in cosa consiste un paradigma?
Paradigma significa “sguardo sulla realtà” e su questo ritengo che la sua opera lascerà un segno, perché, una volta per tutte, farà chiarezza sul fatto che il cristianesimo è una religione universale, non una religione etnica, che si adegua e si interpreta con specifico riferimento ad una certa realtà, ma può incarnarsi in qualsiasi contesto. Direi che un segno concreto di questo è come sta cambiando la composizione organica dei membri della curia, che sta diventando sempre più internazionale che in passato.
Ha accennato a un terzo punto…
Il terzo punto richiama l’attenzione sul fatto che non basta intervenire sui meccanismi di distribuzione della ricchezza ma anche sui meccanismi di produzione di ricchezza. Perché se io intervengo solo post factum, dopo che il reddito è stato ottenuto per cercare di renderlo più equo, oggi questo non è più sufficiente. Oggi l’economia è diventata globale. Bisogna, quindi, intervenire nel momento in cui la ricchezza viene prodotta secondo criteri di giustizia e di equità.
Qualcuno ha addirittura detto che il Papa ha affermato che il capitalismo è “intrinsecamente perverso”…
Queste sono le discussioni che fanno quelli che pensano che il Papa voglia attaccare un modello piuttosto che un altro, quando in realtà al Papa interessa far valere un paradigma che è quello dell’antropologia cristiana.
Il Papa, però, insiste sempre sulla solidarietà…
La solidarietà è uno dei quattro pilastri della Dottrina Sociale della Chiesa: la centralità della persona; la solidarietà; la sussidiarietà; il bene comune. Quindi non dice nulla di nuovo, la novità è il fatto di applicarla alla realtà attuale.
E chi lo “tira per la giacca”?
È chiaro che sono i soliti strumentalizzatori!