Il grande e potente Oz

L’importanza di credere nella bontà e nel sacrificio

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Oscar Diggs si guadagna da vivere facendo il mago nelle fiere di paese con il nome di Oz, ma sogna un futuro di grandezza, almeno fino a quando un tornado lo scaglia in un magico paese che porta il suo stesso nome, Oz, un regno meraviglioso dove viene scambiato per il grande mago destinato a salvare tutti dalla strega malvagia. Tra creature fatate, avventure e illusioni, Oscar dovrà dare prova di essere più di un semplice illusionista da fiera…

La cosa migliore del film è l’impiego intelligente del 3D che per il resto, nonostante la performance energetica ed ironica del protagonista James Franco e un trio di comprimarie di livello (Williams, Weisz e Kunis nei panni delle tre streghe), procede sui binari sicuri di un racconto abbastanza prevedibile.

Adattamento degli scritti di L. Frank Baum, la pellicola di Sam Raimi evita lo scontro diretto con l’inarrivabile precedente hollywoodiano preferendo raccontare il mondo di Oz prima dell’arrivo di Dorothy e concentrandosi sulla figura di quel che diventerà il mago più famoso della letteratura, puntando a un classico racconto di redenzione in cui un antieroe imbroglione impara a mettere le sue abilità al servizio di una causa più grande.

Il regista padroneggia con sicurezza il 3D, che dà il meglio di sé quando lo schermo prende colore al passaggio nella terra di Oz (prima il Kansas desolato in cui Oscar vede troppi brav’uomini e nessuna grandezza è rappresentato in bianco e nero, con formato e scenografia d’epoca) e le meraviglie di flora e fauna si proiettando davanti agli occhi del protagonista (e dello spettatore) con straordinaria vivacità, reinventando un immaginario che, per via letteraria o cinematografica, è familiare a gran parte del pubblico.

Ed è in effetti la cosa migliore del film che per il resto, nonostante la performance energetica ed ironica del protagonista James Franco e un trio di comprimarie di livello (Williams, Weisz e Kunis nei panni delle tre streghe), procede sui binari sicuri (ma non esaltanti) di un racconto abbastanza scontato, in cui svolte e colpi di scena sono in realtà piuttosto prevedibili e l’approfondimento psicologico dei personaggi si limita a un unico tema. Oscar/Oz, infatti, dichiara fin da subito il suo “dilemma”: essere un grand’uomo piuttosto che un brav’uomo…e di lì saranno fin troppi a ripetergli che la grandezza che crede di ottenere con l’imbroglio potrebbe non bastargli e che l’importante è credere (ma soprattutto fa credere) per realizzare ciò che sembra impossibile.

Il film, in definitiva, non vuole nemmeno essere più complesso di così, né si cura di andare a fondo alla mitologia su cui la vicenda è basata; la situazione del regno di Oz e del suo buon popolo è a dir poco confusa in fatto di convinzioni generali su chi sia buono e chi no, nonché sulla possibilità di spostarsi da un luogo a un altro in spazi che a quanto sembra sono assai limitati – poche ore di cammino sulla mitica strada di mattoni gialli.

È probabile che domande come queste nascano più nel pubblico adulto (che forse anche dalle favole cinematografiche si aspetterebbe una maggiore profondità e complessità almeno a livello di psicologie) che in quello dei più giovani, che invece si godranno il racconto lineare e oggettivamente brillante che Raimi e i suoi hanno costruito, con l’attenzione a lasciare aperta la porta a un sequel che i buoni incassi Usa già fanno prevedere.

Il pregio maggiore del film sta nell’aver sfruttato al meglio la specificità di un’epoca, l’inizio del Novecento, in cui le novità scientifiche (il cinematografo, ma anche della semplice colla, o dei fuochi artificiali) potevano facilmente passare per magia (il sogno di Oscar è non a caso di diventare una sintesi di Houdini ed Edison…) e che in un mondo come Oz (in cui l’illusione – della bontà così come della malvagità- sembrano essere essenziali) diventano l’arma segreta di un falso mago che diventa vero “salvatore” del popolo.

Il discorso sull’importanza del credere (anche quando la cosa in cui si crede non è vera) ha una sua ambiguità di fondo che il riscatto morale del protagonista (la cui grandezza si rivela essere nella bontà e nel sacrificio) non elimina, soprattutto in un’epoca come la nostra che al rischio ragionevole della Fede sembra preferire la quieta accettazione di una menzogna a fin di bene…

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Titolo Originale: Oz: The Great and Powerful
Paese: USA
Anno: 2013
Regia: Sam Raimi
Sceneggiatura: Mitchell Kapner, David Lindsay-Abaire
Produzione: ROTH FILMS, WALT DISNEY PICTURES
Durata: 130
Interpreti: James Franco, Mila Kunis, Rachel Weisz, Michelle Williams

Per ogni approfondimento: http://www.familycinematv.it/

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Luisa Cotta Ramosino

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