Morire di speranza

La Comunità di Sant’Egidio promuove una veglia di preghiera per le vittime del naufragio del 3 ottobre 2013

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A un anno del tragico naufragio davanti a Lampedusa, dove persero la vita 366 persone, donne, uomini e bambini, la Comunità di Sant’Egidio promuove insieme Centro Astalli, Caritas Italiana, Fondazione Migrantes, Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Comunità Papa Giovanni XXIII, ACLI, Arcidiocesi di Agrigento, la Veglia di preghiera Morire di Speranza, in memoria di quanti hanno perso la vita nel naufragio del 3 ottobre 2013

Durante l’anno trascorso la Comunità di Sant’Egidio insieme ad alcuni sopravvissuti  ha ricostruito l’identità di quanti hanno perso la vita. I nomi di tutti gli scomparsi verranno tutti ricordati durante la preghiera

Due grandi fotografie sotto l’altare ricorderanno il salvataggio di una persona in mare e molti dei volti delle persone morte nel naufragio del 3 ottobre 2013. 

La Preghiera sarà presieduta dal Cardinale Antonio Maria Vegliò presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti. Saranno presenti, tra gli altri, l’arcivescovo di Agrigento Mons. Francesco Montenegro, presidente di Migrantes, il pastore  valdese Maria Bonafede, Mons Marco Gnavi della Comunità di Sant’Egidio, un prete ortodosso eritreo ed altri rappresentanti delle associazioni organizzatrici.

Alla Preghiera parteciperanno molti superstiti eritrei e parenti degli scomparsi.

La preghiera Morire di Speranza è ormai una tradizione della Comunità di Sant’Egidio che da oltre dieci anni la organizza per fare memoria di tutti coloro che muoiono durante i viaggi verso l’Europa. Quest’anno fa tappa a Lampedusa per rendere memoria e affidare al Signore i nomi e le storie di coloro che sono morti nei viaggi della speranza.

La Preghiera oltre a ricordate i nomi di coloro che hanno perso la vita nel naufragio è un momento di compassione che chiede all’Europa tutta di sostare e ritrovare le radici e i valori di una rinnovata accoglienza per evitare che il Mediterraneo continui ad essere un cimitero.

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ZENIT Staff

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