La Basilica di Santa Prassede possiede l’entrata principale che si apre sulla facciata in via di San Martino ai Monti, ma non viene particolarmente usata se non in occasioni speciali. Ne consegue che l’entrata maggiormente usata è quella situata lungo il fianco destro dell’edificio in via di Santa Prassede. Questa anomalia è dovuta al fatto che la facciata principale non è direttamente visibile dalla strada, visto che si trova situata all’interno di un cortile delimitato da edifici abitativi che idealmente ricostruiscono il quadriportico che l’edificio possedeva fin dall’epoca paleocristiana. La facciata è raggiungibile percorrendo una scalinata in discesa e un protiro originale (piccolo portico facente parte del portale d’accesso) sorretto da due colonne di spoglio e sormontato da una graziosa loggia che contribuisce a formare un avancorpo introduttivo all’intero complesso.
La cortina muraria della facciata principale è interamente realizzata con l’impiego di laterizi, sulla cui superficie, oltre all’ingresso, si aprono tre grandi finestre ad arco, mentre il portale è in stile barocco con architrave, cornice e timpano in marmo.
L’interno della basilica è uno dei più interessanti finora analizzati, rappresentando uno dei pochi esempi di estesa decorazione musiva presente a Roma. L’impostazione è a tre navate scandite da colonne e pilastri che sorreggono archi del XIII secolo. L’area ‘presbiteriale’ invece ha subito alcuni rifacimenti, il più importante dei quali è attribuito al cardinale Ludovico Pico della Mirandola eseguito tra il 1728 ed il 1734. I lavori di scavo permisero di riportare alla luce molte delle reliquie che un tempo erano state posizionate al di sotto dell’Altare Maggiore. Nell’occasione venne realizzata la balaustra divisoria tre rampe di scale pertinenti al presbiterio e alla cripta, il ciborio, e gli stalli lignei del coro. I lavori portarono notevoli mutamenti all’impostazione iniziale di Pasquale I. Innanzitutto l’aspetto dell’abside muta con la collocazione di un quadro che campeggia al centro (opera di Domenico Maria Muratori e raffigurante Santa Prassede che raccoglie il sangue dei martiri) e visibile all’interno dallo spazio del ciborio, che nel frattempo è divenuto elemento centrale del presbiterio e di fatto ne ostruisce la visione del mosaico dell’abside, quasi annullandone la profondità. Nonostante questo è impossibile non notale lo splendido ciclo musivo che riempie gran parte delle pareti interne dell’edificio, realizzato nel IX secolo al tempo del rifacimento di papa Pasquale I presso il catino e l’arco absidale, nonché l’arco trionfale.
La decorazione del catino absidale si divide in due parti. Nella parte superiore campeggia al centro l’immagine del Cristo stante con aureola, circondato da nuvole stilizzate. Il Cristo ha la mano destra alzata per mostrare i segni del martirio della crocifissione, mentre la mano sinistra stringe un rotolo di pergamena. Al di sopra dell’immagine del Salvatore è visibile la mano del Padre, che emerge tra le nuvole e porge sul capo del Figlio la corona della Gloria. Ai lati di Gesù sono state collocate le figure di San Pietro, Santa Pudenziana e un diacono alla Sua sinistra, mentre alla Sua destra si distinguono le figure di San Paolo, Santa Prassede e di papa Pasquale I. Quest’ultimo è curiosamente rappresentato con l’aureola quadrata che veniva realizzata a simboleggiare che il personaggio era ancora in vita, mentre tra le mani possiede un modellino della basilica e lo sta offrendo a Gesù. L’intera scena è chiusa ai lati da due palme, simboleggianti un luogo paradisiaco e l’immagine su quella di sinistra di una fenice, simbolo di nascita, morte e risurrezione. La presenza del fiume Giordano divide idealmente questa scena con la successiva, identificato grazie alla dicitura ‘Iordanes’.
Nel registro inferiore sono rappresentati tredici agnelli, al centro dei quali l’agnello che identifica il Cristo, posto in cima ad un piccolo colle da cui sgorgano i quattro fiumi del paradiso. Le due file degli agnelli guardano verso il Cristo e si identificano con i dodici apostoli, circondati dalle rappresentazioni di due città simbolo dell’origine della cristianità: Betlemme a sinistra e Gerusalemme a destra. La parte inferiore del catino absidale è chiusa dall’iscrizione fatta apporre da papa Pasquale I, con la quale il pontefice, mediante la realizzazione del complesso e la protezione delle reliquie dei martiri, si augura di poter essere accolto in paradiso.
(La prima parte è stata pubblicata sabato 9 marzo)
* Paolo Lorizzo è laureato in Studi Orientali e specializzato in Egittologia presso l’Università degli Studi di Roma de ‘La Sapienza’. Esercita la professione di archeologo.