Pubblichiamo oggi la seconda parte dell'intervista con il cardinale Francesco Monterisi, arciprete emerito di San Paolo fuori le mura. La prima parte è stata pubblicata ieri, sabato 20 aprile.
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Perché San Paolo fu sepolto qui?
Card. Monterisi: San Paolo è stato martirizzato alle Tre Fontane, nella zona detta “Acque Salvie”. La sua salma fu portata al cimitero più vicino che era quello ai margini della via Ostiense, dove ancora oggi si possono visitare alcune poche tombe antiche. Con accurati studi storici e scientifici, gli esperti hanno individuato con molta precisione che qui c’è la tomba di San Paolo.
Come mai?
Card. Monterisi: La prima chiesa, costruita da Costantino attorno al 330-335, partiva dall’abside attuale e giungeva fino alla tomba di San Paolo. Il suo ingresso era quindi sulla via Ostiense, dalla parte opposta all’attuale. Parliamo quindi di pochi anni dopo la libertà concessa al cristianesimo. In quel momento, l’afflusso del pellegrini alla tomba di Paolo fu tale, che nel 380 ai tre imperatori dell’epoca (Teodosio, Onorio e Valentiniano) apparve necessario procedere alla costruzione di una molto più grande, delle dimensioni di quella attuale. La tomba di San Paolo fu mantenuta intatta, allo stesso posto, ma fu sollevata al livello di tale seconda basilica.
Al tempo di papa Leone Magno, l’Imperatrice Galla Placida fece edificare l’arco che sta sopra l’altare della tomba, verso l’anno 440. Si attribuisce allo stesso Leone Magno l’iniziativa di collocare sulle pareti della Basilica i primi “medaglioni” con le figure dei primi Pontefici, a cominciare da San Pietro.
Che danni procurò l’incendio del 1823?
Card. Monterisi: L’incendio del 1823 non danneggiò il mosaico dell’abside, datato attorno al 1200. I mosaicisti e gli artigiani che hanno composto il mosaico provengono da Venezia. Vi sono raffigurati Cristo, i Santi Pietro, Paolo, Luca ed Andrea. Ai piedi del Cristo c’è la figura, in piccolo, di papa di Onorio III. L’incendio del 1823 non distrusse nemmeno l’arco dell’anno 440.
Ora papa Francesco viene e prende possesso delle basiliche. È sempre così?
Card. Monterisi: Trattandosi di una “Basilica Papale” è congruo che vi sia una sua “presa di possesso” da parte di ogni Pontefice, Non ricordo se tutti i Papi recenti abbiano preso “possesso” come papa Francesco. Tutti i Pontefici vengono a celebrare la Festa della Conversione di San Paolo, il 25 gennaio di ciascun anno, per la celebrazione conclusiva della Settimana di preghiere per l’Unità della Chiesa.n Il papa emerito Benedetto XVI, inoltre, è venuto a San Paolo per l’Anno Paolino e il 28 giugno per i vespri, anche se poi, per motivi di salute non è potuto ritornare negli ultimi due anni.
Che impressione ha avuto, anche se non più arciprete, vedendo il papa che veniva a San Paolo?
Card. Monterisi: Ho provato soprattutto una grande emozione, anche perché da poco si era svolto il Conclave che lo aveva eletto e a cui avevo partecipato. Era impressionante notare l’attenzione della gente alle parole che il papa pronunciava. Il senso di gioia e di festa dei fedeli al vedere il papa era molto toccante. Mi ha impressionato molto l’attenzione e la devozione molto sentita del Papa durante l’intera celebrazione ma soprattutto alla consacrazione e alla comunione. Fin dall’inizio ho pensato che Papa Francesco imitava con intensità l’amore che San Paolo aveva per Cristo.
Qual è il carisma che la impressiona di più di papa Francesco?
Card. Monterisi: La mia impressione è che Francesco ha una profondità spirituale molto intensa, molto sentita, ha nel cuore un grande amore per Cristo; allo stesso tempo sottolineerei il suo donarsi agli altri, il suo mettersi al livello degli altri, il suo essere vicino alla gente nel senso spirituale. Le sue espressioni caratteristiche sono divenute ben note, come quella in cui ha detto che “nella Chiesa ogni Pastore deve odorare di pecora”, per indicare il suo “essere in mezzo alla gente”.
Cosa considera più importante, le riforme che farà papa Francesco vorrà fare o il fervore che lui sta risvegliando?
Card. Monterisi: La salvezza delle anime è lo scopo di tutta l’attività della Chiesa. La Curia e le altre Istituzioni sono uno strumento che deve essere il più agile possibile, in mano al Papa ed ai vescovi, per far raggiungere Cristo fino ai confini del mondo. Papa Francesco insisterà molto, come vediamo ora, su Dio che ama l’uomo, che è misericordioso e perdona e che è disposto ad aprire le braccia. Si sono registrate in questo periodo non soltanto tante confessioni ma anche conversioni di persone che hanno visto una Chiesa accogliente. Papa Francesco mostra di avere un passo che va nel più profondo del cuore.