"Mancarsi" di Diego De Silva

Le recisioni affettive intorno a un bistrot

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Da molte settimane è presente nelle classifiche dei libri più venduti l’ultima opera dello scrittore napoletano Diego De Silva (1) intitolata Mancarsi, edita da Einaudi (pagg. 98, € 10).

Questo breve romanzo permette al lettore di seguire le parallele storie d’amore (ma non solo) di Nicola e Irene nelle sliding doors di un bistrot prima di arrivare ad incrociare, forse, le rispettive esistenze.

Mancarsi può essere inteso come impossibilità nel raggiungersi, nel toccarsi, ma si potrebbe dire anche come assenza, come ciò che c’era e ora non c’è più e degli effetti che questo vuoto comporta.

Le rispettive storie d’amore spezzate di Nicola e Irene fanno interrogare il lettore su tutti quei piccoli gesti che possono essere premonitori di una recisione affettiva, così ben narrati dall’autore. [- Che hai? – le aveva chiesto lui fermando addirittura il cucchiaio a due dita dalla bocca. – Niente, – aveva risposto Irene. E gli aveva carezzato il dorso della mano, il gesto che fanno le donne quando vanno via per non tornare più.]

Il desiderio inappagato di paternità di Nicola che perde improvvisamente anche la propria compagna Licia e la banale infedeltà di Irene, imperdonabile ai suoi stessi occhi, si sostanziano in un senso di solitudine che le rispettive abitazioni consegnano, come un “non luogo” estraneo rispetto invece al tavolo, lo stesso tavolo, di un bistrot dove entrambi ritrovano il senso pieno di se stessi di fronte ad un poster di Buster Keaton.

I due nuclei familiari che implodono non riuscendo a creare una prospettiva anche per un’assenza dell’idea di maternità così da far diventare famiglia la coppia, trovano una semplice e solidale vicinanza nel barman ucraino del bistrot Pavel, timida e affettuosa presenza che consente di rivivere un clima familiare.

Ma è soprattutto l’idea di libertà, quella che Da Silva esplicita in maniera originale, quando racconta di come Nicola, dopo la perdita della propria compagna, vuole riempire anche di vuoto le proprie giornate per essere assoluto padrone della libertà, oppure nel racconto di una donna che dopo la perdita del marito completa ogni attimo della propria esistenza come contrappasso di quando era sposa e solo a lui completamente dedita.

Le recisioni affettive, siano esse di un matrimonio andato in frantumi o di una vita spezzata dalla morte, sono narrate attraverso quei tanti dettagli che ognuno può ritrovare nei singoli gesti quotidiani e che trovano egregiamente sintesi in quella considerazione “Siamo piuttosto ignoranti in materia d’infelicità, soprattutto della nostra”.

NOTE

(1) Diego De Silva è nato a Napoli nel 1964, nel 2007 con Non avevo capito niente è stato finalista al Premio Strega, opera che ha come protagonista “l’avvocato d’insuccesso” Vincenzo Malinconico.

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Antonio D'Angiò

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