1. La Risurrezione: la Vita ha vinto la morte
Cur Deus homo? Perché Dio si è fatto uomo?
Nel corso dei secoli sono state date fondamentalmente due risposte: una che fa riferimento alla gloria di Dio e l’altra alla salvezza dell’uomo, la prima specifica di Duns Scoto e l’altra di San Tommaso d’Aquino.
Il Credo afferma che Gesù Cristo si è incarnato, come sostenuto da San Tommaso, per la nostra salvezza: “Per noi uomini e per la nostra salvezza – dice il simbolo di fede – discese dal cielo, si è incarnato per opera dello Spirito Santo da Maria Vergine e si è fatto uomo”1.
Da che cosa il Figlio di Dio ha salvato l’umanità?
Melitone di Sardi, in una omelia sulla Pasqua, dà questa risposta: “[…] ci salvò dalla schiavitù del demonio come dalla mano del Faraone. Contrassegnò le nostre anime con il proprio Spirito e le membra del nostro corpo con il suo sangue”2.
Gesù Cristo ci ha salvati dalla schiavitù del demonio, il quale ci dominava per la paura che avevamo della morte. E’ scritto infatti nella Lettera agli Ebrei che il Signore ha ridotto “all’impotenza colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita”3.
San Paolo, in questa lettera, parla della morte dell’anima di colui che è incapace di uscire da se stesso e, vivendo prigioniero delle proprie passioni, è impossibilitato ad amare il suo prossimo, a morire per l’altro come ha fatto il Figlio di Dio per noi.
Da questa morte ontologica l’umanità è liberata nel giorno di Pasqua con la Risurrezione di Gesù Cristo, come canta la liturgia bizantina: « Cristo è risuscitato dai morti. Con la sua morte ha vinto la morte, ai morti ha dato la vita »4.
Il Signore libera dalla morte tutti coloro che si affidano a Lui, perché “prese su di sé la morte che trovò in noi – afferma sant’Agostino – e così assicurò quella vita che da noi non può venire”5.
Con la sua risurrezione Gesù Cristo ha distrutto le opere di morte del diavolo, portando a compimento la sua missione salvifica, poiché, come è scritto nella prima lettera di san Giovanni: «Per questo è stato manifestato il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo»6.
La gioia pasquale è caratterizzata propriamente dal fatto che il cristiano sperimenta nel proprio essere il passaggio dalla morte alla vita, perché il Signore “coprì di confusione la morte e gettò nel pianto il diavolo, come Mosè il Faraone”7.
Nel giorno di Pasqua si fa quindi memoria della vittoria della Vita, cioè di Gesù Cristo, sulla morte e della sconfitta di satana.
2. Satana: simbolo del male?
La sconfitta di satana, e la liberazione dell’umanità redenta dal suo regno di morte, non sarebbe ovviamente avvenuta se il diavolo non esistesse realmente, ma fosse soltanto un simbolo per indicare il male. Questa ultima tesi è però sostenuta da buona parte dei teologi protestanti e cattolici, il cui pensiero ha contagiato e contagia le menti di molti laici ed ecclesiastici.
Molti oggi sottoscriverebbero queste affermazioni del teologo protestante Bultmann:
“Non ci si può servire della luce elettrica e della radio, o far ricorso in caso di malattia ai moderni ritrovati medici e clinici, e nello stesso tempo credere nel mondo degli spiriti […] propostoci dal Nuovo Testamento”8.
Gran parte dei teologi “progressisti” condivide il modo di pensare dell’uomo secolarizzato, secondo il quale la scienza e la tecnica hanno dissolto i miti del passato, perché consentono di spiegare e dominare la realtà senza dovere ricorrere a entità non appartenenti al mondo della natura.
Il teologo cattolico Kolthgasser scrive in proposito:
“L’uomo con la sua ‘ragione’ diventa facilmente ‘misura di tutte le cose’; e tutto ciò che non passa per il filtro della sua ‘ ragione pratica o scientifica’ difficilmente lo accetta. Si sente padrone del suo destino e prova perciò o indifferenza o scetticismo di fronte al ‘mitico’ o al ‘religioso’ , al ‘misterioso’, al ‘transempirico’, al ‘trascendente’. E’ portato, di conseguenza, a ‘denumizzare’, ‘demitizzare’, ‘desacralizzare’ radicalmente e spietatamente […].”9.
All’interno di questo modo di interpretare la realtà, si comprendono i tentativi attuati dai teologi per demistificare false rappresentazioni del male, mostrando come satana sia una raffigurazione immaginifica nata nella mente dell’uomo dell’antichità, il quale non viveva il suo rapporto con il mondo filtrato dalla scienza e dalla tecnica, come avviene per lo più oggi.
Scrive il teologo protestante Gogarten:
“Le cose con le quali l’uomo antico entra in contatto, nonché le relazioni e i rapporti nei quali vive, non sono per lui – come sono invece per noi – di una dimensione puramente oggettiva, cioè non sono nel loro comportamento e nelle loro relazioni note e calcolabili; egli non ha a che fare soltanto con questo stato di cose, ma in esso ha a che fare con delle potenze demoniache misteriose e non-calcolabili. Ad ogni passo, l’uomo antico sta sotto il loro influsso e il loro potere. […] Questo uomo non ha ancora cognizione dell’autonomia e dell’indipendenza interiore con cui l’uomo moderno sta di fronte al mondo e alle cose che vi si trovano”.
(La seconda parte sarà pubblicata sabato 6 aprile)
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NOTE
1 Credo di Nicea-Costantinopoli.
2 Melitone di Sardi, Omelia sulla Pasqua, SC 123, 95-101.
3 Eb 2, 14-15
4 E’ scritto nel Catechismo della Chiesa Cattolica: ” « Noi vi annunziamo la Buona Novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta, poiché Dio l’ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù » (At 13,32-33). La risurrezione di Gesù è la verità culminante della nostra fede in Cristo, creduta e vissuta come verità centrale dalla prima comunità cristiana, trasmessa come fondamentale dalla Tradizione, stabilita dai documenti del Nuovo Testamento, predicata come parte essenziale del mistero pasquale insieme con la croce: « Cristo è risuscitato dai morti. Con la sua morte ha vinto la morte, ai morti ha dato la vita »”. CCC, 638 .
5 Sant’ Agostino, Discorsi, PLS 2, 545-546
6 1 Gv 3,8
7 Melitone di Sardi, Omelia sulla Pasqua, cit.
8 R. Bultmann, Nuovo Testamento e mitologia. Il manifesto della dimitizzazione, saggio introduttivo di I. Mancini, Queriniana, Brescia 1973, IV ed., p.110.
9 A. M. Kothgasser, Il diavolo: mito o realtà?, in A. Amato (a cura di), Temi teologici pastorali, LAS, Roma 1977, p. 145.