Vi è una diffusa identificazione tra cattolicesimo e sacramenti tale da definire i credenti impegnati nella vita ecclesiale come «praticanti», sottintendendo che siano persone che praticano la vita sacramentale della Chiesa.
Oltre all’identificazione della figura del cattolico tipo con chi frequenta la vita sacramentale, vi è anche un’associazione diretta tra il professarsi più o meno cattolici e l’abitudine sociale di non perdere gli appuntamenti sacramentali fondamentali: il battesimo, la prima comunione, la cresima, il matrimonio in chiesa («perché è più bello» o «per i parenti»). Malgrado l’erosione provocata nella statistica dei praticanti dal secolarismo, la Chiesa rimane per tanti un punto di riferimento per via dei sacramenti. Hanno relativamente poca fortuna altre iniziative che fioriscono nelle comunità come la lectio divina, la formazione permanente degli adulti, i campi estivi, i centri d’ascolto… Le eccezioni ci sono, ma rimangono appunto delle eccezioni.
Vanno in controtendenza due sacramenti: la penitenza e l’unzione degli infermi. Secondo Angelo Maffeis, questi due sacramenti si trovano «in ombra nella pratica pastorale e, prima ancora, nella coscienza dei fedeli». Nel suo libro Penitenza e unzione dei malati, Maffeis spiega che tale marginalità è dovuta certamente alla natura propria dei due sacramenti. Essi «dispiegano infatti la loro efficacia in momenti ‘critici’ della vita cristiana, quando essa si trova minacciata e colpita dal peccato e dalla malattia». È naturale, allora, che siano per loro natura un po’ all’ombra, giacché la loro azione è rivolta al lato oscuro dell’esistenza umana e religiosa.
Le ragioni immanenti appena enunciate non esauriscono però la diagnosi della crisi dei due sacramenti. Vi sono componenti sociali e culturali che contribuiscono all’emarginazione attuale della penitenza e dell’unzione degli infermi. Tali componenti si dispiegano in tendenze varie che si riassumono in quanto elenca Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica Reconciliatio et paenitentia (1985) riguardo al sacramento della penitenza: «l’oscuramento della coscienza morale e religiosa, l’attenuazione del senso del peccato, il travisamento del concetto di pentimento, la scarsa tensione verso una vita autenticamente cristiana; dall’altro lato, la mentalità, talora diffusa, che si possa ottenere il perdono direttamente da Dio anche in maniera ordinaria, senza accostarsi al sacramento della riconciliazione, e l’abitudine di una pratica sacramentale priva talora di fervore e di vera spontaneità, originata forse da una considerazione errata e deviante degli effetti dei sacramenti».
Se gli elementi appena elencati riguardano maggiormente la confessione, l’ignoranza imperante sulla natura e sul senso dei due sacramenti è certamente un fattore comune. Da qui l’importanza del libro di Angelo Maffeis edito dalla Queriniana, quale volume nono del Nuovo corso di teologia sistematica.
Lo sforzo di Maffeis in questa opera si orienta primariamente a comprendere il significato di ognuno dei due sacramenti alla luce della fede e della tradizione, a partire dai fondamenti scritturistici fino agli ultimi sviluppi. L’approfondimento storico-teologico è accompagnato dalla debita attenzione alle quali questi due sacramenti in particolare offrono la risposta della fede.
Il libro Penitenza e unzione dei malati è rivolto primariamente all’attività didattica e offre alla fine di ogni capitolo temi per lo studio e bibliografia per l’approfondimento. Ma la chiarezza e la sistematicità dell’esposizione rende il volume un ottimo sussidio anche per chi desidera, senza una particolare preparazione teologica, conoscere e approfondire la storia e la natura dei due sacramenti in questione.
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Il libro è disponibile sul seguente link:
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